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«Toscana amianto-free… "grazie" a Cava Fornace». Montignoso protesta

Questa mattina l'Open day organizzato da Programma Ambiente. Gli ambientalisti: «Dateci le autorizzazioni»

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Era una montagna da cui è stata estratta calce fino a svuotarla. Oggi è una discarica gestita da Programma Ambiente Apuane Spa che accoglie vari materiali, anche eternit, lo scorso anno è stato calcolato che al suo interno ci sono quasi 200mila tonnellate di amianto. “Siamo di fronte ad una discarica costruita con criteri moderni (…) in grado di ritirare tutto l’amianto presente sul territorio della Regione Toscana e collaborare così a rendere amianto-free la nostra regione”. A scriverlo è il cda di Programma Ambiente. La cosa non rallegra diversi cittadini, molti dei quali abitano nelle vicinanze della discarica. Fuori dal sito, questa mattina, si è tenuta l’ennesima protesta del comitato anti discarica, sostenuto da Legambiente, Italia Nostra e dal consigliere comunale del Movimento 5 Stelle, Paolo Lenzetti. Un gruppo di persone che chiedono il riesame dell’autorizzazione integrata ambientale, l’installazione di una centralina per il monitoraggio dell’amianto disperso nell’aria e controlli più stringenti all’interno del sito da parte di Arpat. I manifestanti sono accorsi in occasione dell’Open Day organizzato dal gestore, che attraverso una nota scrive: “La discarica – dice il presidente Enrico Giardi – è stata visitata negli ultimi anni dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul traffico di rifiuti e dalla Commissione regionale sulle discariche, e in entrambi i casi non vi sono state segnalazioni negative. Un dato questo che ci conforta. Attualmente è in corso un incidente probatorio, finalizzato a verificare se la discarica ha inquinato matrici ambientali. Tutti gli studi da noi effettuati e le analisi minuziose effettuate nel tempo garantiscono in tal senso. Attendiamo pertanto, fiduciosi di un buon esito del procedimento”. E aggiunge: “L’Open Day “ rappresenta un momento che, mi preme sottolinearlo, si conferma l’ennesimo atto di trasparenza e di forte desiderio di dialogo col territorio, non solo con le istituzioni ma con i cittadini tutti. Nel più completo rispetto non solo delle regole ma di tutte le opinioni, tenendo da parte nostra la barra ferma sull’attinenza ai dati e alle analisi degli organi preposti. Così come è ferma la nostra volontà di proseguire nell’opera che siamo titolati a svolgere, altrettanto netta è la nostra intenzione di aprire le porte della struttura ogni volta che sarà possibile, senza alcun pregiudizio”.

È volontà del gestore, che opera per conto di Alia S.p.a., società totalmente a partecipazione pubblica che si occupa di servizi ambientali in Toscana, riempire la discarica fino in fondo. Tempo previsto per portare a compimento l’opera: 10 anni. «Una volta colmato il sito – spiega il responsabile Gianpaolo Nadalini – prevediamo la piantumazione di molti alberi in modo tale da creare un parco che si colleghi a quello del lago di Porta».

Da qui a dieci anni, però, ci sono tante cose da valutare. Anzitutto legate al modo in cui oggi i rifiuti vengono stoccati, attraverso, cioè, delle geombrane che li isolano dal terreno su cui poggiano. Materiali dalla «garanzia molto elevata». Ma quanto elevata? «Dieci anni di garanzia», spiega Nadalini. E dopo? Trascorsi i dieci anni, che ne sarà di quella montagna, oggi mezza piena di rifiuti? «C’è chi in passato ha fatto dei controlli alle geomembrane causando dei danni, perché se io inizio a scavare in quest’area, o non arrivo alla membrana, o la taglio. Causando la dispersione del percolato. Per trent’anni deve essere garantita la gestione post mortem del sito, che consiste nell’aspirare tutto il percolato. A mio avviso in un paio di anni non ce ne sarà più. Però per trent’anni esiste l’obbligo dell’azienda di occuparsi dello smaltimento dei liquami. Lei mi potrà dire, e se un’azienda fallisce? Esiste una fideiussione, nel momento in cui l’azienda fallisse la Regione subentrerebbe e attingerebbe a quella garanzia per occuparsi del post mortem della discarica».

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