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«Ampliamento porto, occhio alle conseguenze. Questo territorio non può permettersi altre sciagure»

La lettera del professor Riccardo Canesi: «Non serve essere laureati in geografia o geologia per capire che, restringendo ulteriormente la foce, ci facciamo masochisticamente del male»

MARINA DI CARRARA – Ampliamento porto, occhio ai rischi idrogeologici. A riportare l’attenzione sul tema è il professor Riccardo Canesi, noto ambientalista di Carrara ed ex professore di geografia all’istituto professionale Zaccagna. Di seguito riportiamo la sua lettera aperta inviata al Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, al Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale Mar Ligure Orientale Mario Sommariva, ai Sindaci di Carrara e Massa Francesco De Pasquale e Francesco Persiani, al Presidente della Provincia di Massa e Carrara Gianni Lorenzetti, al Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, al Ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini e ai parlamentari apuani.

La mancanza di memoria è molto pericolosa.

Pensate nella Storia, se i popoli avessero ricordato meglio, avremmo avuto molte tragedie in meno.

A Carrara e provincia, nonostante ripetute disgrazie ambientali, siamo di fronte ad un collettivo “Alzheimer culturale e politico”, che contagia un pezzo di classe dirigente (partiti, manager, amministratori, sindacati).

Mi perdonino i veri malati di questa grave patologia ma come è possibile che a, soli sette anni dall’evento, si sia completamente rimossa la tragedia alluvionale del 5 novembre 2014 e le sue cause!

Mi riferisco alle diverse uscite sull’ampliamento del porto e “sull’urgente necessità” del nuovo PRG che, per il Presidente del Sistema Portuale Mario Sommariva, è diventato ormai un riflesso condizionato come “il cane di Pavlov”.

E’ inutile sciacquarsi la bocca con espressioni come “sviluppo sostenibile”, “stop al consumo di suolo”, “armonizzazione tra attività umane e ambiente”, “attenzione per l’erosione e per i cetacei (!?)”, quando si ignora completamente quello che gli ingegneri francesi (Ing. Milet de Mureau) avevano già intuito e scritto a metà ‘700: costruire un porto artificiale sulla costa bassa e sabbiosa di Marina di Carrara produrrà inevitabilmente dei guai.

I miopi “sviluppisti”, in servizio permanente ed effettivo, non mi fraintendano: il porto c’è, nessuno lo vuole demolire ma stiamo attenti a non peggiorare ulteriormente la situazione. Questo territorio non può permettersi altre sciagure.

Qualche irriducibile struzzo, oltre a sottovalutare gli impatti sulla linea di costa di un porto ampliato, ignora il fatto che, purtroppo, accanto al Piazzale Città di Massa c’è la foce, sempre più ristretta e ostruita, di un “torrentello” (chiamasi Carrione) che ha già dimostrato più volte, e con una cadenza sempre più frequente di fare molto male alla città.

E senza fare l’uccello del malaugurio, in questa epoca di cambiamenti climatici, e di eventi meteo sempre più improvvisi ed intensi, temo che potrebbe continuare, oltretutto in una zona come la nostra, tra le più piovose e a rischio d’Italia.

Non serve essere laureati in Geografia o Geologia per capire che, restringendo ulteriormente la foce, ci facciamo masochisticamente del male!

Molti ignorano che, al di là degli argini “di burro” miserevolmente crollati ad Avenza l’infausto 5 novembre 2014, Marina di Carrara è andata sotto di oltre 80 cm anche a causa della diga in cemento (emersa ed immersa) del Piazzale Città di Massa, che dal Buscaiol arriva fino alla foce.

Si tenga presente che il banchinamento interno del Piazzale è stato realizzato con palancole che vanno fino a 21 metri di profondità!

Queste hanno, di fatto, creato una diga sotterranea che impedisce il deflusso del subalveo in mare con conseguente rigurgito ed innalzamento del livello piezometrico della falda freatica.

Non è un caso che una ruspa, nel giorno dell’alluvione, abbia dovuto spaccare un muro per far defluire l’acqua!

La costruzione del piazzale Città di Massa ha sconvolto gli equilibri, contrastando la naturale evoluzione del tratto terminale del Carrione. 

Le conseguenze del Piazzale sono evidenti solo se le si volessero studiare: una riduzione alla foce dell’area di espansione delle piene, la diminuzione della velocità di deflusso verso il mare, la formazione di una barra di foce, un aumento del deposito alluvionale nel letto del torrente, un sollevamento progressivo ed inarrestabile del fondo lungo tutta l’asta di valle ed altro (vedi le perizie molto approfondite del geologo, Dott. Riccardo Caniparoli). 

Ciò nonostante, anziché procedere ad una doverosa, urgente e almeno parziale (nei pressi della foce) demolizione del Piazzale Città di Massa, nel progetto di ampliamento del Porto, si pensa di allungarlo, ed anche di molto, per costruire un nuovo molo!

Siamo in un modo distopico! Ormai rovesciato!

Oltre alla parziale demolizione del funesto Piazzale, contestualmente, andrebbe, a mio parere, allargata (e di molto!)  la foce del Carrione.

Gli spazi non mancano.

Così facendo, raggiungeremo due obiettivi: una maggiore sicurezza idrogeologica per Marina di Carrara e Avenza e la bonifica del sottosuolo inquinato da rifiuti tossici e nocivi (altra eredità del polo chimico) di cui nessuno parla.

Io mi sono stancato delle apodittiche affermazioni di nuovi “apprendisti stregoni”, che a turno esternano, per confortarci sulla bontà delle nuove opere soprattutto nei confronti dell’erosione, come se l’idrodinamica marina fosse una scienza esatta (al 100%) non considerando le innumerevoli variabili che concorrono all’assetto della linea costiera.

Tra l’altro, la costa apuo-versiliese ne è un triste laboratorio.

A prescindere comunque dall’ineludibile aspetto ambientale, la domanda che pongo ai nostri amministratori locali, alla Regione Toscana, all’Autorità Portuale: che senso ha, alla luce delle vocazioni del territorio apuano, dei suoi ineludibili limiti e delle sue caratteristiche geografico-ambientali, ampliare un porto (per giunta su costa bassa e sabbiosa) privo oltretutto dei necessari sbocchi retroportuali (a meno che non si voglia demolire una parte di Marina di Carrara!)

Ha senso, in un territorio così piccolo e già complicato, fare tutto e il contrario di tutto?

Non si potrebbe far meglio, spendendo meno e arrecando meno danni, nel destinare il molo di Ponente alla nautica da diporto, l’attuale molo di Levante al traffico commerciale e realizzare una grande esplanade sul mare in Viale da Verrazzano, come da progetti del compianto Arch. Ezio Bienaimè e di Legambiente?

Errare è umano, perseverare è diabolico!

Come dice l’art.40 del Codice Penale, “non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo”!

Un fatto è certo: il sottoscritto insieme a centinaia di cittadini, tra l’altro con le loro proprietà e la loro incolumità personale direttamente a rischio, non osserveranno passivamente.

Tutti coloro che, a vario titolo, contribuiranno ulteriormente allo sfacelo idrogeologico del territorio e ad aumentare l’insicurezza dei cittadini, verranno dapprima diffidati e poi denunciati.

Ci auguriamo che non ce ne sia bisogno e che la ragione ed il buon senso prendano il sopravvento.

Cordiali saluti.