LiguriaNews Genova24 Levante News Città della Spezia Voce Apuana TENews

Carrara, si scuote la piazza del 7 Luglio al grido di dolore: «Le combattenti curde scaricate»

Lo storico Daniele Canali intervenuto alla cerimonia di commemorazione: «Anch’io penso alle donne e agli uomini ucraini, ma penso anche alle madri russe e alle combattenti di Kobane che sono state scaricate, ma da quale idea di sinistra?! È la pace il nostro bene primario e nostro interesse. Dobbiamo scegliere tra la civiltà e una nuova barbarie che è ormai dentro di noi grazie a una informazione sbagliata. Penso a Julian Assange, giornalista che è stato incarcerato solo perché ha detto quello che avrebbe dovuto dire ogni giornalista»

Più informazioni su

CARRARA – Una cerimonia svoltasi in piazza delle Erbe con tutti i massimi vertici del territorio, sindaci della provincia, regione e provincia, oltre all’Anpi: per l’occasione dell’anniversario dell’insurrezione delle donne del VII luglio 1944, non sono mancati segnali politici importanti. Dopo Serena Arrighi e dopo gli interventi del presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo, del consigliere regionale Giacomo Bugliani e della provincia con la sindaca di Fosdinovo Camilla Bianchi,  a chiudere la cerimonia è stato lo storico locale nonché uno degli esponenti della “vecchia” retroguardia di sinistra carrarese Daniele Canali, con una vera e propria arringa. «Nella emozione della voce di Serena Arrighi si capisce l’impegno che metterà nell’amministrare Carrara-ha subito fatto notare il presidente Antonio Mazzeo che ha proseguito-è necessario un lavoro di memoria proprio oggi che sono venuti a mancare, per età, chi ha vissuto il nazifascismo, e le istituzioni devono fare la loro parte. La regione Toscana ha come simbolo il Pegaso alato, scelto proprio perché rappresenta il simbolo del Comitato Nazionale di Liberazione, questo perché la Toscana è stata e sarà dalla parte giusta della storia, come Pegaso che ha le zampe ben radicate nei suoi valori e nella sua terra e le ali per portarlo verso il futuro. Eppure-ha ricordato Mazzeo-a un paio di migliaia di km da qui c’è la guerra e ci sono uomini e donne che stanno resistendo contro l’aggressore. Quello che è accaduto il VII luglio ha cambiato la storia della Resistenza, quell’ordine, se eseguito, avrebbe creato un vuoto a Carrara e sarebbe venuto meno il supporto logistico ai partigiani combattenti: il gesto del VII luglio fu un atto di ribellione civile. Calamandrei disse che se si voleva conoscere la Costituzione-ha concluso Mazzeo- bisognava venire a visitare questi luoghi. In quella battaglia ci sono i valori fondanti della nostra regione e della nostra Costituzione». Gli fanno eco le parole di Camilla Bianchi: «Quell’ordine di evacuare  voleva sottrarre l’appoggio e il sostegno con derrate alimentari e il passaggio di messaggi ai partigiani sui monti-ha ripetuto la sindaca di Fosdinovo-svuotare Carrara significava indebolire la lotta partigiana e ordinarono lo sfollamento. Questo ricorda altri sfollati, alle porte dell’Europa » ha ricordato anche Bianchi.

«Oggi celebriamo la Resistenza, non solo come avvenimento storico ma anche come attitudine dell’anima che Carrara ha e che tutto il popolo dovrebbe avere-ha esortato Giacomo Bugliani-resistere significa sapersi schierare e in questo gesto c’è tutto l’orgoglio di appartenenza della comunità di Carrara e la capacità costruttiva della disobbedienza civile».

