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Caccia al cinghiale, i fruitori del bosco (cacciatori compresi) chiedono il posticipo a novembre foto

La petizione: «La sicurezza, in questo tipo di attività, è uno degli elementi imprescindibili, di cui non si può non tener conto, e ottobre è il mese autunnale per eccellenza per la raccolta dei prodotti del sottobosco»

MASSA-CARRARA – Caccia al cinghiale, i cacciatori (e non solo) chiedono il posticipo dell’apertura a novembre. Con una lettera e una corposa raccolta di firme indirizzata a Filippo Merlini, presidente dell’Ambito Territoriale di Caccia di Massa, esponenti della società civile, appassionati della natura, cercatori di funghi, cacciatori, nonché escursionisti, hanno portato all’attenzione delle autorità preposte le problematiche «che si riscontrano, ormai sistematicamente, agli inizi della stagione autunnale. Infatti, proprio a partire dai primi giorni di ottobre, nella nostra provincia si è costretti a limitare le uscite nei boschi e nelle nostre vallate poiché, per 3 giorni alla settimana (mercoledì, giovedi e domenica) viene esercitata la caccia al cinghiale».

«Nulla da eccepire in punto di diritto anche perché l’attività venatoria, oltre ad essere una tradizione antica, ricca di valori e molto sentita specie nei nostri territori, è importante per mantenere i giusti equilibri nell’ecosistema. Occorre, pero’, a nostro avviso, armonizzare al meglio le esigenze di tutta la comunità provinciale, che annovera persone con diverse passioni ed interessi. Ed è proprio in questa direzione che va la nostra richiesta. Infatti – continua la lettera – si ritiene che posticipando l’apertura della caccia al cinghiale al mese di novembre (a differenza di come accade adesso che, invece, viene aperta ad ottobre), come del resto succede nella stragrande maggioranza degli Ambiti Territoriali di Caccia della Regione Toscana, si avrebbe un giusto contemperamento delle diverse esigenze. Inoltre, essendo il bosco più spoglio con consequenziale aumento di visibilità, la sicurezza pubblica ne trarrebbe beneficio, vedendo diminuito ogni ragionevole rischio correlato».

«La sicurezza, in questo tipo di attività, è uno degli elementi imprescindibili, di cui non si può non tener conto, e ottobre è il mese autunnale per eccellenza per la raccolta dei prodotti del sottobosco (castagne, funghi, tartufi…), con inevitabile presenza dell’uomo nelle nostre vallate. Senza considerare che, per le stesse squadre di caccia al cinghiale, sarebbe molto più agevole riuscire a concorrere in modo fattivo al piano di assestamento e prelievo previsto dal Comitato di Gestione dell’Atc, proprio in ragione della maggiore vulnerabilità degli ungulati connessa alla caduta delle foglie dagli alberi. Anche le stesse temperature climatiche depongono in senso favorevole per un posticipo dell’apertura della caccia al cinghiale al mese di novembre. A detta degli stessi cacciatori, spesso accade che, durante le giornate calde del mese di ottobre (oramai divenute una costante con i cambiamenti climatici in atto nel nostro pianeta) parte degli ungulati abbattuti vengano letteralmente buttati poiché le loro carni, sebbene non esposte al sole, si deteriorino a causa della calura e dell’imperversare dei mosconi. Ciò in totale contrasto con quella che dovrebbe essere la vera etica venatoria e il rispetto della spoglia. Per le ragioni sopraindicate – conclude la lettera – si invita il presidente dell’Atc di Massa a posticipare l’apertura della caccia al cinghiale al mese di novembre, come avviene nella stragrande maggioranza delle altre province».