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Filtraggio marmettola, Tam Cai Massa: «Nuovo impianto al Cartaro non è la soluzione»

MASSA – «Abbiamo appreso dai giornali che è entrato in azione al Cartaro il nuovo impianto di filtraggio della marmettola. Vale la pena ricordare che era il marzo di questo anno quando i Carabinieri Forestali rilevavano che “il gestore non ha rispettato le norme di legge che indicano le quantità ed i tempi previsti per lo
stoccaggio temporaneo di questi residui all’interno di un impianto produttivo.” In base a questo fu informata la Procura della Repubblica ed è stato prescritto di provvedere in tempi congrui ad un “ravvedimento operoso” secondo quanto previsto nel Testo Unico Ambientale.» Ad attaccare il nuovo impianto è il Comitato per la tutela dell’ambiente toscano del Cai, sezione di Massa.

«Riconoscendo che Gaia ha provveduto a mettersi in regola evitando probabilmente il processo penale per reati ambientali, – prosegue il Tam – come Tam del Cai di Massa vogliamo mettere in evidenza due fatti.
Prima di tutto che ancora una volta lo ha fatto a spese dei cittadini, quando è oramai accertato da dove proviene l’inquinamento della sorgente del Cartaro, cioè dalle cave. Secondariamente rileviamo che nonostante i toni entusiastici riservati alla messa in opera del nuovo impianto, il problema dell’inquinamento delle sorgenti rimane, viene certamente evitato che tale inquinamento arrivi direttamente nelle nostre case, ma l’inquinamento c’è. Paradossalmente è proprio questo nuovo impianto, del tutto simile a quello che alcune cave hanno installato nei piazzali per smaltire la marmettola prodotta, che testimonia quanto le nostre sorgenti, anzi la più grande sorgente gestita da GAIA, subisca un inquinamento direttamente legato all’escavazione.»

Era diverso l’intervento che la sezione si sarebbe aspettata: «Diciamo questo perchè sinceramente, anche a seguito della denuncia dei Carabinieri Forestali, ci saremmo aspettati un intervento serio e costruttivo da parte delle autorità competenti, nessuna esclusa. Ci saremmo aspettati che l’evidenza dei fatti avesse portato consiglio per chi ha a cuore la salvaguardia del nostro territorio, delle nostre acque, delle nostre sorgenti.
Ci accorgiamo invece che si allargano le braccia in senso di resa verso uno status quo che non si può, o non si vuole, cambiare. Non ci appelliamo più a chi ha poteri in merito, anche noi di fronte alla loro inerzia allarghiamo le braccia, ma facciamo un appello alla cittadinanza: 200’000 è costato questo impianto, 350’000 euro all’anno per mantenere l’intero impianto del Cartaro sorto quasi esclusivamente per ripulire l’acqua dalla marmettola. Toccherà a noi pagare per godere di un diritto che è sancito dalle leggi internazionali, cioè il diritto all’acqua potabile, diritto che ci è negato da chi inquina le fonti.
Ci appelliamo – conclude il Tam – a tutte le cittadine e cittadini perché questa non è più solo una questione ambientale, ma tragicamente una questione di giustizia sociale»