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Ancora una morìa di pesci nel Lavello

Dopo un anno il fenomeno è accaduto di nuovo. Denuncia del presidente del Consiglio di Massa Benedetti ai carabinieri del Noe di Firenze

Una nuova morìa di pesci nel fosso Lavello al confine tra i comuni di Massa e Carrara. A denunciare questo fatto il presidente del Consiglio comunale massese Stefano Benedetti che questa mattina ha effettuato un sopralluogo in zona insieme ad alcun residenti della zona. Un anno fa la stessa cosa accadde. Da accertare se questo sia dovuto all’esigua ossigenazione delle acque per il clima torrido di questi giorni o, e sarebbe molto preoccupante, a malfunzionamenti del vicino depuratore o addirittura ad avvelenamento.

«In riferimento al mio esposto presentato in data 14 settembre 2017 – ha scritto Benedetti in un esposto inviato al comandante dei carabinieri del Noe di Firenze – devo purtroppo denunciare nuovamente lo stesso fenomeno dello scorso anno con una morìa di pesci preceduta e seguita dalla presenza in acqua di grosse quantità di materiale maleodorante che, presumibilmente, può essere assimilato ad escrementi mescolati con saponi e detersivi. Durante il sopralluogo da me effettuato questa mattina insieme ad alcuni residenti che mi hanno interpellato, ho notato all’interno del vecchio depuratore gestito dalla Società Gaia, delle grosse quantità di fanghi che emettono lo stesso odore dei miasmi che fuoriescono dal fosso Lavello. Nel contempo abbiamo avuto la possibilità di fotografare pesci morti circondati da melma e altre sostanze di colore verde e grigio. Come si può notare dalle foto i colori, soprattutto il marrone scuro, mettono in evidenza sostanze presenti nell’acqua che poco hanno a che vedere con la vegetazione della zona o del fiume, ma tanto con i materiali che entrano nel depuratore provenienti dalle fognature. Non voglio trarre delle conclusioni affrettate, ma è evidente che il depuratore non riesce a contenere le quantità che arrivano dalla Marina, oggi piena di turisti. Ma non solo. La mancata ossigenazione dei liquami genera molto probabilmente quantità troppo alte di ammoniaca con le conseguenze che oggi sono sotto gli occhi di tutti. D’altronde l’Arpat in questi ultimi anni ha notificato molte sanzioni a Gaia Spa per l’inquinamento accertato alla foce di Lavello, si parla di centinaia di migliaia di euro. Per quanto sopra – conclude Benedetti – la invito ad intervenire immediatamente per accertare la grave situazione ed eventualmente per individuare il tipo di inquinamento e quindi i responsabili di tale siffatto fenomeno che danneggia la nostra comunità e il comparto turistico».