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«Tagliato senza autorizzazione un pezzo di montagna. Con il tacito consenso del Comune»

Tam Cai di Massa, Italia Nostra, il Grig e La Pietra Vivente si scagliano contro il concessionario e l'amministrazione comunale: «Distrutta un'area di indubbio valore paesaggistico»

MASSA – E’ uno scontro per il quale, al momento, non si intravede una fine quello tra associazioni ambientaliste e il mondo dell’estrazione marmifera sulle Apuane. Questa volta a scagliarsi contro un concessionario di una cava al Passo del Vestito e contro il Comune di Massa, reo di aver dato tacito consenso a “distruggere un’area di indubbio valore paesaggistico”, sono il Tam Cai di Massa, Italia Nostra, il Grig e La Pietra Vivente. “Le associazioni ambientaliste, in primis cittadini – affermano le associazioni – si interrogano sul regalo fatto al concessionario. Era stato infatti approvato un piano estrattivo che interessava anche i 20.000 mq di terreno in affitto concesso a 1.100 euro l’anno, che non potevano essere coltivati, ma il referente comunale, presente alle conferenze di servizio, ha taciuto sul contenuto dell’atto. Non solo, l’imprenditore ha tagliato senza nessuna autorizzazione un pezzo di montagna per creare un deposito blocchi e il Comune generosamente gli ha concesso di trasportare gratis per 18 mesi (6/7 camion al giorno) il materiale derivante dal taglio. Il Comune consente oggi, con questa vendita, che il prezzo della cava ferma per i gravissimi abusi e non riattivata entri nel portafoglio del concessionario e non in quello dei cittadini massesi. Non conosceremo mai a quanto ammonta il danno erariale, a parte il prezzo di vendita registrato dal notaio”.

“Un Comune attento alla tutela ambientale l’avrebbe caducata e non riattivata – concludono le quattro associazioni – Un Comune votato agli interessi economici dei cittadini l’avrebbe caducata e messa all’asta”.