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Cave, articolo 21 e investimenti in città, Figaia (Cisl): «La cittadinanza, ormai, non ci crede più»

Il segretario provinciale del sindacato interviene nel dibattito: «La ricostruzione di una filiera del marmo passa da progetti industriali che, al momento, non solo non si vedono ma nemmeno si stanno pensando»

CARRARA – «Sarebbe persino piacevole assistere a questo inusuale flirt tardo estivo tra il Comune di Carrara e la locale associazione industriali, ramo ‘marmo’». Inizia così Andrea Figaia, segretario provinciale della Cisl di Massa-Carrara, che interviene sul dibattito in corso a Carrara sull’articolo 21 del regolamento degli agri marmiferi che consente il prolungamento delle concessioni delle cave per quelle aziende che si impegnano in progetti di riqualificazione della città (qui l’intervento del vicesindaco Martinelli sull’argomento).

«Fine delle liti, progetti faraonici a sé stanti (roba da mettere una piccola piramide in piazza d’Armi) idee edulcoranti, i vari problemi esistenti risolti, con un tocco di bacchetta magica. Montagne di soldi investiti in opere, calcolati in arrivo. Premesso che il Comune non riesce a incassare nemmeno tutti quelli che dovrebbero entrare con la tassazione esistente (i locali imprenditori del marmo fanno ricorso sempre e a tutto) cioè di 27-28 ne entrano 20-21 circa, pensare di incassarne altrettanti, in via eccezionale, pare difficile e le precedenti esperienze con costoro, consiglierebbero prudenza. Inoltre la ricostruzione di una filiera del marmo passa da progetti industriali che, al momento, non solo non si vedono ma nemmeno si stanno pensando. La cittadinanza, ormai, non ci crede più».

«Cave, marmo: siamo nel bel mezzo di una guerra civile sorda – evidenzia Figaia – combattuta a colpi di disinteresse sì, ma apparente (vedi ultime elezioni comunali). E poi ancora: vi immaginate il contesto cittadino stravolto da un’opera tipo il parcheggio sotto piazza d’Armi, di cui pure già si vantano, che tipo di difficoltà creerebbe, per almeno dieci anni, sempre che vada tutto bene? Non parlo solo delle difficoltà costruttive e logistiche ma anche delle complicanze amministrative e l’iter per arrivare all’inizio lavori, dentro a una nube di incertezze giuridiche legate alla fragilità di simili regolamentazioni comunali di fronte a ricorsi, come detto, sempre presenti e possibili. Più facile incassare subito comunicando iniziative oniriche assai difficili da realizzare».

«Il centro storico, ad esempio, rimane fuori da una programmazione ragionata per attrarre turisti. Se costoro affollano Colonnata perché non organizzare un loro coinvolgimento verso la città? Lardo, cave, marmo artistico, cultura ce ne sono per tutti. Potrei continuare. Ma per non rimanere sul generico o sulla critica, ecco un’idea che hanno sfruttato a Parma: accordo territoriale istituzioni, parti sociali e imprese per un investimento di sistema sulla viabilità che ha poi dato origine agli assi viari oggi esistenti. Prima considerazione: lo firmarono a fine secolo scorso.
Seconda: stiamo parlando di investimenti anche da parte delle imprese. Non un cadeau, una bella ambulanza magari, una bella rotonda (a proposito perché sono state fermate a Turigliano e salendo verso Carrara ci sono ancora i semafori?) ma qualcosa di concreto a favore della collettività, in cambio di allungamento delle concessioni, che rimane nel futuro. Nel frattempo il monte cala, come il lavoro in cava, sembra in modo non reversibile».