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Putamorsi: «Chiuderemo il 30% delle cave nel Parco Apuane»

Il presidente dell'ente interviene alla Festa dell'Unità Progressista e dice: «Un altro modello di sviluppo è possibile»

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Un altro Parco delle Alpi Apuane è possibile: con meno cave, più attento all’ambiente e alla sua tutela, capace di creare nuovi modelli di sviluppo economico sostenibili. E’ su questi punti che, nonostante le marcate divergenze sulla visione attuale dell’ente, ieri sera ambientalisti e presidente del Parco, Alberto Putamorsi, hanno trovato una sinergia in ottica futura, una convergenza programmatica che può fare da apripista a politiche innovative. Un pensiero comune emerso durante la Festa dell’Unità Progressista organizzata da Articolo Uno-Mdp al Parco di Ricortola dove il dibattito si è concentrato su “Il Parco delle brame. La questione Apuane al bivio”: l’incontro è stato coordinato da Adriano Tongiani, con gli interventi di Alberto Putamorsi (presidente del Parco), Sauro Quadrelli (presidente Cai), Marco Tollini (Legambiente) e Franca Leverotti. Un futuro lontano, quello previsto? Non proprio: tutto potrebbe giocarsi nel giro di mesi o al massimo un paio di anni.

Come ha spiegato Putamorsi, infatti, la Regione dovrebbe andare a ridefinire i piani socio economici di tutti i Parchi della Toscana e per le Alpi Apuane il presidente si augura di ottenere la chiusura del 30% delle cave inserite in area Parco, nelle cosiddette ‘zone contigue’. D’altronde i numeri del lapideo sono diventati nel tempo ‘insostenibili’ con una seria gestione ambientale di un Parco regionale e nazionale i cui compiti – come ha sottolineato Tollini – sono quelli di tutelare la natura, promuovere l’educazione all’ambiente e incentivare nuovi modelli di sviluppo sostenibili. E’ su questo fronte che Tongiani ha rilanciato la sfida: “A oggi dall’escavazione solo il 30% sono blocchi. Il resto sono detriti, ravaneti, marmettola. Dobbiamo superare le cave con altre forme di modelli sostenibili: le Apuane non sono solo marmo, anzi sono tutt’altro”. Un modello da seguire potrebbe essere quello del Parco delle 5 Terre che ogni anno incassa circa 15 milioni di euro da merchandising e indotto ma riprodurlo su una scala ampia come quella delle Alpi Apuane non è semplice. “Certo – ha ribadito Tongiani – bisogna superare il modello del lapideo. Le cave, oggi, creano disuguaglianza: pochissimi guadagnano, qualcuno ci vive e tutti gli altri ci perdono qualcosa”. Concetti ripresi da Sauro Quadrelli: “Vivere la montagna vuol dire conoscerla. Conoscerla significa saper cogliere altri interessi e opportunità rispetto a quelle del lapideo. Basta pensare alla montagnoterapia che potrebbe quasi sconvolgere il rapporto con le strutture sanitarie. Vanno recuperati vecchi sentieri, i paesi, rifugi e aprire nuove prospettive per le nostre vallate che si stanno svuotando”.

Franca Leverotti è poi entrata nel dibattito specifico sui dati, sulle cave, su quella che ha definita una mancata tutela delle aree protette del parco: i siti Rete Natura 2000, le Zps che proteggono i volatili, le Sic e le Zsc che riguardano la flora: “Sulle nostre montagne si trovano endemismi unici, animali protetti come il tritone delle Apuane e al tempo stesso si accettano cave a 1.440 metri di altezza”. Secca la replica di Putamorsi, sui numeri, sulla tutela dell’area e sui progetti di educazione e promozione: “Siamo l’unico Parco che fa le settimane verdi per abbassare i costi per i ragazzi e questo nonostante siamo il Parco più grande della Toscana ma con il budget più piccolo, un decimo degli altri, solo 1 milione e mezzo di euro”. Sulle cave, però, Putamorsi è stato chiaro: “Non credo che tutte debbano essere chiuse. Devono essere chiuse quelle che fanno danni. Purtroppo queste aree del parco, con le cave contigue, sono nate in un’epoca in cui non c’erano studi precisi, non si conoscevano le criticità ambientali. Ed è qui che dobbiamo fare una scommessa – ha precisato Putamorsi -. Con la Regione iniziare a lavorare a nuovi piani sociali dei parchi: andiamo a ridefinire le aree estrattive attuando una robusta riduzione, di circa il 30%”. E’ questa la prima sfida per il futuro da attuare, però, in tempi rapidi. La festa di Mdp prosegue domani, venerdì 24 agosto, con la presentazione del libro “La cosa che ci unisce. Visione e storia di Fausto Marchetti”: presenta il giornalista Luca Borghini che intervista l’autore Nicola Marchetti.

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