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Falsi incidenti, il pm Conforti: «È solo la punta dell’iceberg». Ecco come agivano

«L'operazione più complessa che abbia mai coordinato in venti anni di lavoro». Il colonnello Marchi: «Una collettività intera ha subìto per le malefatte di pochi». Una truffa da 3 milioni, 17 arrestati e 130 indagati

«Tutto questo è solo la punta dell’iceberg». Non ha dubbi Alessandra Conforti, pubblico ministero, che ha coordinato le indagini dell’operazione “Il botto”, svolte da carabinieri e polizia e che hanno portato all’arresto di 17 persone (4 in carcere, 13 ai domiciliari) e all’iscrizione nel registro degli indagati di circa 130.

Il pubblico ministero Alessandra Conforti

Tutto questo per aver commesso, secondo gli inquirenti, 159 reati per l’organizzazione di oltre cento di falsi incidenti. Come ha spiegato Conforti, le 4 persone in carcere sono i capi delle due associazioni a delinquere sgominate che operavano in provincia di Massa-Carrara. Tra gli arrestati medici (anche radiologi del Noa), avvocati, consulenti, un agente di polizia municipale di Massa e un investigatore privato che avrebbe dovuto tutelare le compagnie assicurative frodate. Le varie truffe sono state quantificate in circa 3 milioni di euro.

I risultati dell’operazione, andata avanti quattro anni, sono stati presentati in conferenza stampa dal procuratore capo, Aldo Giubilaro, il pm Conforti, il comandante del Nucleo dei carabinieri di Massa Tiziano Marchi e il capo della squadra mobile della polizia, Antonio Dulvi Corcione. «È l’operazione più complessa che abbia mai coordinato in vent’anni di lavoro» ha sottolineato la dottoressa Conforti

COME AGIVANO
Ma come agivano? Come si svolgeva la truffa tipo? «L’avvocato – ha spiegato Conforti – trovava i compiacenti per organizzare un incidente falso, i quali, magari, anni prima avevano subìto delle lesioni che potevano essere utili per trarci un “refertino” di comodo dal medico complice. Qui poteva intervenire anche un investigatore privato, il quale avrebbe dovuto lavorare per la compagnia assicurativa ma che non svolgeva il suo lavoro con fedeltà. Insomma, venivano coinvolti tutti i soggetti utili per confezionare l’incidente falso, compresi testimoni falsi. Tra i molti indagati, non a caso, sono presenti testimoni».

Dalle intercettazioni telefoniche emerge come dalle due associazioni venisse organizzata una vera messa in scena con tanto di ambulanze, radiografie e, come ha detto uno dei truffatori, «sceneggiate alla Mario Merola» (come si può ascoltare dal video allegato).

«Il tutto – ha spiegato Giubilaro – è partito da piccole segnalazioni da parte delle compagnie assicurative che avevano riscontrato delle anomalie. Grazie alla competenza e alla tenacia della dottoressa Conforti, all’impegno, alla pazienza e ai sacrifici di carabinieri e polizia di Stato, l’indagine è andata avanti alla grande. Basti pensare che il giudice per le indagini preliminari Ermanno De Mattia ha scritto 1200 pagine che confermano quanto sostenuto dall’accusa».

«Non è stato semplice condurre l’indagine – ha affermato il colonnello Marchi – dal momento che gli ambienti dei liberi professionisti sono per loro natura ermetici. Quello che ci si è aperto davanti è un quadro devastante che coinvolge soggetti al di sopra di ogni sospetto. E purtroppo di questo ne hanno risentito tutti gli abitanti della provincia che stipulano polizze assicurative. Una collettività intera ha subìto per le malefatte di pochi». «Ci siamo meravigliati della capacità criminale di questi soggetti – ha aggiunto Corcione – che riuscivano a mettere d’accordo più persone».