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«Nessun ristoro dal governo per un errore nel decreto: così non possiamo rimanere aperti»

La decisione della rinomata pasticceria La Rosa di Caniparola, che si è vista negare gli aiuti per un ostacolo di carattere burocratico: «Nella lista manca il nostro codice Ateco e nulla è valso contattare l'Agenzia delle Entrate per evidenziare il refuso»

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CANIPAROLA – Continua a preoccupare la situazione di baristi e ristoratori apuani, alle prese con le difficoltà economiche dovute alle chiusure obbligate e con ristori insufficienti, per molti, a coprire le spese fisse. Ad alcuni, addirittura, questi ristori non sono proprio arrivati. E’ il caso della rinomata pasticceria “La Rosa” di Caniparola (Fosdinovo), a 10 metri dal confine con il Comune di Sarzana. A riferirlo è il commercialista dell’azienda, Mario Bonelli: L’azienda dei coniugi Pardini, ristrutturata da poco – spiega -, svolge l’attività di produzione di pasticceria fresca, con dipendenti (quattro), Codice Ateco 107120, attività principale, costretta a limitare drasticamente l’attività di vendita ed erogazione di servizi a seguito dei dpcm governativi. Ma non è tutto: il titolare, ha riscontrato inoltre, che scorrendo i codici Ateco del decreto Ristori Bis, non si trova il codice 107120, e pertanto non gli spetta alcun contributo da parte dello Stato”.

Oltre il danno, quindi, anche la beffa. “E nulla è valso contattare l’Agenzia delle Entrate della Spezia e di Massa-Carrara per evidenziare il refuso –  specifica Bonelli – Sicuramente questo ha reso ancora più accesa la decisione del titolare di chiudere l’attività senza indugio, e mettere in cassa integrazione i quattro dipendenti, per non influire negativamente sul conto economico della azienda. Non si comprende nel caso specifico con quale criterio, questo governo ha ammesso ad usufruire degli indennizzi alcune aziende e altre no”.

Secondo il commercialista, quanto accaduto alla pasticceria di Caniparola non sarebbe un caso isolato: “Sono veramente tantissime le realtà che per qualche ostacolo di carattere burocratico non sono riuscite ad ottenere tale ristoro, essenziale per la loro sopravvivenza. Sicuramente il titolare ricorrerà presso le commissioni tributarie al fine di vedere riconosciuto un diritto al pari di altri che gli spetta”.

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