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Violenza sulle donne, in Lunigiana le italiane che chiedono aiuto sono il 70%

Nel 30% di straniere la maggior parte sono cittadine extracomunitarie. I dati degli accessi al Centro Donna sono stati resi noti dalla Società della Salute. Vallelonga: «Occorre non abbassare la guardia»

Domani è l’8 marzo, data in cui si celebra la “Giornata internazionale della donna”, e il direttore della Società della Salute della Lunigiana, Rosanna Vallelonga, interviene per ricordare la strada fatta dalle donne, ma anche l’esigenza di un nuovo approccio con le giovani generazioni. “C’è un filo rosso che ancora lega le origini della “Giornata internazionale della donna” ai giorni nostri – spiega Rosanna Vallelonga – ed è costituito dalla violenza. Dal rogo in cui persero la vita 123 donne operaie il 25 marzo 1911 nella fabbrica Triangle a New York alla violenta repressione poliziesca di una presunta manifestazione sindacale di operaie tessili sempre a New York nel 1857, l’Occidente è cambiato totalmente anche grazie alle lotte per l’emancipazione delle donne, che hanno portato un benefico rimescolamento dei ruoli tradizionali assegnati dalla società e sono riuscite ad occupare posti, anche di potere, impensabili fino a soltanto due secoli fa. A non cambiare, purtroppo, è un pensiero ancora radicato in troppi uomini che vedono la donna come una loro proprietà. Quindi, certamente occorre non abbassare la guardia sulla violenza di genere, ma non possiamo limitarci a questo, perché quello che serve alla società è diffondere una cultura di genere fondata su un modo sano di stare nelle relazioni fra le persone. E questo possiamo farlo soltanto rapportandoci con le giovani generazioni. Rimane il fatto che per costruire questo rapporto, dobbiamo essere vigili – conclude il direttore della SdS Lunigiana – nel preservare i diritti conquistati dalle nostre madri e dalle nostre nonne”.

Nel ruolo di collante con le giovani generazioni si pone il Centro Donna Lunigiana, gestito dalla SdS Lunigiana, che, da anni, cerca di dare aiuto e assistenza, attraverso un supporto concreto, alle donne vittime di violenza. Infatti, il prossimo obiettivo del Centro Donna Lunigiana è andare incontro ai più giovani, entrando nelle scuole per ascoltare ragazze e ragazzi e diffondere una cultura di genere basata su relazioni sane.

Per fare questo al meglio le operatrici del Centro Donna Lunigiana seguono periodicamente dei corsi di formazione, l’ultimo dei quali, organizzato dalla Prefettura di Massa-Carrara, si è concluso nel gennaio scorso, facendo emergere l’esistenza e l’esigenza di una rete in grado di arginare la violenza di genere, che scaturisca dalla collaborazione fra associazioni e Forze dell’Ordine.

Ma quale è l’utenza del Centro Donna Lunigiana? Guardando la distribuzione per cittadinanza delle donne che si rivolgono al Centro, si rileva che le italiane sono il 69,7% del totale delle utenti e si concentrano, prevalentemente, nelle fasce di età tra i 40 ed i 49 anni ed anche tra i 30 ed i 39 anni, ma ben rappresentate sono anche le donne tra i 50 e i 59 anni: si tratta di donne con livelli di studio anche elevati (il 15,4% ha una laurea e il 45,7% il diploma di scuola media superiore) e tra le occupate prevalgono le impiegate (50,6%), ma non mancano le libere professioniste (11,1%) e le commercianti (4,2%), mentre negli ultimi dodici mesi si registra un aumento delle operaie, passate dal 24,9% al 31,8%.

Tra le straniere, che costituiscono il restante 30,3%, il 66,3% è rappresentato da cittadine non comunitarie, mentre il 33,7% proviene da Paesi dell’Unione Europea: si tratta di donne mediamente giovani, visto che il 27,9% delle utenti straniere ha meno di 30 anni, e la loro situazione occupazionale risulta molto fragile, poiché solo il 35,6% ha un’occupazione stabile e la maggior parte delle donne che lavorano svolge la professione di operaia o lavora senza contratto; inoltre il 68% delle donne straniere convive con il partner e non ha reddito fisso, quindi la situazione di dipendenza economica la fa da padrone ed influenza il percorso di uscita dalla violenza, senza dimenticare il contesto culturale e religioso, uno dei fattori che maggiormente impedisce alle donne straniere di far emergere le violenze subite, con la paura di essere stigmatizzate dalle persone conoscenti.

Qual è il tipo di violenza subita? Innanzitutto meno di un terzo delle donne (il 29,3%) dichiara di essere stata vittima di un unico tipo di violenza e quasi la metà delle utenti (il 46,5%) dichiara di avere subito due tipi di violenza, mentre circa una donna su cinque segnala tre tipi di violenza. Le donne che riferiscono di aver subito violenza fisica, nella maggior parte dei casi hanno subito anche violenza psicologica, a cui spesso si aggiunge violenza economica. Quella psicologica è la violenza più frequente anche per le straniere, benché in proporzione sono più spesso oggetto di violenza fisica, economica e sessuale. Per le italiane, le violenze perpetrate, prevalentemente, sono lo stalking e il mobbing. Da sottolineare, in conclusione, una tendenza che deve fare riflettere: negli ultimi dodici mesi, infatti, si rileva un aumento delle segnalazioni per violenza economica, sia per le italiane che per le straniere.