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Emergenza casa nelle province toscane: i numeri di Massa-Carrara

La denuncia arriva da Cgil Toscana: "Strumenti in campo insufficienti, servono modifiche a livello regionale"

Il Ministero dell’Interno ha pubblicato a giugno gli ultimi dati sugli sfratti di immobili ad uso abitativo, confermando una situazione grave: la denuncia arriva da un comunicato di Cgil Toscana.

“Il dato sostanzialmente nuovo che emerge, circa la Toscana, è che l’alto numero di sfratti non si localizza solo nelle città capoluogo – si legge nella nota – ma si estende anche a molti comuni delle province, in particolare nelle aree dove la crisi economica e il numero di licenziamenti e cassa integrazione si sono fatti sentire con maggiore drammaticità”.
A subire di più l’emergenza, infatti, sono soprattutto le province della fascia costiera.

La classifica è capeggiata da Pisa; la provincia di Massa-Carrara si trova all’ultimo posto con 249 nuove convalide, 613 richieste di esecuzione e 128 sfratti già eseguiti con forza pubblica.

A livello nazionale, il maggior numero di sfratti si concentra in Lombardia (11.049), Lazio
(8.499) e Piemonte (6920); la Toscana è al sesto posto, con 4.613 convalide di sfratto in attesa di esecuzione. “La distanza della Toscana si accorcia per quanto concerne le richieste di esecuzione della forza pubblica – prosegue la nota – Infatti, dopo la Lombardia con 59.486; seguono l’Emilia Romagna, il Piemonte e quinta la Toscana con 12.109 richieste.

Per gli sfratti già eseguiti con forza pubblica, la Toscana risulta quarta dopo Lombardia, Piemonte e Lazio, con 3.431 sgomberi (pari al 9,7% del dato nazionale). In Toscana il rapporto sfratto/famiglia è pari a 1 ogni 356. Insomma un altro “annus horribilis” per l’emergenza abitativa: secondo la Cgil, i dati del Ministero, che vedrebbero comunque una diminuzione del 5,5% rispetto al 2015, sono frutto della mancanza di rilevazioni su alcune città come Roma, Bari, Napoli, Venezia e altri capoluoghi.

“Comuni delle province Toscane che fino ad oggi non conoscevano se non marginalmente la questione della precarietà abitativa si trovano a dover fare i conti con questo tipo di emergenza – si legge nella nota – con strumenti del tutto insufficienti ed inadeguati. La ragione principale di questa diffusione sta tutta nel perdurare e nell’aggravarsi dello stato di precarietà lavorativa ed economica delle famiglie toscane in affitto, unito alla difficoltà di canoni ancora troppo alti rispetto alle sempre più scarsa capacità di reddito (media incidenza canone affitto reddito
47%)”.

Le proposte della Cgil per la risoluzione dell’emergenza sono l’attuazione di “un piano pluriennale di aumento dell’offerta di alloggi sociali in affitto a canoni sostenibili puntando sul recupero di aree ed edifici dismessi senza ulteriore consumo di suolo; una revisione della legge sulle locazioni che punti, attraverso contrattazione collettiva e leva fiscale, ad abbassare il livello degli affitti privati e ad aumentare l’offerta; una dotazione finanziaria certa e continuativa per permettere programmazione degli interventi e sostegno diretto agli inquilini in difficoltà”.