LiguriaNews Genova24 Levante News Città della Spezia Voce Apuana TENews

Museo Civico del Marmo a rischio: «La nuova sede inadeguata»

A far scattare l'allarme Italia Nostra Apuo-Lunense schierata contro lo smembramento e il trasferimento del sito storico

CARRARA – È recentemente uscito il volume XLIII degli “Atti e Memorie” curato dalla Deputazione di Storia Patria per le Antiche Province Modenesi (con sede distaccata anche a Massa). Uno degli studi lì pubblicati riguarda Carrara: “La collezione marmologica lunense nel museo Fabbricotti a Carrara” di Enrico Dolci. L’autore, specialista in Marmologia Archeologica ed Artistica, esamina i numerosi reperti marmorei raccolti dai Fabbricotti a Luni, tra il 1879 ed il 1910, nelle aree di loro proprietà e quindi esposti da Carlo Andrea, figlio di Carlo, nel museo privato “Carlo Fabbricotti”, annesso alla loro villa carrarese del Colombarotto. Il museo arrivò a contenere circa diecimila reperti, per lo più materiali marmorei recuperati nell’area urbana della Luni romana, ma, in parte, anche acquisiti da privati sarzanesi, a loro volta autori di scavi nei terreni lunensi di loro proprietà.

L’analisi di Dolci si focalizza sulla raccolta di un centinaio di “marmette”, frammenti marmorei di lastre pavimentali e di rivestimenti parietali: quanto resta di una più vasta raccolta andata perduta. L’analisi delle ”marmette” conferma quanto già documentato da recenti ricerche dello stesso Dolci: nell’edilizia pubblica e privata della Luni romana erano presenti quasi tutti i marmi bianchi e colorati, apuani e non, e il livello qualitativo delle costruzioni lunensi databili ai primi secoli dell’età imperiale era decisamente alto. Una indubbia testimonianza dell’importanza economica e sociale delle attività marmifere dei lunensi sulle montagne di Carrara.

Il crollo dell’impero economico dei Fabbricotti portò, nel 1938, alla cessione del museo al Comune di La Spezia, che lo collocò, adeguatamente, nel Museo del Castello S. Giorgio. Nel 1988 Dolci pubblicò un’edizione critica del “Manoscritto Fabbricotti”, un dattiloscritto redatto da Carlo Andrea e mai pubblicato, nel quale si narra la storia degli scavi effettuati a Luni e si descrivono nel dettaglio i “tesori” allora esposti nel museo privato di Carrara. Il volume, pubblicato dal Lions Club Sarzana, è la sola testimonianza che resta a Carrara del grande museo privato.

«Purtroppo, – spiega Italia Nostra – anche il Museo Civico del Marmo corre il rischio di “scomparire”, se l’attuale amministrazione darà seguito al suo più volte annunciato smembramento, inevitabilmente foriero di dispersione dei materiali ivi raccolti a partire dal 1982, anno della sua istituzione da parte del Comune di Carrara. Non troviamo alcuna spiegazione sensata al trasferimento del Museo nel seicentesco Palazzo Pisani: Italia Nostra lo ha più volte denunciato, giudicandolo culturalmente immotivato e ritenendo la nuova sede inadeguata per spazi, peraltro privi di aree all’aperto, e per collocazione. Nessuna risposta e nessuna spiegazione ci è stata fornita. Forse, le vere motivazioni non sono dicibili; del resto, non è una novità lo scarso interesse di Carrara per l’archeologia del marmo, che è davvero la nostra peculiare specificità culturale, destinata invece a essere cancellata o, quanto meno, banalizzata. »