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«Piove e i nostri fiumi si ‘imbiancano’ inquinandosi: le discariche di marmettola vanno rimosse»

«Vale ancora la pena che le amministrazioni autorizzino il continuo spezzettamento di quello che è un patrimonio dell'umanità e cioè le Alpi Apuane? In un'ottica di futuro il solo ripristino ambientale creerebbe lavoro per almeno altri cent'anni impiegando la stessa manodopera attiva nell'estrazione e nella lavorazione».

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MASSA-CARRARA – Le immagini sono eloquenti: i corsi dei torrenti che scendono dalle Apuane, in questi giorni di pioggia, tornano ad assumere tonalità lattiginose. Ma non sono buste di latte sversate lungo il Carrione e gli altri corsi d’acqua a regalare quel colore. Le foto che ritraggono le conseguenze delle discariche di residui di escavazione e lavorazione del marmo oppure peggio ancora, le conseguenze della vergognosa pratica di rilasciare nelle acque dei torrenti la marmettola e le terre inquinate dalla lavorazione di laboratori e cave, si rimbalzano sui social. “E’ la solita storia” commentano in tanti. “Sono state le prime piogge a causare ‘l’imbiancamento’ dei nostri fiumi, dal Versilia fino al Carrione, rendendo anche il Frigido con acque di un bel colore caffè latte – si fa sentire il Comitato della Biodiversità -. Senza tornare agli ultimi decenni del secolo scorso quando tanti parti del nostro territorio costituivano discariche di marmettola e i fiumi avevano  gli alvei impermeabilizzati, possiamo ancora affermare  che l’inquinamento da parte di questo materiale proveniente sia dalle cave che dai laboratori (con le dovute differenze di gestione) è ancora una questione da risolvere – puntano il dito gli ambientalisti –  E certamente non ha giocato a favore il periodo in cui i fanghi non venivano conferiti in discarica  (ricordiamo la questione Vanator per esempio). Purtroppo – sottolinea il Comitato -, secondo tanti politici e tanti imprenditori, la marmettola non sarebbe una sostanza ‘pericolosa’ per l’ambiente.  In realtà – avverte però il Comitato della Biodiversità -, si sta violando la normativa, poiché questa non riguarda solo le ‘sostanze pericolose’, ma anche le ‘sostanze solide sospese’ e le ‘sostanze in grado di determinare effettivi pregiudizi ambientali’ (quali sono l’intorbidamento delle acque superficiali e sotterranee). Oggi non basta la giustificazione che la marmettola che scende nei fiumi è il residuo dei decenni passati. E’ necessario un piano che preveda la sua completa  rimozione. Certo che, fino a quando si  continueranno ad autorizzare nuove cave, si dovranno costruire piste, rampe, piazzali, il tutto per  tagliare e distruggere le nostre montagne. Vale ancora la pena che le amministrazioni locali, regionali e nazionali autorizzino il continuo spezzettamento di quello che è un patrimonio dell’umanità e cioè le Alpi Apuane?” chiedono amaramente gli ambientalisti per poi concludere: “In un’ottica di futuro il solo ripristino ambientale creerebbe lavoro per almeno altri cent’anni impiegando la stessa manodopera ora attiva nel settore dell’estrazione e della lavorazione”.

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