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Articolo 21, Italia Nostra torna a scrivere al Comune: «Ecco come lo modificheremmo»

L'associazione mette nero su bianco le sue proposte. E il M5s risponde punto per punto

CARRARA – La proposta di modifica del testo che regola l’applicazione dell’articolo 21 è pronta ad approdare in consiglio comunale. Si tratta, lo ricordiamo, di quel capitolo del regolamento degli agri marmiferi del Comune di Carrara che prevede la possibilità di estendere il periodo transitorio per i concessionari di cava che investano in progetti con ricadute positive sulla città. E se nelle ultime settimane la commissione marmo sembra aver trovato la quadra, fissando i termini e le condizioni che consentano ai potenziali investitori di presentare le loro proposte entro il 30 di aprile, non cessano le perplessità da parte di Italia Nostra.

L’associazione le ha messe su bianco attraverso una lettera aperta al primo cittadino e alla commissione nella quale chiede esplicitamente di “apportare modifiche e/o integrazioni in sede di valutazione e approvazione della Disciplina di attuazione”. Italia Nostra chiede innanzitutto che “i progetti ammissibili siano subordinati alla riduzione del rischio idrogeologico, art. 32, comma 6 e 7 del PABE che il Comune predisponga “l’archivio informatico del materiale incoerente depositato nei siti estrattivi, richiedendo al concessionario una fideiussione di scopo pari all’importo dei costi di smaltimento del materiale presente, da escutere con potere sostitutivo, in caso di inadempienza, alla verifica annuale dei quantitativi previsti non rimossi”. L’associazione suggerisce inoltre di non stralciare la norma, art. 2, che nella versione previgente prevedeva che “non fossero ammessi interventi aventi ad oggetto la realizzazione di opere pubbliche già inclusi nel Piano Triennale delle opere pubbliche del Comune di Carrara”, in quanto il Piano triennale delle Opere pubbliche soggiace a previsione prettamente politica dell’Amministrazione comunale (spesso non condiviso dalle forze di opposizione) e pertanto si espone tale Piano ad incertezza sul mantenimento delle stesse opere ivi previste”.

Riguardo alla tracciabilità, Italia Nostra suggerisce che “i concessionari possano avvalersi degli incrementi temporali (vale a dire l’estensione della durata del periodo transitorio, ndr.) esclusivamente a seguito della presentazione di un piano economico finanziario che intende avvalersi della filiera locale subordinato ad un metodo di tracciamento del prodotto estratto e portato al piano convenzionato con l’amministrazione”.

Infine, con riferimento ai tempi e alle modalità di presentazione dei progetti, l’associazione chiede la modifica del comma 5, quello che disciplina il caso in cui un progetto non possa essere attuato “per cause non imputabili al concessionario”, e quindi la possibilità, per la stessa impresa, di presentare un nuovo progetto. In questo caso Italia Nostra propone di applicare all’opera pubblica convenzionata l’articolo 20 del Codice degli Appalti, in particolare il comma 2, suggerendo la nuova formulazione: “l’amministrazione comunale, prima della stipula della convenzione con i privati, valuta tecnicamente il progetto di fattibilità delle opere da eseguire con l’indicazione del tempo massimo in cui devono essere completate e lo schema dei relativi contratti di appalto, disciplinando anche le conseguenze in caso di inadempimento, comprese anche le penali e i poteri sostitutivi”. E ancora. Sempre rispetto alle tempistiche, Italia Nostra chiede l’inserimento ex novo di un comma nel quale si specifichi che “il Comune ha titolarità nell’introdurre “tutte le misure e le prescrizioni coerenti con le finalità utili al perseguimento degli obiettivi di qualità paesaggistica e ambientale e di conformazione delle attività economiche in funzione di compatibilizzazione con gli interessi pubblici”. I concessionari possono avvalersi degli incrementi temporali previsti dal presente regolamento, secondo quanto stabilito dall’art. 21, commi 6 e 10, del Regolamento per la Concessione degli Agri Marmiferi, esclusivamente al raggiungimento della quota prevista dagli artt. 13 e 14 del PRC. Le attività di controllo e monitoraggio si svolgono secondo quanto previsto dal PRC e dal PABE”.

Il M5s:  «Rischio idrogeologico? Già trattato nei Pabe». E sullo studio di fattibilità dei progetti: «Non si può essere troppo tranchant»

Non ha tardato ad arrivare la risposta del gruppo di maggioranza del Movimento 5 Stelle che ha analizzato punto per punto le richieste dell’associazione. Riguardo all’aspetto del rischio idrogeologico il gruppo consiliare ricorda a Italia Nostra che il tema è trattato approfonditamente nei Pabe e che “non è questo disciplinare che deve far riferimento all’argomento”. “Sarebbe, a nostro avviso, un errore e un regalo alle imprese accettare riferimenti alla gestione dei derivati nei progetti ammissibili”, scrive il M5s. E rispetto alla richiesta di non stralciare l’ultimo capoverso del comma 2, il gruppo spiega di aver valutato che “i progetti su opere pubbliche e/o infrastrutture, dopo i primi iter procedurali sarebbero comunque entrati di fatto nel piano triennale delle opere. Per questo si vuole evitare che questo vincolo possa creare problemi o apparire come un’indicazione contra legem”.

Sugli aspetti di tracciabilità e ammissibilità dei progetti, il Movimento ricorda che “il tipo d’impegno sulla filiera, in questo disciplinare di attuazione, è solo per riferimento alla sommatoria dell’aumento temporale delle concessioni”, e che “la regolamentazione dell’aumento temporale legato alla filiera locale, è ben specificato e normato nel principale regolamento per la concessione degli agri marmiferi comunali”. Mentre per quanto riguarda la richiesta del piano economico finanziario, il gruppo consiliare sottolinea come questo sia “d’obbligo all’articolo 6
(Procedimento per il rilascio della concessione)”.

Riguardo agli ultimi suggerimenti su tempi e modalità di presentazione dei progetti, il M5s fa notare come “l’intento e l’indirizzo di questo disciplinare per favorire la realizzazione di progetti di interesse generale con ricadute in termini di occupazione, ambiente e infrastrutture, non possa essere così tranchant sullo studio di fattibilità. Un progetto importante presentato potrebbe necessitare di modifiche e/o adeguamenti degli strumenti magari urbanistici vigenti e legati a logiche o esigenze del passato. Una loro eventuale rivisitazione sarebbe auspicata laddove il risultato finale sarebbe appunto una forte ricaduta generale sul territorio in termini di occupazione, ambiente e infrastrutture”.

Rispetto all’ultima richiesta di inserire un comma che stabilisca il legame tra gli incrementi temporali concessi alla resa del materiale estratto, il Movimento osserva che questo “potrebbe essere rischioso anche giuridicamente in quanto la legge regionale 35/15, che è norma di riferimento per le attività estrattive, per l’estensione transitoria delle
concessioni, fa riferimento esplicitamente a due criteri; la percentuale di filiera locale e l’impegno per progetti di interesse generale per il territorio. Come più volte espresso e confermato, questa amministrazione si è avvalsa di entrambi questi criteri, ritenendo anche l’impegno concreto sul territorio delle aziende escavatrici, una condizione basilare e mai applicata prima. Quindi il tema delle rese sul materiale estratto è ampiamente trattato appunto nel
PRC e nei nostri PABE”.