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Pontremoli, i “Percorsi dello Spirito” ripartono dalla Ss Annunziata

PONTREMOLI – Sabato 26 marzo, alle 15,30, alla vigilia della fine dello stato di emergenza per il Covid, riprendono gli incontri dei “Percorsi dello Spirito” organizzati dal Comune di Pontremoli in collaborazione con le Parrocchie cittadine, la Scuola teologico-pastorale, l’Ufficio liturgico e l’Ufficio diocesano IRC come preparazione al ricordo del Voto comunale del 1622.

Riprendono dal Santuario della SS. Annunziata e riprendono con la partecipazione degli alunni del corso Turismo dell’IS Pacinotti-Belmesseri di Pontremoli. Una presenza importante questa perché la trasmissione delle nostre “memorie” alle nuove generazioni è fondamentale perché possa mantenersi “viva” la cultura e l’identità di un territorio.

L’occasione è la festa dell’Annunciazione, più propriamente dell’Incarnazione, festa cara al territorio pontremolese non solo perché fino al 1749, vigendo qui il calcolo degli anni “ab Incarnatione”, il 25 marzo era il primo giorno dell’anno, ma soprattutto perché è legata alle apparizioni avvenute nel 1470 presso l’affresco custodito nel celebre e raffinato tempietto marmoreo del 1527 situato in quel gioiello che è il Santuario della SS. Annunziata, dichiarato Monumento Nazionale nel 1894.

Riprendere da questo luogo i “Percorsi dello Spirito” vuol dire anche ritrovarsi nel primo grande luogo di culto mariano pontremolese, gestito dall’Ordine agostiniano dal 1474 e definito, nel 1494, da Carlo VIII “Nostre-Dame-des-Miracles” e, in una cartina della fine del XVI secolo, “la Madonna di Pontremoli”.

Quando Odoardo Farnese, duca di Parma e Piacenza, nel 1645, “passò per il Borgo della Nonciata, scavalcò” e andò “in Chiesa ad adorare quella B.ma Vergine”, disse: “non è forse un gran miracolo della prodigiosa Annontiata di Pontremoli l’haver fatto torreggiar nella Valle della Magra edificio sì sontuoso?”.

Poche notizie per ricordare l’importanza di questa istituzione religiosa che fu capace di far nascere un borgo “ex novo” con proprie peculiarità, ben espresse dalla simpatica definizione di “lüeti” dei suoi abitanti e dai profumati “ramaini”, tipici dolci della festa.

L’incontro, come da copione, prevede una piccola conferenza che sarà seguita dalla possibilità, per i presenti, di vedere o di rivedere le tante opere d’arte custodite nella chiesa con la guida dei giovani “ciceroni” lunigianesi pronti a far osservare i particolari nascosti ma anche ad ascoltare chi vorrà raccontare i propri ricordi o emozioni.