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Risolto il "giallo" del materiale spiaggiato: è un rifiuto urbano

Gli accertamenti eseguiti da Arpat hanno permesso di classificarlo. Va smaltito in discarica

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Risolto il mistero del materiale giallo spiaggiato: non si tratta di sostanze tossiche, ma pur sempre di rifiuti che andranno smaltiti. Il fenomeno ha interessato il litorale apuano e in particolare Poveromo ma anche l’intera costa della Toscana: dopo aver infestato la costa a nord dell’Isola d’Elba, nei giorni scorsi i materiali si sono depositati anche in vari punti di quella grossetana. Probabilmente per via del comportamento doloso da parte di navi.

“Le ulteriori determinazioni analitiche effettuate dal laboratorio Arpat – si legge nella nota – hanno permesso di escludere la presenza di contaminanti organici (Ipa), inorganici (metalli e metalli pesanti) e la tossicità (test di tossicità acuta e con batteri luminescenti) nei materiali esaminati; tale da escluderne la classificazione come rifiuti pericolosi”.

“In relazione alla pericolosità ambientale, su cui Arpat si era già espressa – scrive l’agenzia – si sottolinea che tale affermazione è ricavabile dalla visione delle schede di sicurezza di materiali similari (cere paraffiniche e cere idrocarburiche) redatte ai sensi del regolamento della comunità europea n. 1272 del 16 dicembre 2008 relativo alla classificazione, all’etichettatura e all’imballaggio delle sostanze e delle miscele (Clp), che non lo classifica tra le sostanze/preparati pericolosi.”

Di conseguenza, per il corretto smaltimento dei materiali, ai sensi di quanto previsto dal testo unico ambientale il materiale spiaggiato dev’essere considerato come rifiuto urbano in quanto abbandonato in area pubblica (demaniale). Il problema va risolto con un’azione di rimozione e corretto smaltimento dei materiali. Purtroppo, quelli ancora presente in mare avranno probabilmente un periodo di lunga permanenza per le caratteristiche chimiche possedute (non reattività ad altri componenti, buona reattività).

“Va sottolineato come questi episodi, presumibilmente dovuti a comportamenti dolosi da parte di navi, anche se non hanno determinato – in questo caso – gravi impatti sull’ambiente e rischi per la salute umana, sono da stigmatizzare, in quanto contribuiscono ad aggravare la situazione delle acque marine, già interessate dalle note problematiche di presenza diffusa di plastica e microplastiche. Si auspica perciò che le autorità competenti possano, individuare e sanzionare i responsabili,” conclude il comunicato.

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