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«Regolamento marmo, diversità cruciali dal testo del Pd. Eccole»

Il vicesindaco Matteo Martinelli e il presidente della commissione Marmo Stefano Dell’Amico mettono a confronto la proposta di tre anni fa e quella appena approvata dal Consiglio comunale

«Diversità cruciali dal testo del Pd, soprattutto dal punto di vista politico». Il vicesindaco Matteo Martinelli e il presidente della commissione Marmo Stefano Dell’Amico mettono a confronto il testo proposto tre anni fa dal Pd e quello approvato sabato dal Consiglio comunale.

«Le differenze tra il “nostro” Regolamento degli Agri e la bozza proposta dal Pd tre anni fa sono numerose ma soprattutto cruciali dal punto di vista politico»: lo dicono all’unisono l’assessore al Marmo e il presidente della commissione competente, Matteo Martinelli e Stefano Dell’Amico, in risposta ad alcune delle illazioni partite dai banchi dei democratici nel corso della seduta del consiglio comunale dedicata al settore lapideo.

A smontare, punto per punto, la tesi del Pd su una “convergenza” dei due testi è Stefano Dell’Amico: «La bozza presentata dal Pd e mai approvata prevedeva per tutti concessioni di una durata standard di 25 anni. Un periodo lunghissimo a cui gli industriali potevano arrivare senza alzare un dito, senza fare il minimo sforzo e soprattutto senza alcun ritorno per la città. Il nostro testo mantiene sì i 25 anni, imposti dalla legge regionale, ma li fa diventare un traguardo, o meglio l’obiettivo massimo conseguibile. Sì perché con la versione approvata sabato, la durata base delle concessioni è di 13 anni. Per “conquistare” gli altri 12 – precisa il presidente della commissione Marmo – gli industriali dovranno impegnarsi con atti concreti, attenuando l’impatto ambientale delle loro attività, aumentando le ricadute economiche sulla città e la sicurezza dei lavoratori, oltre a quanto già previsto per legge. I nostri 25 anni non sono “gratuiti” ma richiederanno uno sforzo perché abbiamo inserito un sistema di premialità proprio per stimolare il settore ad evolversi. Il tutto determinato tramite atto amministrativo costruito ad hoc per la valutazione e la pesatura dei progetti che saranno presentati».

Anche sul periodo transitorio in vista delle gare, i due testi hanno differenze radicali: «I 25 anni non sono stabiliti dall’amministrazione comunale ma da quella regionale, guidata proprio dal Pd. Anche in questo la nostra versione non regala niente a nessuno – insiste Dell’Amico – ma concede un rinvio massimo delle gare di 25 solo a chi propone progetti migliorativi dell’attività, aderendo ai due sistemi di premialità che valorizzano chi si impegna a favore di ambiente, occupazione, ricadute economico-sociali».

Sulla filiera, di cui si è parlato tanto nel corso del dibattito sul Regolamento degli Agri, interviene invece il vicesindaco, che rivela: «Quando ci siamo insediati la legge regionale non escludeva dai calcoli relativi alla filiera locale anche la lavorazione dei detriti. Su nostra richiesta, il testo è stato modificato, e così la filiera tiene conto solo delle attività legati ai materiali da taglio. Il nostro dunque è stato un intervento strategico, in termini di valorizzazione del lavoro e di tutela dell’ambiente. Abbiamo portato a casa un risultato concreto. I ragionamenti con i quali il Pd si è sciacquato tanto la bocca in questi giorni, evidentemente – attacca Martinelli – sono solo aria fritta».

L’assessore al Marmo ricorda infine di aver proposto a più riprese nei mesi scorsi all’amministrazione regionale il tema del canone di concessione. «Oggi c’è un tetto massimo stabilito dalla regione: anche attraverso un emendamento del nostro capogruppo in consiglio regionale Giacomo Giannarelli abbiamo sollecitato una revisione, per garantire al comune piena libertà nella quantificazione, visto che gli agri marmiferi appartengono al patrimonio indisponibile del municipio, non certo a quello della Regione. Una richiesta a cui il Pd, a tutti i livelli, è rimasto sordo. Nei fatti quindi invece di supportare l’amministrazione in un’operazione finalizzata ad aumentare le ricadute economiche dell’attività estrattive sulla città, i democratici hanno preferito non alzare un dito e stare a guardare… per non dire che ci hanno messo i bastoni tra le ruote per mero tornaconto politico».