«La "buona morte" di Davide è stata un conforto per sua mamma» foto
Mina Welby, in tribunale a Massa con Marco Cappato, ha raccontato come arrivò la richiesta di aiuto da parte di Trentini e il suo rapporto con la famiglia
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«Lo rifarei. Lo sento come un dovere verso il cittadino». Sono le parole di Mina Welby, arrivata in tribunale a Massa insieme a Marco Cappato per la prima udienza del processo sulla morte per eutanasia di Davide Trentini. Udienza rinviata al prossimo 12 novembre.
«Trentini mi aveva scritto via mail – ha raccontato Welby ai giornalisti – Lui voleva terminare la sua sofferenza. Aveva dolori terribili non arginabili né con la cannabis né con la morfina». Una situazione che ha portato, come risaputo, all’ultimo viaggio in Svizzera di Davide Trentini dove, a 53 anni, ha trovato quella che la stessa madre di Trentini ha definito una “buona morte”. «Siamo rimasti in contatto con la mamma di Davide – ha proseguito Mina Welby – una donna meravigliosa e stupenda. Lei si dedica alla famiglia e ai nipoti e la sua fortuna è questa. Che il figlio abbia avuto questa “buona morte”, come dice lei, penso che per lei questo sia un conforto».
«Ci siamo autodenunciati, abbiamo fatto il nostro dovere e l’abbiamo fatto su richiesta di Davide in modo pubblico, assumendoci tutte le nostre responsabilità» ha aggiunto Marco Cappato. «La speranza – ha proseguito – è che nel nostro paese le persone in condizioni di sofferenza insopportabile e di malattia irreversibile possano essere aiutate anche a interrompere la propria sofferenza e la propria vita senza che chi li aiuta venga esposto al rischio di una condanna fino a 12 anni di carcere».