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«La vicenda del Politeama sembra il film “Ricomincio da capo”. Aspettiamo che l’incantesimo si spezzi»

Lo scrive il Comitato che interviene nuovamente sul caso: «Ci sembra di essere nella stessa situazione, a riscivere e ribadire in tutte le occasioni le stesse cose»

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CARRARA – «“Ricomincio da capo”, è il titolo di un film in cui il protagonista è costretto a rivivere sempre il solito giorno. Ci sembra di essere nella stessa situazione, a riscivere e ribadire in tutte le occasioni le stesse cose (volendo potremmo addirittura utilizzare gli stessi striscioni di dieci anni fa)». Inizia così il Comitato Politeama che interviene ancora sul teatro chiuso da anni che si trova nel centro di Carrara. «E infatti – prosegue il Comitato – avevamo previsto che ci sarebbe toccato ridiscutere della teoria dei mattoni difettosi. E che ci sarebbe toccato rileggere affermazioni incredibili, come ad esempio che la costruzione di due solai in più ha alleggerito la struttura, mentre il massetto dell’appartamento sopra il salone la ha appesantita, assieme ai libri dell’archivio Germinal. Oppure che la responsabilità del cedimento è del progettista Leandro Caselli, e le colonne del Politeama sarebbero collassate comunque prima o poi…».

«Aspettiamo quindi fiduciosi le prossime udienze, quando si arriverà a parlare della perizia effettuata dai consulenti della procura, tra cui gli altrettanto esimii e titolati e probabilmente lucidi professor Ferretti e ingegner Morelli, che sostengono decisamente il contrario, con buona pace dei proprietari della Caprice, che ritengono che questo comitato sia l’unico a ipotizzare che i lavori effettuati sull’ultimo piano del palazzo abbiano determinato la situazione attuale. Tutto ciò aspettando il momento che rappresentano l’unica variabile della vicenda, e cioè che il giudice cambierà, e si ricomincerà da capo. Per il Comitato, dai tempi della giunta Conti, si ripete sempre invariato anche il rapporto con l’amministrazione che afferma di avere a cuore il problema del Politeama, che è una ferita aperta e ci convoca, ci ascolta, ma il problema è complesso e poi tante cose non le sapevano, e il rogito Attuoni va letto bene, e serve un parere legale oltre a quelli che già ci sono, e bisogna sentire il parere dei tecnici e i problemi sono tanti; e intanto cambia l’assessore (che rappresenta l’unica variabile della vicenda) che ci riconvoca, ci ascolta, ma il problema è complesso e poi tante cose non le sapeva e il rogito Attuoni va letto bene e serve un parere legale oltre a quelli che già ci sono, e bisogna sentire il parere dei tecnici e i problemi sono tanti e poi ci sono le elezioni e arriva un’altra giunta, che ha a cuore il Politeama che è una ferita aperta e ci convoca ma il problema è complesso e poi tante cose non le sapeva e deve sentire il parere dei tecnici….».

Ormai non è una novità neppure il fatto che Piccini – facendo una gran confusione tra date e dati, tra gli anarchici del gruppo Germinal, la Biblioteca Archivio Germinal e questo Comitato che, pur essendo necessariamente attivi in merito allo stesso problema, sono tre realtà distinte – dica che ci ha convocati per un incontro al quale non abbiamo accettato di partecipare; e ci costringe nuovamente a ripetere che a noi non interessa proprio parlare con Piccini, che deve prendere atto del fatto che la ditta di cui è divenuto comproprietario, coadiuvata da alcuni tecnici consenzienti e politici spregiudicati, ha determinato la chiusura del Teatro Verdi, ben prima dei crolli. Che poi la ditta abbia cambiato nome in corsa (da Caprice a Nuova Caprice) a noi non interessa per niente, lo consideriamo solo l’ennesimo appiglio burocratico che chiarisce il suo agire: prendere gli onori ed evitare gli oneri. Ma Piccini da imprenditore carrarino di lungo corso sa bene che ‘ndo’ t’a piat ‘l sol, t pì la guazza, e quindi se ha a cuore il ripristino del teatro lo può riconsegnare alla comunità com’era negli intendimenti decretati nero su bianco dal rogito Attuoni: trasformi nuovamente gli appartamenti in spazi di manovra e uscite di sicurezza del teatro, e metta in sicurezza l’edificio. La chiudiamo qui, in attesa del prossimo articolo, quando ci troveremo nuovamente a scrivere le stesse cose oppure semplicemente a rimandare ad articoli e comunicazioni di dieci anni fa, nell’attesa che l’incantesimo si spezzi e che l’interesse e la sicurezza della collettività vengono recuperati».

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