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Marmo, Confindustria: «No all’odio contro cavatori e imprese»

MASSA-CARRARA -“E’ legittimo manifestare le proprie opinioni con ogni strumento non violento ed è legittimo manifestare la propria volontà di far chiudere le cave e smantellare il settore lapideo della provincia di Massa-Carrara. Quello che però non è accettabile è che con falsità e mistificazioni si crei, ad arte, un clima di intolleranza e violenza contro i cavatori e le imprese. Perché il confronto, anche fra posizioni radicalmente diverse, è sempre utile. E’ invece sempre dannosa e pericolosa questa continua aggressione basata su bugie contro chi lavora e chi fa impresa”. E’ quanto dichiarato dalla delegazione di Massa-Carrara di Confindustria a proposito delle iniziative di protesta organizzate oggi per chiedere la chiusura della cave.

“Questi pozzi pieni di odio vanno svuotati. Il mondo dei cavatori e delle imprese lapidee non è quello che alcuni bugiardi e violenti raccontano. E’ un mondo fatto di lavoro, impegno, passione, sacrificio e tanti investimenti. Le cave e i cavatori non sono “delinquenti” predatori come alcuni li vogliono disegnare. Il marmo è fatto da aziende che, al monte e al piano, hanno autorizzazioni nel rispetto delle legge e dei regolamenti di varie autorità statali, regionali e locali.”

“Ad esempio – spiega ancora Confindustria – il protocollo per la sicurezza dei lavoratori del marmo è uno dei più avanzati d’Italia e fa da modello anche per altre realtà produttive. Un protocollo frutto dell’incontro e del confronto costruttivo fra imprese, sindacati e istituzioni come ad esempio Regione, Prefettura, Magistratura, Comune, ASL, Vigili del Fuoco, Forze dell’Ordine. Così come non va dimenticato che per ottenere un’autorizzazione all’escavazione, in base a tutte le norme vigenti, bisogna presentare un progetto estremamente complesso che viene vagliato minuziosamente in una conferenza dei servizi dove sono presenti molti enti pubblici: dalla Regione al Comune, dall’ Arpat alla Asl. E lì vengono esaminati tutti gli aspetti possibili, dai titoli, alla stabilità dei fronti, alla regimazione delle acque, alle emissioni di polveri in atmosfera, alla valutazione di impatto ambientale, all’aspetto paesaggistico. E solo dopo che tutti questi esami sono stati positivamente superati si ottiene l’autorizzazione.”

Analoghi procedimenti autorizzativi sono necessari per le aziende che si occupano della lavorazione del marmo che sono sottoposte a diversi e numerosi controlli ed esami, sia nel momento di avvio sia durante l’attività, svolti da varie autorità locali, regionali e nazionali. “E’ una bugia – continua Confindustria – dire ad esempio che le Alpi Apuane sono devastate, perché tutte le cave messe insieme rappresentano meno del 2% del territorio delle Alpi Apuane dato che le aree estrattive interessano un’area di 20 Kmq mentre le Alpi Apuane hanno un’estensione di oltre 2000 Kmq. Senza dimenticare che negli anni l’escavazione è costantemente calata in quantità e aumentata in qualità perché le aziende e i lavoratori hanno migliorato anche grazie a ingenti investimenti la qualità dell’escavazione sia nella tecnica che nei metodi di lavorazione.”

“E’ un dato di fatto che oggi tutte le imprese lapidee sia al monte che al piano siano dotate di certificazioni ambientali e di sicurezza. Certificazioni date da enti terzi che si ottengono solo a fronte di dati certi e misure concrete. Ad esempio la certificazione Emas, che molte aziende di escavazione hanno ottenuto, essendo pubblica, viene rilasciata da Ispra a seguito di verifica e sopralluogo eseguito da Arpat che in maniera molto puntuale analizza tutti i risvolti ambientali in ogni singola fase del processo produttivo. E l’ente certificatore esegue controlli periodici di verifica che le prescrizioni siano eseguite sempre e correttamente altrimenti la certificazione viene tolta.”

“Ed è una bugia che il marmo dia lavoro a poche persone e non sia un settore fondamentale dell’economia di Massa Carrara”. Il marmo (dati di di Camera di Commercio, Istat e Irpet) assicura il 24% del Prodotto Interno Lordo della nostra provincia con oltre 1.200 aziende e 5.000 lavoratori diretti e circa 3.000 lavoratori dell’indotto, e rappresenta il 2% del totale dell’export della Toscana quasi alla pari con la percentuale occupata dal vino toscano nel mondo. I dati ad esempio dicono che ogni anno dal marmo arrivano ai lavoratori del settore circa 145-150 milioni e si tratta di persone e famiglie che nel 90% dei casi vive a Massa Carrara. “Senza contare – spiega Confindustria – le ricadute più ampie visto che ad esempio ogni anno oltre 630 milioni di euro vanno ai vari fornitori del settore marmo, fornitori e lavoratori che nel 75% dei casi sono aziende di Massa Carrara. In più dal marmo arriva ogni anno un contributo fondamentale alle casse pubbliche dei comuni che hanno cave nel proprio territorio: circa 30 milioni l’anno versati direttamente nelle casse comunali di cui circa 27 al Comune di Carrara.”

“Si tratta di traguardi ottenuti anche grazie alla moltiplicazione degli investimenti da parte delle imprese che stanno mettendo tante risorse anche nella ricerca tecnologica per incrementare le quantità e la qualità delle lavorazioni in loco. Perché è nello stesso interesse di chi fa impresa aumentare il valore del prodotto e non di svalutarlo. Sarebbe insomma più utile – conclude Confindustria –  per tutta la nostra comunità, se il legittimo confronto sul marmo e sul futuro della nostra economia provinciale fosse libero da bugie e pregiudizi, perché queste hanno come conseguenza non solo la cecità di fronte ai fatti oggettivi, ma anche la creazione di una cultura dell’odio e della violenza, contro il mondo del lavoro e delle imprese, che rischia di minare le basi stesse della nostra comune convivenza”.