LiguriaNews Genova24 Levante News Città della Spezia Voce Apuana TENews

Apuane, Mcc: «È tempo di municipalizzare le cave»

MASSA-CARRARA – «Non c’è più tempo per trattare con Confindustria, la tutela delle Apuane passa dall’immediata municipalizzazione delle cave». Ad intervenire sulle sorti dei nostri monti è Massa Città in Comune, che spiega: «del resto la tecnologia estrattiva è a disposizione di tutti in egual modo e non ci sono segreti industriali o innovazioni posseduti dalle società estrattive. Il ritardo culturale degli imprenditori è tale da imporre un’azione politica forte in brevissimo tempo. Ascoltare i capitalisti, che vivono godendo di una rendita privata su un bene comune come le Apuane, lamentarsi di dover spendere tempo e denaro per ingaggiare costosi studi legali che possano tutelare il loro status sociale non è più tollerabile. Fare causa al Comune di Carrara non vuole dire farla ai grillini, ma vuol dire investire denaro contro oltre sessantamila cittadini che di quel comune sono parte. Non sarà comprando cinque postazioni di terapia intensiva che si può dimenticare la violenza che il mondo del marmo fa alla città di Carrara, il comune non è di una parte politica ma di tutti coloro che lo abitano e ci lavorano».

«Adesso – secondo Mcc – serve coraggio politico, oggi la sola battaglia è quella della municipalizzazione a difesa del lavoro e delle Alpi Apuane. La sola innovazione è quella che cancella una visione privatistica delle Alpi Apuane e che trova nei regolamenti degli agri marmiferi una conferma normativa. E’ tempo di parlare di esproprio dei beni estimati, dei livelli e di qualsiasi altra baggianata sostenuta dai capitalisti estrattivi. Le cave devono tornare alle municipalità e alle comunità che le compongo perché sono da sempre un bene comune collettivo – concludono – Le centinaia di milioni di euro ferme nelle riserve delle società estrattive impongono la necessità di espropriare quei luoghi dove questa ricchezza si crea azzerando l’innovazione, riducendo il numero di lavoratori, fregandosene della natura. Ma chi ci dice che questo stato di cose non possa mutare?».