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Qualità fiumi, Arpat: lieve miglioramento per Carrione e tratto finale Frigido. Più problemi al monte foto

Un confronto eseguito dall'agenzia regionale tra la situazione nel 1982 e i dati recenti mostrano che l'impatto delle cave si conferma predominante

MASSA-CARRARA – L’impatto delle attività di estrazione marmifera sulla qualità biologica dei fiumi apuani si conferma predominante.  Lo confermano gli ultimi studi di Arpat e, in particolare, il confronto tra il monitoraggio biologico svolto dal 2017 al 2019 nell’ambito del “Progetto Cave”, i risultati del monitoraggio delle acque superficiali della rete regionale e i dati di uno studio effettuato dall’ex servizio multizonale di prevenzione Usl 1-2 di Massa nel 1982. Dai monitoraggi emergono sostanzialmente due risultati: rispetto al passato, quando avveniva lo scarico della marmettola da parte delle attività produttive prossime ai fiumi, si osserva un lieve miglioramento della qualità ecologica nel Carrione e nel tratto finale del Frigido. Al contrario, è peggiorata la qualità nelle due stazioni a monte sul Frigido. Ed è soprattutto qui che emerge l’impatto dell’attività di estrazione.

La presenza abbondante di marmettola, ovvero la polvere prodotta dall’estrazione e dalla lavorazione del marmo, è una caratteristica storica dei fiumi apuani. Queste particelle finiscono per intorbidire le acque e ricoprire i substrati, con effetti sull’ambiente fluviale e sulle componenti della catena alimentare. La marmettola, infatti, riduce l’ossigenazione delle acque e impedisce la crescita di alghe e piante, oltre a danneggiare direttamente gli organismi stessi occupando gli interstizi dell’alveo utilizzati come rifugi o aree per la riproduzione.

Il “Progetto Cave”, dal 2017 al 2019, si è focalizzato sugli effetti della presenza di marmettola in 12 corsi idrici dell’areale apuano, dove si concentrano le cave di marmo. E i dati più preoccupanti sono emersi proprio dall’analisi di Frigido e Carrione. Per quel che riguarda il tratto terminale del Frigido, nel 1982 le due stazioni più a valle (9-10) risentivano parecchio degli scarichi di marmettola. Le due stazioni erano localizzate una a monte ed una a valle dell’attuale MAS 026.  Quest’ultima è stata monitorata anche nel quadriennio 2003-2006, quando era stato riscontrato un graduale miglioramento probabilmente dovuto all’abbandono della pratica di scarico. Nel 2017, invece, nell’ambito del Progetto Cave, la stazione MAS 026 ha raggiunto la classe IV (“ambiente molto alterato). Le ragioni? Probabilmente l’esecuzione di lavori di manutenzione in alveo in estate. E’ seguito un nuovo miglioramento, che ha portato la stazione a raggiungere, nel 2019, la classe intermedia “ambiente alterato/ambiente con moderati sintomi di alterazione”.

Passando al Carrione, il monitoraggio del 1982 si è concentrato su due stazioni poco più a valle delle 3 e 5 analizzate nell’ambito del Progetto Cave. Ebbene, 40 anni fa le acque erano già particolarmente torbide e la marmettola ricopriva i massi che formavano l’alveo. La classe identificativa era la 4′, la quale indicava un ambiente estremamente inquinato. Nell’ambito del Progetto Cave, dal 2017 al 2019, il Carrione, sia sul ramo di Torano che su quello di Colonnata si confermava come “ambiente alterato” (classe III). La stazione relativa al ramo di Colonnata è inserita inoltre nella rete regionale di monitoraggio delle acque superficiali, e mentre nel 2016-2018 presentava uno stato ecologico sufficiente, nel 2019 ha subito un peggioramento fino a tornare, come nel triennio 2010-12, ad uno stato ecologico scarso.