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Strada di Colonnata, Nicolai (Grig): «Valutare la fattibilità del progetto»

CARRARA – Tra i progetti presentati dalle imprese lapidee in conformità all’articolo 21 compare anche un intervento “riparatore” sulla strada di Colonnata. E’ su questo che interviene Florida Nicolai, membro del GrIG Presidio Apuano. “La SAM – esordisce -Società Apuana Marmi, guida un consorzio di cavatori alla riconquista dell’alveo tombato di Colonnata, tratti a monte e a valle della Fossa dei Maggi, affluente del Carrione,“cancellato” dall’attuale strada comunale e che si trovava circa 7 metri al di sotto del livello carrabile odierno, accanto alla famosa e mai dimenticata ferrovia marmifera, nel tempo tombato dagli esercenti le cave del bacino estrattivo, non certo dai cittadini di Carrara. Il progetto prevede anche la costruzione di una diga, un invaso, per la trattenuta e il rilascio delle acque raccolte con un sistema di troppo pieno, per dirigerle nel Carrione in zona Tarnone. Bontà dei cavatori. Oggi, questi imprenditori, con la scusa dell’art. 21 del Regolamento che permette loro di avere ancora in uso le cave pubbliche – agro marmifero – senza gara per 25 anni, offrono alla comunità l’opera magna, cioè un intervento di adeguamento del tratto di strada, ai piedi di Gioia, che prevede la realizzazione di un canale scolmatore (?), per ragioni, dicono, di sicurezza e mitigazione del rischio idrogeologico. Il rischio idrogeologico – e la storia è testimone -, è dovuto ai milioni di metri cubi di detrito presenti al monte che questi imprenditori non portano a valle, cioè non smaltiscono: è sufficiente guardare verso il monte Gioia, dove ci sono interi versanti sabbiosi, oppure verso il monte Beneo, dove le discariche o ravaneti sembrano aver assunto la forma visiva delle piste da sci, riconoscibili anche da luoghi oltre regione. Queste discariche di detrito e sabbia sono impermeabili, con capacità di assorbimento saturo. Del resto – dicono ancora loro -, l’intervento è anche giustificato dai frequenti scorrimenti lungo la strada delle acque di monte che non hanno oggi la possibilità (?) di essere incanalate. Ricordiamo che le acque di monte devono essere incanalate, raccolte, filtrate e, se presenti residui fini, occorre provvedere al loro smaltimento a norma di legge. Purtroppo, ciò non avviene secondo cura: per accertarsene, basta a chiunque percorrere la stessa strada di Colonnata ove il piede dell’uomo, accanto ai botteghini di souvenir, rimane impantanato nei quantitativi fangosi e polverosi (con siccità) di marmettola e polveri fini mai raccolti. L’inquinamento da marmettola – è opportuno ricordarlo – è frutto di violazioni delle prescrizioni contenute nell’autorizzazione”.

“Altra operazione fonte di notevole inquinamento delle acque – prosegue Nicolai -è la vagliatura dei detriti di cava, presente in queste cave. L’amministrazione comunale, prima di ogni decisione da assumere su tale proposta, deve procedere ad una vera, decisa, effettiva verifica del rispetto delle prescrizioni di ogni autorizzazione in capo alle ditte proponenti, per appurare se il rischio alluvione è dovuto al fu canale oppure al non rispetto della normativa: il famigerato far west al monte. Sembra che i proponenti abbiano già verificato con gli Enti, Regione Toscana e Comune, la fattibilità dell’opera e la cosa ci lascia sgomenti, perché non è credibile gestire l’autorizzazione paesaggistica necessaria per il vincolo che insiste in regime di semplificata come se si trattasse di un’opera minore per impatto ambientale atteso. E ancora richiediamo una verifica preventiva dell’interesse archeologico, la presenza della ferrovia marmifera, in ossequio al codice degli appalti, DPCM 14/02/22. Ad ogni buon conto, non è forse prevista una apposita Commissione di tecnici comunali che devono verificare l’opera? A quale titolo si sono svolte riunioni di concertazione preventiva al fine di condividere presupposti, requisiti ed obiettivi? Addirittura, nel corso di tali riunioni, sembra siano emerse specifiche esigenze e richieste, compresa la necessità di redigere e attuare piani di manutenzione specifici per le opere idrauliche. Ancora una volta assistiamo al mancato rispetto delle regole del procedimento e ad un costo veramente elevato, si dice 8.000.000 milioni di euro, per un’opera forse di 400 mt. Questi denari possono essere investiti meglio sul territorio? E l’opera verrà forse realizzata dalle stesse ditte? Domande alle quali la nuova amministrazione dovrà rispondere con estrema cautela e attenta verifica della vincolistica”.

“Quest’opera – chiude Nicolai – che incide pesantemente sui vincoli paesaggistici, non può certo essere valutata, come richiesto dai promotori, con una paesaggistica semplificata. Come sempre, si cercano soluzioni di garanzia al ribasso. Il territorio deve vigilare e le Istituzioni verificare nel dettaglio l’autentica fattibilità di questo intervento”.