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Al via "Compagni", la mostra curata da Andrea Zanetti

L'esposizione, al Polo delle arti di San Martino fino al 20 agosto, raccoglie le opere di un gruppo di giovani artisti

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Il 15 luglio ha avuto luogo il vernissage di “Compagni! Declinazioni contemporanee”, la mostra a cura di Andrea Zanetti con la collaborazione di Cristian Pardossi. L’esposizione, organizzata da Cgil Massa-Carrara e Young Artists Bay (Yab), occupa i locali del complesso Giannotti edilizia (Polo delle arti San Martino), in via S. Martino 1, e sarà aperta al pubblico sino al 20 agosto.

I visitatori potranno ammirare le opere di Emiliano Bagnato, Cristina Balsotti, Carolina Barbieri, Simone Conti, Lorenzo Devoti, Sabina Feroci, Paolo Fiorellini, Lorena Huertas, Stefano Lanzardo, Melissa Mariotti, Roberta Montaruli, Enrica Pizzicori, Aurore Pornin, Francesco Ricci, Francesco Siani, Stefano Siani, Zino (Luigi Franchi).

“Compagni non è una parola come tutte le altre, non per chi è nato nel Novecento – scrive Andrea Zanetti nel comunicato – Perché quella parola il Novecento lo ha attraversato e segnato, riempiendo di senso intere esistenze. Compagni è una parola che ha racchiuso in sé enormi speranze ma altrettanto cocenti delusioni e drammi. Una parola che per decenni ha rappresentato il confine entro cui si riconosceva la “diversità” di una comunità politica, quando la politica era in ogni cosa della vita”. Un significato quasi mistico che allude alla comunità di destino e deriva probabilmente dal latino “cum-panis”, ovverosia una persona con cui condividere il pane.

“Una parola che ha significato totale abnegazione verso una causa di cui ci si sentiva di far parte – prosegue la nota – da un oceano all’altro non trovavi compagno che non fosse in grado di illustrarti il suo pensiero tenendo insieme i nuovi progressi del socialismo reale con i problemi organizzativi della festa dell’unità del suo quartiere”.

“Compagni poi è stata quella parola capace di farti pensare, al tempo stesso, al fatto che ovunque saresti andato avresti trovato altri che combattevano la stessa battaglia e all’odore delle cucine delle feste de l’Unità – si legge oltre – con quelle salse preparate da mani morbide e paffute mentre l’orchestra faceva le prove per lo spettacolo del dopo cena e qualche volontario sistemava le ultime cose negli stand montati nelle pause dal lavoro.

Oggi, tuttavia, la parola “compagni” sembra essere sparita dal lessico politico, così come si è persa ogni traccia della comunità politica cui quella parola faceva riferimento e ciò che ne è nato per gemmazione si è sempre più allontanato dall’identità e dalla cultura di origine, nel bene e nel male.

“Eppure sbaglieremmo a dire che la parola, con il suo significato civile, è stata “rottamata” – prosegue Zanetti – Innanzitutto perché sopravvive ancora (e lo farà fino al loro ultimo respiro) in tutti coloro per i quali quella parola è la sintesi di una vita. Ma c’è un secondo motivo importante per cui la parola compagni non è morta: infatti, più esce dal dizionario della politica novecentesca e più il suo spettro semantico si allarga andando ad includere varie forme di solidarietà”.

“Allora si è compagni di scuola, di lavoro, di vita, di sentimenti, di impegno civico – osserva Zanetti – perché si condivide la sorte di una o più collettività, si partecipa alla vita di una comunità, a qualcosa che va oltre la mera dimensione individuale. Allo stesso modo – e in maniera ancor più potente – si è compagni perché si condivide la stessa speranza, ammassati su un gommone che attraversa di notte il mare agitato, sognando un avvenire migliore per noi e per i nostri figli”.

“A pensarci bene in molti casi non è la parola compagni ad essere sparita dal lessico; siamo noi che ne abbiamo dimenticato il significato più profondo, smettendo di “dividere il pane” con qualcuno. Eppure la solidarietà può essere un potente antidoto contro la disgregazione e le disuguaglianze; è il miglior cemento per costruire nuovi mondi, che siano aperti e pieni di “reti” non solo digitali, ma fisiche, porose, fatte di scambi umani, di mani che si reggono, di braccia che si sostengono. Perché “ci si salva e si va avanti solo se si agisce insieme e non solo uno per uno”. Perché chi ha compagni non muore mai”.

“l gruppo di artisti che nel corso degli ultimi anni ha rappresentato in chiave visiva la parola comunità dando vita alla mostra-progetto #community e ha riflettuto sulla necessità di ricostruire un’identità degli spazi urbani per ridefinire le funzioni dei luoghi e delle relazioni che vi si consumano all’interno, oggi si interroga sulle declinazioni contemporanee della parola compagni. Un percorso in divenire che dalle solitudini delle comunità e dalle loro dinamiche contemporanee passa alla riflessione individuale come strumento necessario a ridefinire un noi.
Un gruppo di artisti, diversi per linguaggi, età e provenienza, ricostruisce uno spaccato contemporaneo delle riflessioni sociali, politiche e di quotidianità che stanno attraversando il nostro periodo. L’arte contemporanea come strumento per accedere alla poetica del ricordo ma anche all’asprezza delle suggestioni del presente,” conclude Zanetti.

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