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Cava Fornace, il gestore: «Qui è tutto trasparente, basta diffamazioni»

Programma Ambiente Apuane: «Dati usati a casaccio e informazioni parziali». Il Comitato anti-discarica: «Non ci intimoriscono»

Cava Fornace, non si placano le polemiche. A questo proposito intervengono da Programma Ambiente Apuane Spa, la società che gestisce la discarica. «A seguito di notizie pubblicate dagli organi di informazione locale, dove si riportano dati parziali per sostenere tesi di parte, il consiglio di amministrazione di Programma Ambiente Apuane, afferma quanto segue: Programma Ambiente Apuane Spa, risulta “industria insalubre di 1° classe”, in virtù di un Regio Decreto del 1934, e del testo unico delle Leggi Sanitarie, il DM; 05/09/94, e la propria attività risulta nell’Elenco delle industrie insalubri di cui all’art. 216 del Testo Unico delle Leggi Sanitarie” insieme a “allevamenti di animali, carpenterie, carrozzerie, martellerie, salumifici e molte altre aziende “pericolosissime” per la salute pubblica. PAA nella propria AIA ha riportato tutte le procedure necessarie ad annullare remoti rischi legati a produzione di vapori, gas o altre esalazioni insalubri. Non si capisce, né si conosce quale parere di ASL (quale ASL) viene citato come “Finalmente, in risposta ufficiale, conferma che la discarica di Cava Fornace è una industria insalubre di prima classe”. La richiesta di parere igienico sanitario, è illogica, perché tale parere è “superato dall’A.I.A. medesima, che incide sul medesimo ambito di competenza, e permette in via autonoma al privato di operare (TAR Lombardia (BS) Sez. I, sent. 1767 del 12 dicembre 2008). Non è chiaro, inoltre, a cosa si riferiscono i valori di 2,3 ff/l, 1,7 ff/l, 2.0 ff/l citate dalla stampa: probabilmente trattasi dei valori di fibre aerodisperse totali, riportate nei certificati da noi prodotti, a seguito di prescrizioni regionali a Regione Toscana e ai Comuni di Pietrasanta e Montignoso, in cui viene utilizzata una tecnica (MOCF), seppur ufficiale non selettiva sulle fibre di amianto, e invece non viene citata la ricerca effettuata in tecnica SEM, altrettanto ufficiale ma selettiva per le fibre di amianto, ugualmente inviate ai Comuni interessati e alla Regione che riportano valori di fibre amiantiere pari a 0 ff/l in tutti i punti campionati».

Non si è fatta attendere la replica del comitato anti-discarica. La riportiamo di seguito integralmente.
Utilizzare i giornali, per intimorire le persone ostili ai propri interessi economici, è una forma antica e frequentemente usata per cercare di azzittire chi critica e denuncia l’esistenza di qualche problema e per evitare di rispondere nella maniera corretta. Il Comitato, invece, risponde con l’usuale innegabile verità. L’allegato tecnico dell’ AIA relativo all’ impianto di Cava Fornace, al punto 9.5, prescrive che la determinazione delle fibre di amianto vada eseguita secondo MOCF ( DM 06/09/94 ) e questo è l’unico metodo approvato per i controlli, secondo l’attuale autorizzazione, tant’è che nelle ultime analisi eseguite, i cui risultati sono stati forniti da PAA stessa, si riportano i valori che qui riscriviamo: piazzale di scarico 1,7 (ff/l) , area pesa 2,0 (ff/l), uffici 2,3(ff/l) e cancello 1,5(ff/l). Quindi non siamo davanti a valore zero e se vengono utilizzati altri metodi, NON PRESCRITTI, questo è un problema che la Regione Toscana dovrà risolvere.

La dovuta classificazione di industria insalubre di I classe è stabilita dalla legge e il fatto che fosse stata omessa nell’ AIA del 2012 ci sembra un fatto molto grave, per tutto quello che a livello di tutela ambientale ne potrà scaturire. Secondo la legge italiana, e vogliamo ricordarlo ancora una volta agli amministratori responsabili dei comuni e della Regione Toscana, le industrie insalubri devono essere isolate nelle campagne e lontano dai centri abitati. Questa discarica è classificata insalubre in base al punto B-100 , rifiuti solidi e liquami, deposito e trattamento, mentre ciò a cui fa riferimento PAA, circa le aziende elencate nel loro ultimo comunicato apparso sulla stampa si trova in un’altra categoria “attività industriali” ,al punto C , inoltre è già stata fatta chiarezza dal Consiglio di Stato che in una sua sentenza ha detto, in sintesi, che spetta al Sindaco, in questo caso a Lorenzetti e a Giovannetti, insieme alla ASL, di valutare la tollerabilità o meno delle industrie insalubri ed eventualmente adottare interventi finalizzati ad impedire situazioni di pericolosità (cds 6264 e 4687 del 2013), compresa la possibilità di spostare l’impianto in altra zona.

Tutto questo per giungere al nocciolo della questione. Il parere Igienico-sanitario era già stato riconfermato da sentenze più recenti: Tar Lazio 2009, Marche 2013, TAR Sicilia 2015, ma la ciliegina sulla torta, la mette il Consiglio di Stato con la sentenza 6824/2018 (quindi molto recente) che conferma che l’AIA non rimuove i poteri di autorità sanitari dei sindaci di Montignoso e Pietrasanta , che valutate le omissioni e/o mancanze nelle AIA ex provinciali, devono richiedere il riesame del’ AIA alla Regione Toscana, per poter integrare il parere Igienico-sanitario, ancora più obbligatorio visto che stiamo parlando di una industria insalubre di I classe e all’interno di questo riesame richiedere, come più volte fatto anche dalla Commissione di controllo, una VIA postuma, controlli più stringenti , centralina permanente per le fibre di amianto , maggior frequenza dei controlli ARPAT.
Di fronte a questo stato di cose, alla luce di tutte queste problematiche, ci chiediamo cosa stanno aspettando i Sindaci Lorenzetti e Giovannetti a inviare alla Regione Toscana la richiesta, firmata direttamente da loro, come prevede la legge, per un riesame AIA?