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Green pass obbligatorio per la vita sociale, la confusione dei titolari dei locali: «Non vogliamo fare i “controllori”»

Dal 6 agosto il certificato verde servirà per il consumo al chiuso nei locali, per andare in palestra, al cinema e allo stadio. Nel mondo della ristorazione apuana le reazioni sono eterogenee

MASSA-CARRARA – Dal 6 agosto non basteranno più mascherina e distanziamento per l’accesso alla vita sociale. Alle misure anti-covid che da un anno e mezzo a questa parte sono entrate a far parte della routine degli italiani, e che fino ad oggi hanno consentito di consumare al chiuso in bar e ristoranti, di andare in palestra, al cinema o allo stadio, si aggiungerà l’obbligo di green pass (o “certificato verde”). Si tratta, lo ricordiamo, del certificato introdotto dal decreto anti-Covid del 22 aprile 2021 che serve a dimostrare una delle seguenti tre condizioni: l’avvenuta doppia vaccinazione, l’avere contratto il virus entro sei mesi o l’aver effettuato un tampone con esito negativo nelle precedenti 48 ore.

Con il nuovo decreto approvato dal consiglio dei ministri lo scorso giovedì sera e annunciato dal premier Mario Draghi, tra poche settimane le regole si fanno dunque sempre più stringenti. Nel dettaglio, il green pass sarà obbligatorio con una dose di vaccino per tutti i cittadini che hanno più di 12 anni nei ristoranti al chiuso e nei locali dove si consuma al tavolo, per assistere agli spettacoli al cinema e a teatro, per partecipare a eventi e competizioni sportive, per andare nelle piscine, nelle palestre ma anche a fiere, sagre, convegni e parchi divertimento. Nei ristoranti sarà necessario presentare la certificazione verde sia per i clienti, sia per i lavoratori.

Una vera e propria rivoluzione, dettata da una parte dall’andamento della campagna vaccinale, con un numero sempre crescente di soggetti immunizzati, e al tempo stesso dalla preoccupazione che la circolazione delle varianti possa portare in autunno ad un nuovo sovraffollamento delle strutture sanitarie. Una decisione per certi versi drastica, da parte del Governo, che a Massa-Carrara ha suscitato le reazioni più eterogenee. “Forse andrò controcorrente rispetto alla maggioranza dei miei colleghi – dichiara Alessandro Gatti di Ale’s Pizza, a Marina di Massa – ma io preferisco il green pass ad altre chiusure. Non sono d’accordo che anche queste misure siano prese per le solite categorie quali ristoranti, cinema e teatri, mentre altre cose, come i supermercati, non rientrino. Non sono d’accordo neanche sul fatto che saranno i gestori a doversi assumere l’onere di controllare. Non è facile chiedere un documento così delicato, sia con una prenotazione telefonica che con un cliente che si presenta lì. Poi non sappiamo come comportarci con lo staff, il 5 agosto tutti i membri avranno completato il ciclo vaccinale, tranne uno che dovrà mettersi in lista. Ma se qualcuno avesse un dipendente contrario contrario vaccinazione? Va messo in ferie? Come ci si dovrebbe comportare? Credo che anche lo Stato debba accelerare le vaccinazioni, perché si rischia di non lavorare. In ogni caso, sempre meglio il green pass che le chiusure”.

Dello stesso avviso è Gianmaria Menconi, titolare del Bristol Lounge Caffè a Marina di Carrara: “Il green pass, alla fine, è la cosa giusta da fare – sostiene -. Lo scorso anno ci siamo trovati nuovamente in emergenza a ottobre, quest’anno rischiamo che accada già a fine agosto. Insomma, la mossa da fare è questa: è l’unico modo per uscirne”.

Non ci sta invece Giuliano Pratesi del Follemente, a Marina di Carrara: “Assolutamente contrario – afferma – la nostra categoria è stata fin troppo messa a dura prova. Ci siamo tutti indebitati e stiamo facendo i salti mortali per rimanere in piedi e continuare a dare lavoro: non intendiamo fare anche i “controllori””. Pratesi e tutto il suo personale, tuttavia, sono vaccinati e invitano i loro clienti a fare lo stesso: “Altrimenti – dice – non usciremo più da questa situazione. Chi non si vaccina, però, non deve essere allontanato dai locali”.

E gli fa eco il collega de La Maison Diego Crocetti, anche lui preoccupato per le modalità con le quali il gestore di un ristorante dovrebbe verificare il possesso del green pass. “Chi va al tavolo a controllare? – si chiede -. il titolare? E in quel caso, avrei il potere di farlo? C’è ancora troppa incertezza, è tutto questo non fa che aumentare le divisioni fra i cittadini, in un momento in cui, al contrario, servirebbe unirsi. In generale credo che il green pass rappresenti un’importante limitazione alla libertà ed anche alla privacy delle persone, e che influirà negativamente sul turismo. Sono assolutamente contrario, e mi è difficile immaginare un ristoratore che accetti questa misura”.