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Traffico illecito di rifiuti e metodo mafioso, 9 arresti e sequestri per 3,6 milioni

I carabinieri hanno smantellato un sodalizio criminale: i componenti accusati anche di omicidio colposo, violenze, minaccia, tentato omicidio e detenzione illegale di armi da fuoco

Stamani, martedì 16 giugno 2020, la Compagnia di Santa Margherita Ligure ha dato esecuzione in collaborazione con i Comandi Arma presenti nei territori delle province di Genova, Napoli, Caserta, Avellino e Massa-Carrara a un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip di Genova su richiesta della locale Direzione distrettuale Antimafia, nei confronti di nove indagati responsabili, a vario titolo dei reati di: attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti aggravato in concorso (art 452 quaterdecies c.p.), violenza privata aggravata dal metodo mafioso (artt. 81,610, 416 bis, 61, 452 novies c.p), omicidio colposo (artt. 113,589,452 novies, 112 c.p ), calunnia (artt. 110, 368 c.p.), illecita concorrenza con violenza e minaccia (artt. 513 bis, 452 novies, 61 n.5 e 9 c.p.) e intermediazione illecita di manodopera (artt. 603 bis, 452 novies c.p).

A uno degli indagati sarà applicata la custodia in carcere mentre and altri sette gli arresti domiciliari e all’ultimo il divieto di dimora nel comune di Rapallo. Notificati anche avvisi di garanzia a sette persone ritenute, a vario titolo, concorrenti nei reati contestati tra cui anche tentato omicidio e detenzione illegale di armi da fuoco. Oltre alle misure cautelari personali, l’Autorità Giudiziaria ha emesso anche un decreto di sequestro preventivo ai fini della confisca per un totale di oltre 3,6 milioni di euro a carico dei soggetti e delle società coinvolte nell’inchiesta.

La misura cautelare è stata emessa a carico di sette uomini e due donne, alcuni gravati da precedenti di polizia, tra cui imprenditori, avvocati e professionisti nel settore della nautica ritenuti a vario titolo coinvolti nel trasporto, stoccaggio, gestione e smaltimento illecito di rifiuti relativi alle imbarcazioni distrutte dalla mareggiata epocale che ha colpito la città di Rapallo il 29-30 ottobre 2018 allorquando 435 imbarcazioni vennero distrutte o affondate dai marosi.

Gli stessi avevano posto in essere un elaborato sistema di gestione illecita di rifiuti non curante del pericolo ambientale connesso all’inquinamento dello specchio acqueo di Rapallo e di due siti di Interesse Regionale (Sir) nella provincia di Massa-Carrara, con un ricavo di oltre 3 milioni di euro, movimentando e gestendo circa 670 tonnellate di rifiuti non tracciati.

Ruolo determinante nell’attività illecita era rivestito da soggetto napoletano, pregiudicato, il quale avvalendosi del metodo mafioso e millantando contatti con soggetti appartenenti alla camorra e alla ‘ndrangheta, aveva promosso e gestito l’intera filiera illecita con l’intento di penetrare il tessuto imprenditoriale ligure nel settore della nautica.

L’attività dei carabinieri con il contributo nelle fasi iniziali della Capitaneria di Porto di Genova, supportata da attività tecniche di investigazione, è stata coordinata dalla Dda presso la Procura della Repubblica di Genova (procuratore aggiunto Paolo D’Ovidio e sostituto procuratore Andrea Ranalli) e l’ordinanza è stata emessa dal gip Claudio Siclari del Tribunale ligure.

La notizia dell’avvio delle indagini uscì un anno fa quando tra gli indagati era finito anche un imprenditore campano che gestiva un cantiere di smaltimento a Carrara.