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Fiumi inquinati, i comitati: «Le imprese paghino i costi di depurazione»

Il Coordinamento dei comitati e delle associazioni per la depurazione, le bonifiche e per la ripubblicizzazione del sevizio idrico interviene sulle recenti analisi di Arpat che rivelano lo stato di compromissione dei corsi di acqua apuani.

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MASSA-CARRARA – Il Coordinamento dei Comitati e delle Associazioni per la depurazione, le bonifiche e per la ripubblicizzazione del sevizio idrico interviene sulle recenti analisi di Arpat che rivelano lo stato di compromissione dei corsi di acqua apuani.

Nel rapporto si legge che la base dei fiumi Carrione e Frigido risulta, quasi sempre, “con una presenza abnorme di sedimento fine (marmettola) che intasa e occlude il sedimento d’alveo”. Questa forte e costante presenza di materiali fini – normalmente estranei a torrenti di tipo montano- ” trova la risposta – scrive l’agenzia per la protezione ambientale – nei bacini estrattivi marmiferi” dove “non esiste più una naturale regimazione delle acque”.

Da qui il commento del coordinamento: “Oggi si apprende da un noto quotidiano, che nell’ultimo rapporto ARPAT viene evidenziato che i corsi di acqua principali (come il Carrione e il Frigido) che nascono dalle Apuane, sono intrisi di marmettola, la quale è una polvere bianca derivante dalla cave dove si estrae il marmo e che provoca inquinamento e gravi danni agli ecosistemi e alla biodiversità.
Oggi, moderni macchinari e attrezzature in capo a pochi industriali, estraggono a livello intensivo una quantità non più sostenibile di marmo da quelle martoriate montagne apuane, uniche al mondo (4 milioni di tonnellate/annue). E ciò viene fatto, non per destinare, come si pensa, questo bene comune esauribile alle produzioni di opere artistiche (Solo lo 0,5% è destinato a questa finalità, il restante 90% diventa materiale di scarto di cui l’80% polvere di carbonato di calcio da destinare a dentifrici colle e abrasivi ecc. Fonte Athamantha ), ma per sfruttare in maniera selvaggia ciò che invece andrebbe preservato …Tanto più che questa modalità estrattiva comporta una concentrazione di ricchezza in mano a pochissimi industriali senza una ricaduta adeguata per il territorio. Anzi i cittadini del luogo si ritrovano a pagare in bolletta la tassa di depurazione per la marmettola, e ciò rappresenta davvero una beffa.
Il nostro Coordinamento, grazie al percorso partecipativo maturato in questo ultimo anno con Athamantha (Un fiore che vive nelle Apuane in estinzione), si sta sempre più convincendo che la vasta rete di soggetti – composta da molte associazioni, comitati e cittadini – debba sempre più impegnarsi a livello integrato per lo sviluppo di una promozione culturale che coinvolga scuola, cittadini e lavoratori (cavatori) per demistificare il concetto che molti hanno ancora delle cave e dell’estrazione del marmo.
Una narrazione che non è più quella legata alla storia del lapideo delle generazioni che ci hanno preceduti ma qualcosa di molto diverso di cui occorre prendere coscienza, per promuovere insieme un diverso approccio al lavoro affinchè esso non diventi sinonimo di devastazione dell’ambiente”.

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