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Comitato Cava Fornace all’assessora Monni: «Falso che discarica privata non rientra in competenza regionale»

«La Regione non è un ente estraneo che assiste passivamente, ma è parte attiva nella valutazione del progetto e sugli impatti che questo ha e avrà sul nostro territorio».

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MONTIGNOSO – “Quanto detto dall’assessora regionale Monia Monni durante l’incontro avvenuto a Carrara sul nuovo Piano regionale di Economia Circolare, dopo l’intervento di alcuni esponenti del Comitato per la chiusura di Cava Fornace ci lascia ancora una volta amareggiati” intervengono i cittadini del comitato dopo la visita dell’assessora da Firenze.

“Non corrisponde al vero che una discarica privata sia fuori dalle competenze della Regione – precisa il comitato -, tant’è che il progetto di completamento del sito di Cava Fornace da quota 43  a quota 98 metri sul livello del mari presentato dal gestore è oggetto di Paur. L’assessora Monni dovrebbe sapere che il Paur è il provvedimento autorizzatorio unico regionale, introdotto nel Testo Unico Ambientale con il d.lgs. 104/2017. Il PAUR si propone l’obiettivo di compendiare all’interno di un unico provvedimento i vari titoli autorizzativi necessari lo svolgimento di attività con potenziali impatti ambientali. La Regione sul futuro di Cava Fornace non è un ente estraneo che assiste passivamente, ma è parte attiva nella valutazione del progetto e sugli impatti che questo ha e avrà sul nostro territorio. E vogliamo ricordare all’assessora Monni – aggiunge il Comitato per la chiusura di Cava Fornace – che pare non avere ben presente il contesto: il gestore Programma Ambiente Apuane spa è società soggetta a controllo e coordinamento da parte di ALIA SERVIZI AMBIENTALI spa. Forse Monni ignora che Alia, la prima Multiutility toscana dei servizi pubblici locali, fa capo ai Comuni delle province di Firenze, Prato e Pistoia? Parlare quindi di soggetti privati fa sorridere, così come le precisazioni di Monni sul controllo puntuale e su come sia necessario instaurare un percorso partecipativo. Dopo i risultati delle verifiche Arpat fatte a maggio 2023 – proseguono i cittadini ricordando le analisi chimiche effettuate – che hanno rilevato sforamenti nei piezometri di controllo di manganese, triclorometano, arsenico ci saremmo aspettati, visto che tutti sono preoccupati e tutti parlano di controlli, che sarebbero state richieste e fatte immediatamente nuove analisi per definire la situazione degli inquinanti. Invece ancora nulla. Dov’è il controllo di cui parla Monni? E sulla partecipazione – sottolineano i cittadini ricordano l’esito della inchiesta svolta di recente -, dopo l’Inchiesta Pubblica che si è chiusa a gennaio con contestazioni sui metodi, ricusazioni da parte del Comitato e delle associazioni del territorio e ricorso al TAR da parte dei Comuni di Pietrasanta, Forte dei Marmi e Massa, sembra che la Regione non abbia ben chiaro come dovrebbe essere attivato un reale percorso partecipativo”.

“Da anni chiediamo a Monni di incontrarci, ma le nostre richieste vengono puntualmente ignorate – accusano i cittadini che quindi elencano una serie di domande che vorrebbero rivolgere all’assessora-. Noi vorremmo portare l’assessora sugli argini del Lago di Porta, qui  la discarica è ben visibile, imponente e qui si può capire  davvero quanto sia vicina all’area protetta, un ecosistema così fragile, che già da tempo evidenzia pesanti trasformazioni nel paesaggio, sulla flora e sulla fauna del luogo, come molti frequentatori denunciano quotidianamente. Vorremmo chiedere dei 19 camini apparsi in discarica qualche tempo fa  di cui attendiamo analisi sui fumi. Vorremmo capire la tenuta delle geo membrane, la gestione del percolato, la valutazione della tenuta del sito di fronte a eventi meteorologici estremi come purtroppo stanno sempre più frequentemente avvenendo. E soprattutto vorremmo  che ci spiegasse lei e i suoi tecnici perché nonostante il parere del Ministero dell’Ambiente e il parere dell’Università di Pisa per la quale il sito, carsico ricco di doline e inghiottitoi, è inidoneo ad ospitare una discarica, si dovrebbe autorizzare ancora il conferimento di rifiuti tra cui fanghi e amianto a Cava Fornace. Probabilmente a Firenze hanno altro a cui pensare”.

I cittadini del comitato commentano anche la recete notizia circa il progetto green sulla marmettola del gestore: “Con interesse in questi giorni abbiamo letto un intervento del gestore Programma Ambiente Apuane spa sul sostegno a progetti che porteranno al riciclo e riuso della marmettola creando prodotti e semilavorati per l’edilizia e per il design. Questi progetti sono in incubazione, con i primi risultati attivi tra qualche anno. E nel frattempo, ci viene da leggere tra le righe come la discarica sia necessaria e quindi debba essere autorizzata nel progetto in valutazione al Paur. Se il gestore è così attento al territorio e così collaborativo -chiedono i cittadini – perché si è opposto alle misurazioni delle quote di coltivazione che chiediamo da tempo sul versante Montignoso? Inoltre è notizia di qualche settimana fa che è pervenuta al Comune di Montignoso una richiesta da parte del gestore per il riavvio del procedimento di riesame della VIA, in attesa della conclusione del Paur. E’ necessaria la misurazione delle quote, ma la stessa politica locale, che come un mantra ripete che la discarica serve per superare l’emergenza marmettola, ignorando i rischi che la discarica comporta per il nostro territorio, tace”.

“Il sito di Cava Fornace – conclude il comitato – non può essere una discarica e quindi, tutte le  parole di Monni e di PAA sono superflue e fuori luogo. La discarica deve essere chiusa”.

 

 

 

 

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