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Lavello discarica a cielo aperto, alla Partaccia una diga di rifiuti

Nel fosso è stato gettato di tutto: un frigorifero, borse, una bombola del gas

Così il Lavello si trasforma in una discarica a cielo aperto. Lo spettacolo che ieri si presentava in Partaccia, all’altezza delle roulotte di via delle Pinete, ha dell’incredibile. I salsicciotti che sono stati inseriti in questo punto per drenare eventuali materiali di scarico hanno consentito la formazione di una vera e propria diga di rifiuti, a seguito delle forti piogge dei giorni passati. Ieri mattina l’ammasso di ciarpame ha assunto proporzioni mastodontiche, arrivando a includere un frigo rotto, tre persiane, una bombola del gas, una borsa termica, nonché frammenti di poliuretano espanso. In questo punto le sponde del fosso sembrano rialzate.

“I salsicciotti sono qui da un paio di mesi – dichiara Corrado Parisi, residente in zona – ma in questo lasso di tempo non ho mai visto qualcuno che pulisse. È da tempo che qui non vengono nemmeno effettuate disinfestazioni, e noi siamo invasi dalle zanzare.” Intorno a questa sorta di diga si addensano dei liquami nerastri che emettono bollicine. Risalendo gradualmente il corso del fiume, sulla sponda di Massa troviamo altri rifiuti, inclusa una valigia, evidentemente rubata, il cui contenuto è stato sparso in giro. Ma è a all’altezza del campo nomadi, che sorge invece sul territorio di Carrara che il corso del Lavello ha avuto un restringimento per l’ammassamento di detriti. Lungo il corso della ferrovia, sempre su territorio carrarese, si trova del materiale edile accatastato, residui di demolizione edile, scarti di giardinaggio.

Ad accompagnarci qui è Paola Del Freo che risiede in zona, sul territorio di Marina di Massa. “A quest’altezza il Lavello è invaso dai liquami. Il tanfo per chi risiede nei dintorni del depuratore è insopportabile. Spesso c’è odore molto forte di ammoniaca.” Nel pomeriggio, intorno alle 17, l’odore è molto intenso, ma la signora Del Freo assicura che di notte è anche peggiore. Tant’è che Elena Bianchi, una sua vicina, ha dovuto portare sua figlia al Noa con urgenza: “I medici mi hanno detto che molto probabilmente le cause del suo malessere erano da legarsi a questo tanfo terribile. Dal Lavello viene fuori di tutto, inclusi i topi. I miei figli non possono convivere con me perché non resistono a questo odore terribile.”

A queste voci si uniscono quella di Flavio Franciosi e Lara Benfatto, ex consiglieri dei cittadini: “È incredibile come in quest’area non vengano fatti dei carotaggi. Qui Farmoplant e altre aziende chimiche in passato possono aver scaricato di tutto. Il Lavello nel suo tratto finale ha acque biancastre al mattino che cambiano colore nel corso della giornata: il mio suggerimento è che l’Arpat inserisca un macchinario che monitori lo stato delle acque al più presto. Il consorzio di bonifica, che ha competenza sulla pulizia dei fossi, non dovrebbe iniziare a pulire a settembre, quando iniziano le piogge, ma prima: oggi i residenti sono esposti anche al rischio di esondazione. A maggior ragione ora che i rifiuti fanno “tappo”.