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Contro la riforma Cartabia (e la carenza di personale): i magistrati apuani si fermano foto

Confronto magistrati-avvocati. Il giudice Lama: «Fare il pm va oltre ciò che vede la polizia giudiziaria». L'avvocato Mareschi: «La riforma ha sicuramente delle criticità: la vostra valutazione basata sui numeri è folle. Però vi chiedo: siete sicuri che negli ultimi 25-30anni la magistratura si sia posta nei confronti della legge in modo assolutamente neutrale?»

MASSA – Anche da Palazzo di Giustizia di Massa si muove la protesta contro la riforma Cartabia, già approvata alla Camera e passata all’esame del Senato. Lo sciopero indetto da Anm (Associazione nazionale magistrati), a Massa, è stato accompagnato da un incontro in aula dei magistrati con gli avvocati e la stampa. Il tentativo da parte dell’associazione sindacale dei magistrati, è stato quello di un confronto per allacciare un dialogo fra tutti gli operatori del diritto che compongono il sistema giustizia. Il senso di ribellione dei magistrati, spiegano gli stessi, i quali comunque non negano la necessità di una riforma e riconoscono una immagine ormai non più cristallina della loro categoria presso l’opinione pubblica a causa degli scandali in cui è rimasta coinvolta, nasce dalla forte preoccupazione di veder trasformato il ruolo del pubblico ministero in un super poliziotto attraverso il sistema, adottato dalla riforma, della separazione delle carriere e nel timore che essere valutati usando come parametro la proficuità del numero delle cause concluse e la conformità delle loro decisioni alle decisioni dei giudici di grado superiore, possa compromettere i valori fondanti del nostro ordinamento giudiziario, non solo la loro dignità professionale.

In realtà i punti della riforma stigmatizzati dai magistrati sono diversi e li spiega, fra gli interventi più incisivi, il giudice Augusto Lama, prossimo alla pensione: «Personalmente potevo stare anche a casa – premette il magistrato — tra due mesi sarò in pensione e la riforma non mi toccherà ma ritengo che chi ha portato la toga con dignità, onore e spirito di servizio, la porti sempre. Il compito di un giudice è quello di guardare alle generazioni future di magistrati: e per questo mi sento in diritto/dovere di appoggiare i colleghi».

Il magistrato passa poi al vaglio i nodi della riforma contestata: «Sul tema della separazione della carriere tra pm e giudice – dà inizio alla disamina il giudice – vi racconto la mia esperienza: io ho iniziato come pm a Lucca, poi sono passato giudice e posso dire che la mia esperienza così si sia arricchita, semmai rimpiango di non aver iniziato come giudice. Ritengo che sarebbe meglio iniziare e passare un certo numero di anni come giudice e poi diventare pm, perché questo abitua a entrare nelle indagine ascoltando le due campane fare il pm va oltre ciò che vede la polizia giudiziaria. Senza considerare — ha aggiunto — che la riforma Castelli del 2006 rende difficile il cambiamento di funzione. Con questa riforma il PM resta schiacciato sulla funzione di polizia giudiziaria».

Altro capitolo su cui Lama si è soffermato è stato il fascicolo delle performance con cui, stando al ddl Cartabia, si andrà a valutare il giudice: «Così passa la linea del conformismo ma l’appiattimento giurisprudenziale nuoce alla dialettica processuale» ha messo in guardia il magistrato. C’è poi il tema dei rapporti con la stampa che la riforma va a limitare: «Io qualche rapporto con la stampa l’ho avuto anche quando ero pm, sempre sul solco della correttezza e nei limiti delle funzioni e mansioni: quello che si poteva dire si diceva e quello che non si poteva dire non si diceva, non una parola in più. Prima la norma lasciava il procuratore libero di dire quello che poteva in base alla legge. L’opinione pubblica deve essere informata».

Il magistrato ha proseguito poi sul tema della presenza degli avvocati nei consigli giudiziari: «Soprattutto al sud – ha fatto presente – dove la mafia condiziona profondamente, con la presenza dell’avvocato in contatto con determinati ambienti, si rischia che il giudice venga condizionato: è una norma che dovrebbe essere rivista». C’è poi il punto sull’attribuzione degli incarichi e su questo il giudice Lama cita e menziona lo scandalo Palamara: «La riduzione degli incarichi semidirettivi e l’attribuzione degli incarichi in base al merito: ma teoricamente è gia così – ha sottolineato il giudice Lama – con questa riforma si viene ad attuare una discrezionalità assoluta nel decidere chi va avanti e chi va indietro. Qua siamo al di sotto di ogni sospetto e tutto nasce dal sistema degradato descritto da Palamara. Ma secondo me, e lo suggerisco, è il criterio di anzianità che dovrebbe essere adottato e che andrebbe a vantaggio della trasparenza». Non solo: il magistrato punta il dito contro le porte girevoli tra magistratura e politica, considerato il vero impedimento: «C’è un rapporto incestuoso tra politica e magistratura denuncia il magistrato — piuttosto che creare queste valutazioni incentrate solo su numeri si decida che chi vuole andare in politica non può più rientrare».

L’ultimo punto è l’emendamento definito fantasma che potrebbe aiutare a smaltire arretrati, ha fatto presente il magistrato citando la locuzione latina Cicere pro domo sua, in riferimento al suo imminente pensionamento: « Questo emendamento fantasma che prolunga a 72 anni il pensionamento permetterebbe di aiutare a smaltire gli arretrati perché aiuterebbe a coprire il sottorganico» suggerisce.

Sulla scopertura dell’organico tutti i magistrati intervenuti, infatti, hanno sottolineato la situazione pesante: «A novembre avremo una scopertura del 55%» hanno ripetuto. «Il diritto non è matematica — hanno ribadito in riferimento ai numeri di casi conclusi in base ai quali si formulerebbe la valutazione sui giudici — non c’è nessuna equazione, c’è il libero convincimento del giudice che dovrebbero lasciare alla sua indipendenza». Non sono però dello stesso avviso gli avvocati, i quali incalzano la magistratura: «Non dovreste temere una valutazione sulla vostra professionalità» dicono loro, nell’aula. In particolar modo è l’intervento dell’avvocato Alessandro Mareschi che sembra colpire l’attenzione dei magistrati: «Voglio parlare da cittadino – ha esordito – la riforma ha il merito di mettere viso a viso gli operatori del diritto: questo è sicuramente un incontro piacevole, considerato che in passato avevamo più volte tentato degli incontri periodici con voi. Il fatto che ci si incontri è positivo: il dialogo deve essere aperto. Però vi chiedo: siete sicuri che negli ultimi 25/30 anni la magistratura si sia posta nei confronti della legge in modo assolutamente neutrale? Ci sono dati incontestabili. Anm su questo argomento, nei rapporti tra giudice e legge, non ha mai detto nulla: va tutto bene secondo voi? — ha chiesto l’avvocato — Va fatta una riflessione per tenere il tessuto connettivo comune. Si deve lavorare tutti nello stesso modo e le regole devono essere rispettate da tutti». L’avvocato quindi ammette: «La riforma ha sicuramente delle criticità: la vostra valutazione basata sui numeri è folle. Però — ripete la domanda Mareschi — secondo voi è andato tutto bene così? In questi 25 anni un minimo di autocritica non l’ho sentita».