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Il mistero del borgo fantasma: in tantissimi a Moneta per riscoprire i luoghi dimenticati foto

Una visita accolta da tanti con entusiasmo, l'iniziativa è stata organizzata domenica da Italia Nostra

CARRARA – Erano in tanti domenica pomeriggio, radunatisi per scoprire, riscoprire, valorizzare e sensibilizzare il patrimonio di Moneta. Del resto questo è il motto di Italia Nostra nella settimana dedicata ai beni comuni pensata con l’intento specifico di incoraggiare a far visita alle bellezze trascurate dei nostri territori, pur arrivare fino negli angoli più remoti. E l’angolo del Castello di Moneta incarna proprio uno di quei luoghi: uno scrigno di tesori dimenticato ma testimone di un pezzo di storia della nostra popolazione immerso in uno scenario naturale a strapiombo sulla lingua di terra che dalle Apuane si allunga verso il mare. In una parola Carrara. All’appello di Italia Nostra sez. di La Spezia, sez. Apuo- Lunense e dell’associazione ” Salviamo il Castello di Moneta”, in occasione dell’iniziativa “Camminata al Castello di Moneta”, hanno risposto in tanti nella giornata di ieri, per ripercorre storicamente gli avvenimenti di questa terra e ripercorre concretamente il tracciato che dal “Ciocco”, a Fossola, sale su fino al castello. «Eravamo in tanti: molti arrivati anche da Spezia, Lunigiana, Camaiore e da Lucca » racconta lo storico locale Pietro di Pierro chiamato a fare da Cicerone alla numerosa comitiva. «Eravamo un centinaio» assicura anche la presidentessa di Italia Nostra Apuo-Lunense Emanuela Biso.

La presidentessa dell’associazione ambientalista spiega: «E’ un’iniziativa che nasce perché a Carrara abbiamo tanti bei posti da salvaguardare e Moneta è proprio uno di questi: davanti il mare e dietro le Apuane e il castello che svetta sopra la collina è un reperto storico importante. Pensate che è un bene di proprietà del Comune, dato che i Dervillé gliene fecero dono ». Emanuela Biso e Pietro Di Pierro ci raccontano come il castello, una trentina di anni fa sotto la giunta Segnanini, fosse stato interessato da un importante ma parziale recupero a cui non fece seguito nessun altro intervento. «Venne restaurato la cortina d’ingresso, la torre del ponte levatoio e il fossato che si era riempito di macerie. In una seconda tranche venne preparata una strada di accesso che doveva servire per nuovi interventi che però non ci sono mai stati» fa luce Di Pierro sulla parte di storia più recente del castello.

Il gruppo, prima di inerpicarsi per la salita alla volta della Rocca, ha fatto visita alla Chiesa di San Giovanni Battista a Fossola, e il perché ce lo spiega lo storico: « La Chiesa di Fossola ha una serie di altari e di frammenti di altari molto antichi e pregiati che provengono dalla Chiesa del castello di Moneta risalente al 1545  posta fuori dalle mura, poi abbandonata e sconsacrata — inizia a narrare Di Pierro che ci parla di un fatto ancora oggi avvolto nel mistero  — alla fine del 700 c’è una fuga da Moneta dove esisteva un castello e un borgo. Una fuga motivata da un’improvvisa mancanza d’acqua. Dal 1730 in poi per impedire l’abbandono del borgo vennero imposte delle ammende con dei bandi che proibivano l’abbandono, ma non ci fu niente da fare e la gente si trasferì nei vari ciocchi, questi gruppi di case distribuiti nella valle di Fossola. Fossola infatti non è un centro storico: all’epoca gli abitanti di moneta occuparono le case coloniche che diventano dei veri e propri villaggi che oggi formano la frazione di Fossola. Per questo Fossola è un centro sparso. Quindi nel 1782 si prendeva atto dell’esodo irreversibile da Moneta e veniva eretta la Chiesa di Fossola di San Giovanni e nel 1784 Maria Beatrice, figlia di Maria Teresa D’Este finanzia i lavori di completamento della Chiesa. Così il paese di Moneta nel 1800 è già un paese fantasma ».

Pietro di Piero entra poi nel dettaglio e sottolinea la ricchezza passata di Moneta: «Sono stati portati nella Chiesa di Fossola frammenti degli altari della Chiesa di Moneta, due altari integri, più i confessionali in marmo: opere che risalgono ai primi del 700. C’è anche un bassorilievo del 500 proveniente dall’altare maggiore di Moneta. Il borgo di Moneta era quindi un borgo florido altrimenti non avrebbe potuto permettersi certe commesse d’arte. Poi a distanza di pochi decenni si spopola».

Chiediamo dunque allo storico un’opinione su quali potrebbe essere origini di questo mistero. «Ho dei sospetti. Nel 1730 in Italia e in Garfagnana si verificano vari eventi sismici: a Moneta un terremoto avrebbe potuto lesionare la falda rocciosa che crepandosi avrebbe permesso l’esaurimento della risorsa» ipotizza lo storico. Dopo la visita alla Chiesa di Fossola, il gruppo si è diretto alla volta del castello partendo dal “Cioc” uno dei nuclei più antichi che raccoglie la popolazione da prima del 700. «Al castello resta la cinta muraria. C’era una doppia porta ora demolita e fatta oggetto di furti vandalici, la Chiesa è sommersa dalla vegetazione, però si vedono ancora le quattro mura attaccate alla torre della cinta muraria» ha descritto e commentato Di Pierro. Il gruppo è poi entrato nel borgo fino alla Rocca concludendo la gita. «Quando si arriva è uno spettacolo» invita ad andarvi a fare visita Emanuela Biso.