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Minacce ai dipendenti, così rapinavano banche senza armi: preso il capobanda foto

Si tratta di un quarantenne italiano incensurato che, insieme a tre complici, rubò 81mila euro alla filiale della Carige del Cinquale (Montignoso). Operazione portata a termine dalla polizia di Stato

Era una banda di ladri che, con forti e puntuali pressioni psicologiche, riusciva a portare a termine le sue rapine in diverse banche del nord Italia, senza mai utilizzare armi. La squadra mobile della polizia di Stato ha arrestato il capobanda dopo due anni di indagini serrate.

Il rapinatore capobanda che salta il bancone della filiale Carige del Cinquale

Una delle rapine era avvenuta quasi due anni fa, il 24 novembre 2016, alla Carige del Cinquale nel comune di Montignoso. Il bottino fu piuttosto cospicuo: la banda, composta da quattro uomini, riuscì a rubare 81mila euro, dopo aver sequestrato per oltre un’ora la direttrice della filiale e altre tre impiegate.

Il colpo prese avvio intorno alle 15.50, quando il capobanda, un siciliano quarantenne incensurato, fece ingresso nell’istituto a volto scoperto, come un normale cliente. Dopo pochi secondi fece un balzo oltre il bancone, immobilizzando l’addetta e dando così il la ai suoi tre complici entrati in azione a volto travisato da passamontagna.

Il modus operandi era sempre lo stesso: i quattro agivano senza l’utilizzo di armi ma attraverso lo “strumento” della minaccia verbale nei confronti dei dipendenti dietro la quale c’era un dettagliato lavoro di giorni e giorni di raccolta di informazioni circa la vita dei bancari e delle loro famiglie.

«Per quanto riguarda il colpo portato a segno al Cinquale – ha spiegato il capo della squadra mobile di Massa Antonio Corcione – i rapinatori avevano già iniziato due settimane prima a pedinare gli addetti della Carige e a raccogliere informazioni molto puntuali su di loro e sulle loro abitudini».

L’utilizzo della parola e della pressione psicologica sui dipendenti diventava quindi un grimaldello molto potente che riusciva, attraverso la minaccia e l’intimidazione verbale, a scardinare le loro resistenze, inducendoli senza troppa fatica a cedere alle richieste dei rapinatori.

Operando in questo modo sono riusciti a prelevare 81mila euro, ma il colpo poteva essere molto più cospicuo nel caso in cui i quattro fossero riusciti a mettere le mani sulla cassaforte del bancomat, la cui apertura non è avvenuta perché la direttrice della banca, andando in panico, si era completamente dimenticata il codice di sicurezza per la sua apertura. I rapinatori hanno così lasciato la banca intorno alle 17.05, un’ora e un quarto dopo il loro ingresso. E anche questo è un elemento che differisce dalla “classica” rapina che solitamente avviene in 5-10 minuti.

«Le nostre indagini sono iniziate subito – ha affermato Corcione – ma non sono state facili dal momento che partivamo con quasi nessun elemento. Le uniche due informazioni che avevamo erano il volto di un soggetto senza alcun precedente e l’impronta di una scarpa, con segni evidenti e particolari. Fondamentale il ruolo svolto in questo senso dalla polizia scientifica».

Dall’incrocio delle banche dati delle questure di altri territori italiani colpiti dal commando, soprattutto del nord Italia e anche della vicina provincia della Spezia, la polizia di Stato è così riuscita a risalire al capobanda, un 40enne originario di Catania, arrestato pochi giorni fa a Cremona. Sugli altri tre le indagini stanno andando avanti serrate per poterli il prima possibile assicurare alla giustizia.