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Nuova direttrice “Regina Elena”, l’Ordine degli infermieri contro Bernardi: «Chieda scusa»

La replica del consigliere: «Non chiedo scusa. Sono sempre più convinto che un infermiere non possa fare il direttore amministrativo di una casa di riposo»

CARRARA – L’Ordine degli infermieri di Massa-Carrara punta il dito contro il consigliere comunale di Alternativa per Carrara, Massimiliano Bernardi, dopo il suo intervento in Consiglio comunale sulla nomina della nuova direttrice della Rsa Regina Elena, Antonella Cordiviola. «L’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Massa-Carrara – è scritto in una nota – in qualità di ente sussidiario dello Stato, in rappresentanza degli oltre 1.900 infermieri della provincia e a tutela della salute dei cittadini, non entrando nel merito del dibattito politico e nella recente procedura concorsuale per la nomina del neo direttore dell’azienda speciale Regina Elena di Carrara, ritiene gravi le parole del Consigliere Bernardi pronunciate nella seduta del Consiglio Comunale dell’8 settembre 2021. Il signor Bernardi, infatti, a conclusione del suo intervento ha affermato che “un direttore di una Rsa non può essere un’infermiera…Un direttore deve avere delle competenze molto più ampie rispetto alla Laurea in Scienze Infermieristiche. Perché il direttore è un direttore non è un’infermiera”. Queste parole offendono l’intera categoria professionale degli infermieri, non solo del territorio provinciale ma di tutta Italia».

«Gli infermieri oggi, oltre alla laurea triennale, si formano nelle migliori università italiane con percorsi post base (laurea magistrale, master di I e II livello, dottorato di ricerca) e per questo ricordiamo al signor Bernardi che i laureati magistrali in Scienze Infermieristiche intervengono con elevate competenze nei processi assistenziali, gestionali, formativi, organizzativi e di ricerca. Operano nel servizio sanitario nazionale e nelle altre istituzioni private con elevate competenze gestionali per le esigenze della collettività, così come riconosciuto anche dalla Legge 251/2000. Gli infermieri hanno sempre avuto a cuore la salute pubblica, ci sono e ci saranno in futuro per i cittadini, e per questo sono in grado di sviluppare nuovi modelli di presa in carico, sicuramente utili a una struttura sanitaria come quella di Carrara».

«Ricordiamo, infine, al signor Bernardi che in Italia infermieri, laureati magistrali, sono direttori generali di grandi aziende pubbliche, come ad esempio il collega dottor Mauro Filippi dell’Aulss 4 Veneto Orientale, oltre che professori associati e ordinari nelle migliori università italiane e ottimi rappresentanti pubblici (consiglieri-assessori comunali-regionali, sindaci, deputati e senatori in Parlamento). Per tutto questo il nostro ordine richiede al signor Bernardi chiarimenti ulteriori circa le sue riflessioni e auspichiamo, quanto prima, le sue scuse pubbliche verso la nostra categoria professionale, riservandoci di adire altre strade a tutela della professione infermieristica, anche alla luce di quanto fatto dai nostri professionisti per i cittadini durante l’emergenza pandemica che stiamo vivendo».

Sulla stessa linea il Comitato salute pubblica Massa-Carrara che «stigmatizza con forza il pregiudizio che ancora sembra esistere sulla professionalità degli infermieri. Pare impossibile che, a distanza di ben 21 anni dal pieno riconoscimento delle professioni infermieristiche, un consigliere comunale non si sia ancora reso conto del percorso universitario obbligatorio per questa professione e che la laurea magistrale infermieristica sia abilitante alla dirigenza. La pandemia, che ancora stiamo vivendo, dovrebbe aver insegnato anche ai più renitenti che il personale sanitario è indispensabile per tutti i cittadini e la loro salute. Non capiamo dunque il senso di denigrare e disprezzare una professione, che tanto si spende ogni giorno per il bene più prezioso per ognuno di noi: la salute. Ci auguriamo pertanto che il consigliere comunale ammetta prontamente il suo errore e si scusi».

La replica di Bernardi
A stretto giro è arrivata la replica di Bernardi: «Nessuno mi mette il bavaglio tantomeno l’Ordine degli Infermieri attraverso le minacce di adire alle vie legali. E non chiedo scusa perché durante il Consiglio comunale, nel criticare un bando cucito su misura, ho espresso un mio convincimento soprattutto per i titoli di studio inseriti ad hoc nell’ultimo concorso. Sorprede che il presidente dell’Ordine degli Infermieri, tutto preso dalla difesa della categoria, incongruente e confusionario, prima sostiene di non voler entrare nel merito politico, dopodiché interviene su dichiarazioni politiche di un consigliere comunale nel ruolo principe delle sue funzioni, cioè su un’interpellanza rivolta al sindaco chiedendo l’annullamento della nomina della direttrice. Ridicolo peraltro – prosegue – il passaggio successivo quando l’ignoranza di chi scrive emerge nel sostenere che “gli infermieri sono in grado di sviluppare nuovi modelli di presa in carico utili ad una struttura sanitaria come quella di Carrara “soprattutto perché la Rsa Regina Elena è una struttura socio-sanitaria. Il direttore di una residenza socio-sanitaria occorre sapere, è responsabile del coordinamento organizzativo, gestionale e amministrativo del servizio. Agisce in base agli obiettivi e agli indirizzi definiti dal consiglio di amministrazione, è responsabile della progettazione e della pianificazione, degli appalti, degli affidamenti e dei bandi di concorso per assumere personale. Oltre alla vigilanza sugli aspetti qualitativi della sicurezza e ora sulle norme anti-covid. Nel curriculum della nuova direttrice Antonella Cordiviola non ho trovato queste esperienze lavorative e nemmeno nel corso di laurea infermieristica magistrale, per cui sono sempre più convinto che un infermiere non possa fare il direttore amministrativo di una casa di riposo. Incredibile e fuori luogo poi la conclusione della presa disposizione dell’Ordine che, per valorizzare la categoria, tra le possibilità di carriera degli infermieri prende in considerazione pure la carriera politica: per fare il senatore in Italia per ora ci vogliono i voti, non ci vuole la laurea».