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«Valori del marmo da rivedere». La proposta degli ambientalisti

Prosegue il dibattito a Massa: «Serve la tassazione blocco per blocco e controlli sulle paghe degli operai»

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«I valori del marmo sono da rivedere, serve la tassazione blocco per blocco e sono necessari i controlli sulle paghe degli operai per combattere il nero». In estrema sintesi è questa la proposta degli ambientalisti apuani Fabrizio Bertoneri, Nicola Cavazzuti, Alberto Grossi, Chiarella Lagomarsini, Florida Nicolai, Franca Leverotti ed Elia Pegollo, in seguito alle polemiche sull’apertura di nuove cave decisa dal Comune di Massa sulla base di un’indagine del Centro di Geotecnologie di Siena. Riportiamo di seguito l’intervento integrale degli ambientalisti.

L’amministrazione di questa città ha approvato i nuovi valori della tassa marmi, utilizzando un’indagine del Centro di Geotecnologie di Siena. Un’elaborazione priva di valore scientifico e, dunque, inaccettabile. Porla, poi, come chiusura del Regolamento in approvazione, e dunque come un dato cristallizzato, è un insulto. Solo alcune considerazioni.
1) Per ogni cava è stata definita la produzione in blocchi, semisquadrati e informi, ma si omette il quantitativo di detriti prodotti. In questo modo, si occultano le cave di detrito, proibite dalla normativa regionale che impone un ridicolo rapporto minimo blocchi/scaglie pari al 25/75, nonostante le rese in galleria dichiarate dalle stesse Ditte siano da anni superiori anche al 50%. Falsare la resa in blocchi è un’inequivocabile strategia a danno dell’erario.
2) Nelle osservazioni al Piano Regionale Cave, l’assessore Baratta dichiara una media in blocchi del 18%, mostrando in tal modo di conoscere l’esistenza di cave che, violando la legge, producono solo detrito. Ma le cave con percentuali bassissime di blocchi non andrebbero chiuse, a partire da cava Vittoria che, di blocchi, ne produce zero?
3) Nel 2018 il Centro di Geotecnologie scrive di aver calcolato i quantitativi di marmo disponibili nelle Apuane “senza tenere conto della fratturazione, delle cavità carsiche, dei difetti del giacimento”. Su quali dati, allora, può ipotizzare la percentuale di blocchi, semisquadrati e informi nelle singole cave? È accettabile basarsi su percentuali solo ipotetiche? Per quale motivo i soli valori delle cave di cui è responsabile un geologo sono stati abbassati, a tavolino, su proposta del Comune? Le percentuali del Centro erano sbagliate e il Comune, attento e preparato, ha dovuto segnalarlo?
4) Il Centro attribuisce solo a Piastreta solo il 5% di Bianco P, quello di maggior valore nel Comune, solo 2.000 euro a tonnellata ogni blocco: perché? Si basa sulle autocertificazioni della Ditta, da sempre emesse senza controllo alcuno? Sparisce il Bianco P da cava Romana e da cava Padulello, nonostante pubblicamente reclamizzato nei siti delle rispettive Ditte: perché?
5) Il Centro escogita un sistema davvero fantasioso (purtroppo, non scientifico) per determinare la tassa marmi della singola cava. Dapprima ipotizza, per ogni qualità di marmo presente nel sito, quanti blocchi, quanti semiblocchi, quanti informi si estraggono; attribuisce poi un valore diverso, a scendere, per ciascuna tipologia (ovviamente non considerando che, del Bianco P, si utilizza anche la singola scaglia per il caro estinto) e procede quindi alla media dei diversi valori. Questo calcolo viene fatto per ogni tipologia di marmo presente e la cava pagherà sulla media delle medie!
6) Il Centro ipotizza che, essendo presenti nella stessa cava più tipologie di marmo, si scavino contemporaneamente tutte (anche quella di infima qualità), ignorando che conviene scavare prioritariamente il marmo più pregiato e dedicarsi a quello di minore valore solo nel caso intercetti il filone di pregio. Sembra ignorare che, per inseguire il marmo più costoso, non si rispetta il piano estrattivo: nel caso del bianco P di Romana si è entrati addirittura in area Parco; il Padulello ha scavato e scava da decenni in ZPS; Piastreta è al limite della ZPS …e ci aspettiamo che il Parco, se non l’ha già fatto, cambierà i confini del Parco e financo delle ZPS a favore degli imprenditori. Ad oggi propone lo scavo in galleria in ZPS.
Per concludere. Alla Destra, che si picca di distinguersi dalla Sinistra che l’ha preceduta, rivolgiamo alcune domande: questi calcoli le risultano sostenibili? Perché, pur in questa asserita volontà di discontinuità, continua ad utilizzare il Centro di Geotecnologie assunto dalle precedenti Amministrazioni? Forse perché gradito ai concessionari di cava che, negli anni, hanno intrattenuto rapporti con il Centro? Perché lo si continua a pagare (vedi la recente determina per riaprire 9 cave storiche) per ricerche condotte ormai da anni e pagate dalla Regione?
Vuole, la nuova Amministrazione, non impoverire la città? vuole evitare i 12 milioni di euro di evasione di una cava che deve necessariamente passare dalla pesa, la sola, a tutt’oggi, oggetto di attenzione della Finanza?
Allora, imponga nel Regolamento la tassazione blocco per blocco; imponga telecamere all’uscita di tutte le cave, funzionanti tutti i giorni (da noi si lavora anche la domenica), notte e giorno (i camion, caricati la sera, scendono dal monte prima dell’alba); si doti di pese elettroniche non manipolabili e, soprattutto, imponga nel regolamento il controllo annuale dell’escavato, con mappe redatte dai geologi, da verificare ovviamente in cava da parte di personale qualificato. Non solo, come nel regolamento degli anni 1970, estenda il controllo al libro paga degli operai, perché anche da noi ci sono operai in nero.
Per non continuare ad impoverire la città, questo è solo l’inizio.

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