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Mafie a Massa-Carrara: disoccupazione e povertà le favoriscono

È scritto su un'approfondimento condotto da Marco Antonelli dell'Università di Pisa per il terzo rapporto sulla criminalità in Toscana

Uno storico problema di disoccupazione e povertà e una forte dipendenza da alcuni settori economici, quello lapideo su tutti. Queste, in sintesi, le caratteristiche del territorio di Massa-Carrara che, secondo quanto emerso dal terzo rapporto sui fenomeni di criminalità e corruzione in Toscana relativo all’anno 2018, hanno contribuito a spiegare l’azione delle organizzazioni criminali.

Un primo elemento da considerare, secondo l’approfondimento condotto da Marco Antonelli (Università di Pisa), è che la provincia apuana si trova al confine tra tre regioni (Toscana, Liguria ed Emilia-Romagna), una posizione che la rende crocevia commerciale e punto di incontro tra alcune importanti città del Centro-Nord Italia (Firenze, Parma, Genova). Proprio la collocazione geografica potrebbe essere una delle cause delle difficoltà occupazionali che, specialmente nell’ultimo periodo, hanno caratterizzato il territorio. Si consideri infatti che fino al 2017 la provincia deteneva il tasso di disoccupazione più alto di tutto il Centro Nord (quella giovanile al 48,9%).

Guardando all’economia, i dati della Camera di Commercio segnalavano a settembre 2018 un calo delle esportazioni pari al 3%, contrariamente alle tendenze positive della Toscana e dell’Italia nel suo complesso. Parallelamente, negli ultimi anni si è sviluppato il turismo, con una crescita degli arrivi dell’1,5% nel comune di Massa e del 22% nel comune di Carrara. Leggera flessione nel settore edilizio, più netta nell’artigianato. Un ruolo rilevante è da attribuire al porto di Marina di Carrara, dove ogni anno circa il 78% delle tonnellate di merci movimentate riguardano il settore lapideo. E, proprio a proposito del marmo, nel 2017 l’escavato dalle cave carraresi ammontava a 3.183.405 tonnellate, il valore più basso degli ultimi decenni. Negli ultimi anni il livello di produzione è rimasto stabile, ma il settore continua a non investire nell’industria 4.0, continuando così ad impedire l’inizio di un percorso di innovazione.

Altro aspetto caratterizzante la provincia è relativo alla competenza territoriale da parte degli organi preposti al contrasto delle associazioni mafiose. Massa-Carrara fa parte infatti del Distretto di Corte di Appello di Genova e ospita diversi uffici giudiziari (Tribunale Di Massa, U.N.E.P. presso Il Tribunale Di Massa, Procura della Repubblica presso il Tribunale Di Massa, Ufficio di Sorveglianza di Massa, Uffici del Giudice di Pace di Massa, di Carrara e di Pontremoli). Per questo motivo, formalmente la competenza in materia di antimafia ricade sugli uffici della Direzione Distrettuale Antimafia di Genova e sugli organi di polizia presenti nel medesimo distretto. Ma la suddivisione delle competenze determina un certo livello di inefficacia quando si tratta di porre in essere azioni repressive.

Come evidenziato nel “Secondo rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione in Toscana – anno 2017”, la provincia di Massa-Carrara “è l’unica a presentare un aumento in tutti quegli indicatori che misurano fenomeni di intimidazione e violenza criminale”. Si tratta di un interessante caso di analisi – scrive Antonelli – soprattutto perché nel territorio agiscono contemporaneamente gruppi di criminali molto diversi fra loro. In passato è stata riconosciuta un’associazione a delinquere di stampo mafioso autoctona, comandata da un soggetto di origine catanese e operante tra le provincie di La Spezia e Lucca. Per quel che riguarda gli altri gruppi criminali, la loro presenza è dovuta a fenomeni migratori. E’ il caso, ad esempio, di alcuni soggetti calabresi sottoposti alla misura del soggiorno obbligato, che hanno fatto da collegamento con il clan di origine.

Un ultimo elemento che viene evidenziato è la conformazione urbana della provincia che, ad eccezione delle città di Massa e Carrara, vede la presenza di piccoli centri urbani. E’ qui che le mafie trovano maggiori occasioni di insediamento, in particolare l’area dell’entroterra della Lunigiana. Secondo l’ex Procuratore di Massa, Aldo Giubilaro, infine, uno dei fattori che ha agevolato l’arrivo di questi criminali è «un elevato tasso di cautela» nelle denunce e una «diffusione della cultura della prevaricazione», che ostacolano in qualche modo l’azione della magistratura.