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«Caro presidente, questo Piano Integrato del Parco è gattopardismo»

La lettera di Italia Nostra al presidente del parco delle Apuane Alberto Putamorsi: «Quando parla di svolta epocale con la previsione di cave in dismissione è solo uno slogan»

MASSA-CARRARA – “Caro Presidente, Lei ha ragione da vendere quando afferma che nelle Apuane c’è oro: l’oro bianco del prezioso marmo che tutti vogliono, e il primo cercatore è proprio Lei con il suo Piano Integrato del Parco (PIP)”. Inizia così la lettera di Italia Nostra (sezione apuo-lunense) al presidente del parco delle Alpi Apuane Alberto Putamorsi.

“Abile la boutade comunicativa “chiudo le cave che sono ad alto impatto ambientale” – prosegue l’associazione, che ricorda poi che “alcune delle cave previste in dismissione sono già chiuse: Valsora Palazzolo a Massa, dopo avere tagliato una cresta vergine, è chiusa dal 2018 e cava Vittoria a Fivizzano è chiusa dal 13 dicembre 2017, perché sottoposta a sequestro preventivo in base al decreto del GIP del Tribunale di Massa, su richiesta della Procura della Repubblica presso il tribunale di Massa e grazie agli accertamenti svolti dai Carabinieri Forestali. La Sua frase “chiudo le cave ad alto impatto ambientale” è irreale, perché le cave sono tutte ad alto impatto ambientale: basti pensare al Corchia, al Pizzo Falcovaia, alla Val Serenaia, al Solco d’Equi, alla Valle D’Arnetola, al Cavallo, a Piastreta, al Cardoso: scelga Lei. Dalla sua narrazione, durante la conferenza di presentazione del PIP alle associazioni ambientaliste (martedì 26 u.s.), finalmente abbiamo davvero compreso cosa prevede: nulla della enfatizzata rivoluzione verde”.

Entrando nel dettaglio, l’associazione ricorda al presidente del Parco delle Apuane che il Pip prevede “l’apertura di nuove cave in aree esterne alle attuali ACC (aree contigue di cava), in area parco, con l’invenzione di nuovi perimetri estrattivi anche in aree vergini come a Carrara con Boccanaglia Bassa (stoppata dal Sindaco di Carrara), a Fivizzano con cava Peghini, a Vagli con Fontana Baisa nel già attenzionato bacino di Boana, a Stazzema col Canale delle Fredde, ecc.; l’ampliamento di cave esistenti in aree esterne alle attuali ACC, in area parco, modificando i perimetri delle attuali ACC, come a Massa con Cava Romana, Piastreta Sella, Cavallo (Padulello), a Vagli nel Bancaio, a Seravezza con Canale delle Gobbie e a Minucciano in Acqua Bianca; l’allargamento in area parco di cave esistenti in aree esterne alle attuali ACC, modificando i perimetri delle ACC con aggiustamenti cartografici a favore dell’escavazione; sono tantissimi; la riapertura di cave in aree ACC, un tempo previste ma non in esercizio da anni, che il PIP promuove con impulso dell’attività estrattiva, in luoghi dimenticati come a Stazzema Tre Fiumi, Mulina, Gufonaglia, bacino La Penna; nel bacino Ficaio, ai piedi del Procinto, in un’area di valenza naturalistica unica, si pianifica una cava ciclopica”.

“Quando Lei parla di svolta epocale con la previsione di cave in dismissione è solo uno slogan – insistono da Italia Nostra – perché, qualora alla scadenza di validità del piano di coltivazione non siano stati esauriti i quantitativi di materiale escavabile autorizzati, è ammesso il differimento dei termini di validità dell’autorizzazione per un periodo non superiore ai 5 anni, ai fini di completare le attività di escavazione e i complementari e conseguenti interventi di risistemazione ambientale e paesaggistica del sito, comprensivi della definitiva messa in sicurezza e, ove previste, delle misure di mitigazione e compensazione. Restano esclusivamente salve le possibilità di proroga di cui all’art. 20, comma 4 della LR 35/2015, cioè successivi altri 3 anni di esercizio. Ci troviamo pertanto di fronte a cave che Lei dichiara in dismissione forse tra 13 anni (!), salvo probabili ricorsi avanti al TAR da parte degli avvocati dei concessionari. Lei ci fa rimpiangere il piano estrattivo del 2002, fermato dalla politica alleata, come sempre, con i concessionari: si rilegga le aree di reintegrazioni paesistico-ambientali (1 e 2) che interessavano ben 38 cave!”

“Caro Presidente, questo suo PIP prevede con certezza l’apertura di nuove cave, l’ampliamento “pesante” di quelle esistenti e forse la chiusura nel tempo lungo fino a 13 di cave, alcune già chiuse- fanno notare dall’associazione – Ridurre le superfici attuali delle ACC non porta alcun vantaggio se in quelle aree non si scava perché non c’è marmo, come Lei ha sapientemente affermato: perché, se non c’è marmo, non si scaverà mai. Questo PIP ha la sicura certezza della crescita dell’attività estrattiva e del consumo di suolo anche in aree vergine, area parco, area non antropizzata, con la previsione di nuove infrastrutture necessarie alle attività (che nel PIP sono state taciute), con l’aumento esponenziale dei trasporti dei blocchi, dei consumi, delle emissioni diffuse, delle polveri fini, del particolato dei fumi di scarico, del materiale di scarto e detriti che da qualche parte andrà portato con trasporti aumentati all’interno dell’area parco, con pregiudizio della viabilità dei paesi, oltre la maggior certa produzione di marmettola che andrà a rendere ancor più critica la gestione delle acque e del bacino idrografico. Sicuramente tutto questo è un biglietto da visita sbagliato per il parco (naturale) regionale delle Alpi Apuane”.

“Questo PIP, Presidente, non salvaguarda l’ambiente – chiudono dall’associazione – questo PIP garantisce l’attività estrattiva e incentiva lo sfruttamento delle risorse naturali. Questo PIP è gattopardismo. Lei prova a farci vedere il dito che copre la Luna (chiudo le cave), ma il mondo saggio ambientalista non vede il dito, vuol vedere la Luna (un parco che sia Parco con P maiuscola). Torneremo sul tema PIP con focus e report fotografici puntuali di ogni Sua proposta di cava, mostrando alla Regione e alla Soprintendenza la vera natura dei luoghi e il valore di preservali e valorizzarli”.