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Cgil contro gli ambientalisti: «Chiusura cave un’utopia. Ma servono più posti di lavoro»

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CARRARA – “Non accettare provocazioni, discutiamo sempre nel merito dei problemi con una visione sociale collettiva”. Fillea Cgil interviene in merito alla manifestazione organizzata dal gruppo Athamanta per il 24 ottobre e agli striscioni apparsi sul cavalcavia del Viale XX Settembre.

“Naturalmente non condividiamo la manifestazione. E’ chiaramente una manifestazione con l’obiettivo di far chiudere le cave, e di conseguenza l’intero settore e il suo indotto, e far saltare i conti pubblici del comune di Carrara e di tutti i Comuni che sostengono il loro bilancio, e anche il sociale, principalmente sugli introiti del marmo. Manifestazione che naturalmente non tiene di conto e non condivide tutto il percorso fatto dal 2014 con la Regione Toscana, il Comune di Carrara, le organizzazioni degli imprenditori e le organizzazioni sindacali che rappresentano i
lavoratori per regolamentare il settore tenendo di conto dell’ambiente, del lavoro e della sicurezza sul lavoro. Questi provvedimenti legislativi regionali in materia di cave e gli strumenti di programmazione regionale come il piano cave sono stati essenziali per tradurre nei fatti le nostre richieste storiche come quella che il 50% dell’estrazione avvenisse in loco in filiera; che l’escavazione del marmo avesse urgenza di regole era necessario, lo abbiamo detto più volte rafforzandolo anche con delle mobilitazioni e scontrandoci con molti interessi e con proprietari di cava che non hanno ancora digerito queste regole mentre abbiamo avuto apprezzamenti da altri che
hanno capito il problema e la necessità del cambiamento.

Detto questo non cascheremo, e invito i lavoratori a non cascare, nella trappola di procedere ad uno scontro fisico e verbale sui social o su striscioni (entrambi inopportuni) che giovano più a chi segue l’utopia di chiudere le cave che a chi, come noi difende il lavoro, ama l’ambiente e si vuole adoperare nel futuro che il rispetto di queste regole diventi la condizione imprescindibile per continuare ad estrarre marmo. Detto questo, non significa che tutto va bene, anzi, il settore deve fare più filiera, creare più posti di lavoro, al monte e al piano. Questo sì che è importante, e questo sì che, se non avviene, diventerà un problema. E i Pabe e il regolamento degli agri marmiferi del Comune di Carrara
auspichiamo ottengano questo risultato. Ribadiamo comunque che siamo e saremo sempre disponibili ad accettare il confronto, le ragioni e valutare le proposte di tutti per migliorare le cose che nel mondo marmo non vanno ma che però non partono dal presupposto che si risolvono i problemi dei cittadini del territorio chiudendo le cave. Non siamo d’accordo”.

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