«Si tratta di uno dei più importanti episodi della Resistenza italiana, fatto di valori etici e morali e di emancipazione sociale e civile della donna-ha esordito Canali, immergendosi in un’appassionata arringa con finale a sorpresa e contestando l’analisi sull’attualità fatta dal presidente del Consiglio- io ho avuto la fortuna di conoscere alcune di quelle donne: le donne carraresi venivano qua, in piazza delle Erbe perché era il centro di approvvigionamento della città, qua lo scambio di informazioni, qua l’ira e la rabbia: era il cuore della città che si stava risvegliando da un lungo sonno mentre si accorgeva dell’inganno del fascismo, le cui squadracce avevano lasciato sul campo, tra il 1919 e il 1923, moltissimi morti. Ricordo la famiglia Lazzeri, per esempio, quando il fascista Amerigo Dumini, futuro assassino di Giacomo Matteotti, uccise il socialista Renato Lazzeri in via Carriona, accorso in aiuto alla sorella Clara, maltrattata perché portava in petto il garofano rosso. Nel frattempo accorreva la madre, uccisa anche lei a colpi di pistola. Ma c’è sempre stata nella storia una luce, che si chiama modernità e questo episodio del VII luglio è la cifra di una modernità poi irradiata: a Carrara infatti vennero e trovarono rifugio cittadini di Massa e dei paesi vicini, tanto che la città passò da 60.000 abitanti a 120.000». Lo storico si è poi addentrato nel racconto di quella giornata di quel VII luglio: «Tutto iniziò quando una notte-inizia il racconto- una mano anonima scrive sul muro dello stadio, la Fossa dei Leoni: “W la rivoluzione russa, W Stalin”. L’atto venne subito schedato e partì la ricerca del responsabile. Il regime pensava di aver spazzato via tutti gli oppositori, infatti dopo la crisi economica del 29 e i licenziamenti che ne seguirono, già nel 36 il regime pensava che tutto fosse finito. Ma non era così, tant’è che quando il 25 luglio del 1943 cade il fascismo, l’architetto istriano diventato antifascista, Alessandro Pagano, arrampicato su due tavoli messi in via Roma, tiene un discorso: verrà poi catturato e spedito in un campo di concentramento. La città era entrata in una sorda opposizione.  E queste donne furono la molla per fare scattare la Resistenza condivisa, che fino a quel momento era rimasta un fatto di pochi dispersi tra i monti, non c’era ancora l’eclatanza ma c’era l’idea che questi oppressori non potessero fare ciò che pareva a loro: con le bare dei primi soldati che tornavano a casa molti capirono la menzogna della grandeur fascista e fu così che alla notizia di quell’ordine di sfollamento, le donne del gruppo di difesa, buttarono all’aria i banchetti e iniziò l’insurrezione. In seguito quell’ordine venne riproposto ma venne sempre ignorato. Poi il 14 ci fu l’assalto alla caserma Brigate Nere. Agli alleati venne consegnata una città pulita». Daniele Canali ha poi concluso passando ai giorni nostri e allacciandosi all’intervento del presidente Mazzeo: «Anch’io penso alle donne e agli uomini ucraini, ma penso anche alle madri russe e alle combattenti di Kobane che sono state scaricate, ma da quale idea di sinistra?!-ha chiesto infervorandosi e riferendosi all’accordo tra Nato e Turchia per l’ingresso di Svezia e Finlandia che implicherà la possibilità di estradare i combattenti curdi ad Ankara-è la pace il nostro bene primario e nostro interesse-ha commentato sul finale- quanto chiedevano le donne del VII luglio era la pace, non  è la guerra la strada del mondo! Dobbiamo scegliere tra la civiltà e una nuova barbarie che è ormai dentro di noi grazie a una informazione sbagliata. Penso a Julian Assange-tira l’affondo Canali denunciando quanto sta accadendo al giornalista responsabile di aver rivelato segreti statunitensi scottanti su crimini di guerra e dal 2019 incarcerato in Uk con una richiesta di estradizione in Usa sul capo- giornalista che è stato incarcerato solo perché ha detto quello che avrebbe dovuto dire ogni giornalista ».

Prima di Canali, sottolineiamo, aveva parlato Nando Sanguinetti presidente provinciale dell’Anpi, il quale riportando la sua esperienza personale di quel VII luglio in cui  anche lui era in piazza assieme alla madre, ha annunciato: « Domani sarà a Carrara il presidente nazionale dell’Anpi Gianfranco Pagliaruolo per parlare del ruolo dell’Anpi: c’è bisogno di rinnovarsi».

Più informazioni su