LiguriaNews Genova24 Levante News Città della Spezia Voce Apuana TENews

Vaccini e reazioni avverse: il calvario di Ilaria, da sette mesi con bruciori e problemi alla vista

Il 1° giugno 2021, ha ricevuto la sua prima dose di siero anti-Covid-19, oggi non sta ancora bene. «Siamo in tanti, ma non tutti segnalano perché non credono di ottenere risposte. Non siamo no-vax, ascoltateci»

MASSA – Sette mesi fa, il 1° giugno 2021, ha ricevuto la sua prima dose di vaccino anti-Covid-19. Ha usufruito del servizio “last minute”, perché Ilaria, 43 anni, massese, voleva vaccinarsi in fretta. Non è una no-vax: lo sottolinea con decisione. E «non suggerirebbe mai a nessuno di non vaccinarsi». Ma vuole essere ascoltata. Non sempre ci è riuscita in questi mesi. «Alcuni medici – dice – addirittura interrompono la visita non appena sentono la parola “vaccino”». Chi le ha dato una mano, invece, è il comitato nazionale “Ascoltami”, nato da un gruppo di persone che hanno subito seri effetti collaterali post vaccinazione con lo scopo di sensibilizzare la comunità scientifica ad arrivare ad una diagnosi e una cura per certe reazioni avverse. Ma riavvolgiamo il nastro.

«Il primo di giugno – racconta Ilaria alla Voce Apuana – mezzora dopo aver ricevuto la prima dose di Moderna, ho iniziato a sentire bruciare l’orecchio destro. La sensazione durò un paio d’ore e inizialmente non pensai neanche che vi fosse correlazione con il vaccino. Ma alla sera avevo orecchie, guance e nuca in fiamme. Ero come avvolta nel fuoco. Ho telefonato alla guardia medica, che mi ha detto di stare tranquilla e, in caso di febbre, di prendere una tachipirina. Appena andata a letto è iniziato il mio inferno». Il giorno dopo Ilaria è andata al pronto soccorso. Esami del sangue, iniezioni di antistaminico e flebo di cortisone: un classico trattamento post reazione allergica. «Mi hanno lasciata con una cura di cinque giorni di antistaminico, che il giorno dopo mi è stata prolungata dal mio medico di famiglia. Ecco, su questo fronte io sono stata fortunata: perché tanti che hanno avuto esperienze simili alla mia, non sono stati creduti dal loro medico». La cura, tuttavia, non ha avuto particolari effetti. «Mi hanno mandato in allergologia al Santa Chiara di Pisa, dove ci si occupa di queste reazioni da vaccino. Lì sono stata sottoposta al test per le allergie, che è risultato negativo. Ho un referto, in mano, in cui si dice che ho avuto una reazione allergica non data da allergia».

Il giro di esami è continuato. «Dall’allergologia – racconta ancora Ilaria – mi hanno consigliato di andare da un neurologo per valutare che non si trattasse di una reazione esagerata delle mie cellule nervose. Il neurologo ha suggerito una Tac, dalla quale tuttavia non è emerso niente». E da fine agosto sono iniziati altri sintomi. «Ho cominciato a vedere offuscato: ricordo che il 7 settembre mi sono svegliata e non ci vedevo più come prima. Il mio oculista ha detto semplicemente che “non può escludere che non sia stato il vaccino”».

Oggi, a distanza di sette mesi dall’inoculazione, mesi di spese mediche per visite private dalle quali non ha mai avuto risposte, Ilaria non sta ancora bene. «Anche stamani – confessa – mi sono svegliata con questi bruciori. Sono esasperata, perché in queste condizioni non posso ricevere altre dosi di vaccino e rimango esposta al virus. Non ho green pass, e mi trovo in difficoltà in tante situazioni perché per il sistema sanitario, nonostante quello che mi è successo, dovrei ricevere la seconda e la terza dose di vaccino (nonostante sul sito di Aifa, nella sezione Faq-Vaccini Covid-19 si legga che «le persone con una storia di reazioni gravi, allergiche e non, alla prima dose, non devono sottoporsi alla seconda dose», ndr.).

Quello di Ilaria non è un caso isolato a Massa-Carrara. «Non so darvi un numero – dice – ma posso dire che siamo tanti, sebbene abbia riscontrato tanta disillusione nelle persone. Parlando con parenti o amici, queste storie vengono fuori, ma molti non le raccontano. La verità è che tanti non credono di poter avere un risultato». E’ la sensazione di non poter essere aiutati, o peggio di non essere creduti, uno degli aspetti più frustranti per Ilaria. «Si rimane in un limbo – spiega -. All’interno del nostro comitato e nei vari canali social si leggono migliaia di storie, e si scopre che quasi tutti non hanno una diagnosi. Lo scopo del comitato è proprio quello di ottenere un’attenzione per farci avere delle cure. Chiediamo che almeno ci sia almeno una ricerca. Non è un “non vaccinatevi”, il nostro, ma un dire “noi esistiamo. Non nascondeteci sotto il tappeto come la polvere”».