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Opa, le terapie intensive cardiochirurgiche sono un’eccellenza nazionale

A rivelarlo è il progetto «Prosafe 2020» coordinato dall’Istituto Mario Negri

MASSA – Una ulteriore e prestigiosa certificazione della qualità e accuratezza delle cure erogate presso l’Ospedale del Cuore arriva dall’Istituto Mario Negri: e i risultati della Monasterio sono sbalorditivi. Il ‘Mario Negri’ da anni coordina un progetto di valutazione – denominato “Margherita-Prosafe” – che mette a confronto gli esiti delle terapie intensive cardiochirurgiche nazionali e internazionali. La valutazione si basa su informazioni raccolte dai vari centri e relative ai dati demografici, caratteristiche cliniche dei pazienti all’ammissione e nelle prime 24 ore, principali complicanze insorte, terapie e procedure eseguite durante la degenza in Terapia Intensiva, e esito alla dimissione (anche dall’ospedale).

La valutazione delle terapie intensive cardiochirurgiche dell’Ospedale del Cuore rispetto alla media delle altre terapie intensive («media Prosafe») che hanno aderito al progetto esprimono, in sintesi, i seguenti risultati: la mortalità post operatoria (per interventi in emergenza e in urgenza) dell’Ospedale del Cuore è meno della metà della «media Prosafe», addirittura assestandosi allo 0 per cento per gli interventi programmati. L’Ospedale del Cuore dimette direttamente a casa una percentuale di pazienti cardiochirurgici superiore al 100%rispetto alla «media Prosafe». La percentuale di interventi cardiochirurgici presso l’Ospedale del Cuore eseguiti con tecniche mini-invasive è ben superiore ad ogni altro centro e viene registrato un utilizzo di trasfusioni ematiche post operatorie inferiore alla metàdella «media Prosafe».

«Questi risultati parlano da soli – afferma Marco Torre, direttore generale della Fondazione Monasterio – e confermano gli esiti clinici di eccellenza raggiunti dall’Ospedale del Cuore, che si traducono in maggiore sicurezza per i pazienti e anche minor costi per il servizio sanitario. L’aspetto fondamentatle è che questi risultati sbalorditivi vengono confermati anno dopo anno: è il frutto dell’impegno costante e instancabile di tutti i nostri professionisti. Ringrazio, in particolare, il dottor Paolo Del Sarto, che coordina una squadra di cardio-anestesisti di altissimo rilievo, i quali operano in stretta sinergia con gli infermieri di terapia intensiva, di sala operatoria ed emodinamica e con le altre équipes mediche e sanitarie dell’Ospedale».

La ricerca del miglioramento della qualità è un processo continuo

Proprio in tale ottica si è tenuto nei giorni scorsi, all’Ospedale del Cuore, un evento formativo, fortemente voluto dal dottor Paolo Del Sarto, dal titolo «Monitoraggio neurologico non invasivo in terapia intensiva», svolto in collaborazione con i professionisti dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. I pazienti di area critica, infatti, possono subire, al sistema nervoso centrale, insulti di varia gravità (dalla semplice agitazione, o rallentamento della ripresa cognitiva, fino a veri e propri danni cerebrali permanenti con disabilità), ragione per cui ad essere monitorati non possono essere solamente l’attività cardiaca ed il circolo sanguigno.

Questo primo evento è l’inizio di una nuova e importante collaborazione con l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Telemedicina, consulenze a distanza, scambi culturali e diagnostici, oltre che di conoscenze ed esperienze: questi gli ingredienti della nuova collaborazione con i medici dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, oltre a quella – già in atto – con il reparto di Neurologia dell’Ospedale delle Apuane di Massa e i tecnici di Neurofisiologia dell’Atno. I professionisti Lombardi, che hanno sviluppato una leadership culturale nella rianimazione neurochirurgica, potranno offrire un valido e fondamentale aiuto nel conoscere meglio i pazienti dal punto di vista neurofisiopatologico.

«È importante – spiega il dottor Paolo Del Sarto, direttore del Dipartimento di Area Critica della Monasterio – avere strumenti conoscitivi, clinici e strumentali che permettano ai medici di intercettare i cambiamenti del sistema nervoso centrale in maniera precoce: sia per ridurre l’entità del danno, sia per dare una prognosi di quello che potrà essere lo stato del paziente. In cardiochirurgia abbiamo, oltre allo stress dell’intervento, anche la circolazione extracorporea: sono, questi, eventi che potrebbero alterare l’equilibrio neurofisiopatologico del paziente, anche in maniera significativa. Il mio desiderio è che chiunque, all’interno della nostra Terapia Intensiva, sia in grado di intervenire di fronte ad ogni criticità – conclude il dottor Paolo Del Sarto –: adesso al lavoro».