Cosa succede nelle aziende post obbligo Green Pass e in crisi economica
La storia di un lavoratore dipendente che ha espresso la sua amarezza per quanto è successo ieri, in occasione del "Green Pass Day"
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LUNIGIANA – Per lo Stato è costretto a vaccinarsi, ma il suo capo ne è esente (in modo del tutto autonomo). E’ la storia di un lavoratore dipendente che, in forma anonima, ha espresso la sua amarezza per quanto è successo ieri, in occasione del “Green Pass Day”, cioè del giorno in cui la certificazione verde è diventata obbligatoria anche sul lavoro, pena la sospensione dello stipendio. Paolo, lo chiameremo così, lavora in un magazzino edile in Lunigiana e si è dovuto vaccinare per poter continuare a lavorare. Non poteva certo rischiare di perdere il posto, e il costo dei tamponi è davvero oneroso. Quindi ha fatto una scelta obbligata. Ma cos’hanno fatto i titolari dell’azienda di fronte allo stesso problema di Paolo? C’è chi si è vaccinato, come lui, e chi non si è vaccinato e ieri, venerdì 15 ottobre, si è presentato al lavoro non esibendo ufficialmente il Green Pass. Ma cosa succede se uno dei capi non è in possesso? E soprattutto chi lo controlla? Se il datore di lavoro è privo di certificazione verde solo l’Ispettorato del lavoro e l’Asl possono agire in merito. Quindi una probabilità di essere scovati su quante? E soprattutto, quanto incide moralmente questa presa di posizione su chi non ha via di scampo alla certificazione?
«Mi sono vaccinato perché non avevo alternative – ci ha spiegato Paolo – ma questo Green Pass non ha alcun senso visto che non siamo immunizzati al 100%. E’ un strumento di controllo. Non siamo obbligati a vaccinarci, ma non possiamo lavorare se non lo abbiamo. E’ un ricatto bello e buono. Inoltre, non si può andare al lavoro volentieri se uno dei tuoi capi non si attiene alle regole alle quali tu sei costretto controvoglia. Quante possibilità ci sono che possano esserci dei controlli sui datori di lavoro? Chiaramente è uno strumento che non funziona e che può creare disparità, come nel mio caso. Inoltre, c’è molta confusione. Ognuno applica il controllo del Green Pass come desidera, a volte violando anche la legge sul trattamento dei dati personali. Anche questo mi irrita molto. La confusione c’è a tutti i livelli, senza parlare del fatto che in certi luoghi è possibile andare senza e in altri è vietato, tutto questo senza seguire una logica sensata. Credo che queste incertezze non saranno eliminate fino all’estate 2023, sono molto amareggiato e chissà cosa si inventerà ancora lo Stato.»
«Per non parlare poi del lato economico – prosegue Paolo – Tutti i materiali edili sono aumentati dal 30 all’80%, alcuni anche del 100%. Conseguenza della crisi da Pandemia che avrà ripercussioni sull’azienda e sicuramente anche sui dipendenti. E dove le mettiamo le tasse aumentate in busta paga? Ora c’è anche una nuova Fsba, il Fondo di solidarietà bilaterale per l’Artigianato, che un anno fa ammontava a 20 centesimi, mentre ad oggi siamo arrivati a 2,54 euro nella busta paga di settembre. Essendo questo un ente che gestisce le casse integrazioni, posso desumere che ce le stiamo pagando da soli. Ho lavorato per un anno in questa modalità che ci ha penalizzati non poco. Stiamo soffrendo sotto moltissimi punti di vista – conclude – e gli obblighi si vanno a sommare a una frustrazione ormai insostenibile.»