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Appuntamento con la storia: la Serie B

Torna la rubrica dedicata alla storia del calcio bianconero. Questa volta vi raccontiamo della stagione in Serie B della Massese

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L’estate del 1970 a Massa è probabilmente l’estate più felice per i caldi tifosi della Massese. Nel giugno di quello stesso anno, infatti, gli uomini allenati da Cesare Meucci avevano scritto la pagina più importante del già prestigioso libro di storia bianconera conquistando dopo una fantastica cavalcata la Serie B.
La città attendeva l’inizio della nuova stagione con trepidazione. Per la prima volta nella storia la Massese giocherà un campionato professionistico, la Serie C era considerata semi-pro. Ma prima di gettarsi a capofitto in quello che a tutti gli effetti è un sogno divenuto realtà, bisogna risolvere qualche questione rimasta aperta dalla stagione precedente.

Lo stadio comunale “Degli Oliveti”, messo sotto accusa da tifosi e stampa, viene migliorato completando alcuni lavori alle strutture delle curve per aumentare fino a 15.000 unità la capacità dell’impianto. Gli spogliatoi, a più di dieci anni dalla costruzione dello stadio, vengono finalmente completati e il giovane Vieri Rosati può dare dunque il via alla campagna abbonamenti. Ma non solo, la società che fino all’estate del ’70 era denominata Unione Sportiva > Massese diventa, grazie all’atto del notaio Maneschi, Massese Calcio S.p.a. Insieme agli abbonamenti, quindi, vengono vendute per chi le desiderasse anche le quote della società appena diventata per azionisti e pronta ad affrontare il caldo calcio mercato nelle stanze dell’Hotel Gallia di Milano.

Proprio mentre i dirigenti bianconeri sono all’opera all’interno dell’hotel milanese, però, arriva la doccia fredda. Cesare Meucci, l’allenatore della promozione, ha deciso di non rinnovare il contratto con gli apuani per prendere la via di Ferrara. La società si sente tradita, i tifosi non apprezzano la scelta di andare a sedersi sulla panchina della SPAL, la squadra che l’anno passato si era rivelata la rivale da battere. Col senno di poi qualcuno ha provato a spiegare l’accaduto dicendo che Meucci non avrebbe gradito il progetto “giovanile” propostogli dalla società. Iniziano le grane prima ancora che possa iniziare il campionato.

I dirigenti passano dunque alla ricerca di un allenatore in grado di sostituire Meucci e portare avanti il grandioso lavoro iniziato da quest’ultimo. Il consiglio arriva da Genova, che si preparava a vivere la Serie C (durata solo un anno) con alla presidenza Angelo Tongiani. Il nome è quello di Franco Viviani che aveva sbalordito alla guida del Como portando i lariani in Serie B, ma che aveva deluso proprio a Genova. Ma la sua fama da grande motivatore convince la dirigenza: sarà l’allenatore classe 1930 a sedersi sulla panchina della Massese. Ma che squadra si troverà ad allenare?

Il presidente Rosati ha le idee chiare: la formazione che ha vinto lo scorso campionato di Serie C deve essere confermata in toto. Saranno gli eroi della promozione a costituire l’ossatura di una squadra già forte. Rosati non perde tempo, dunque, e riesce a convincere tutti a rimanere in terra apuana grazie anche ad un accordo, sgradito secondo alcune voci solo al neoacquisto Nimis, che prevede un ingaggio uguale per tutti.
Nel frattempo al Gallia la Massese chiude un affare: l’attaccante carrarese Menconi viene ceduto alla Roma per 120 milioni di lire, dopo essere stato comprato due anni prima per 12. La Roma lascerà Menconi alla Massese ancora un anno, in prestito, e verrà a far visita al “Degli Oliveti” in amichevole.

Prima della prestigiosissima amichevole contro i giallorossi, la Massese chiude un altro acquisto con l’altra sponda di Roma: dalla Lazio arriva in prestito un formidabile Oddi, che solo qualche anno più tardi assieme ad un altro ex bianconero, Chinaglia, si laurerà campione d’Italia con i biancocelesti. Dal Perugia arriva Nimis, in mediana, dalla Reggina arriva il centrocampista Del Barba, dal Sottomarina arriva un promettente e giovane Monaco mentre in attacco arrivano Agostini dall’Imola e Devastato dal Napoli. La dirigenza decide di acquistare anche un portiere, su esortazione dell’allenatore del Napoli, da affiancare a Formisano: Violo.
La linea è la stessa seguita negli anni passati: non c’è bisogno di grandi nomi o senatori, ma di giovani promettenti e speranzosi.

La squadra costruita in estate non sembra essere una semplice comparsa, ne sono convinti tutti, dai tifosi agli esperti di calcio sui giornali. La Massese inizia il ritiro il 1 agosto a Castelnuovo per rimanere ancora tanti anni in Serie B.
Il 23 dello stesso mese, come promesso, arriva la Roma al “Degli Oliveti”. I dirigenti bianconeri vanno ad accogliere i giallorossi alla stazione di Viareggio. A Massa arrivano anche i bagarini, 15.000 persone gremiscono le tribune dello stadio. C’è fermento per una delle prime uscite della Roma del mago Helenio Herrera che dopo aver vinto tutto alla guida della Grande Inter vuole provare a stupire tutti anche nella Capitale.
La partita finisce 3-1 in favore della Roma, come prevedibile, ma la squadra di Viviani non sfigura. Anzi, addirittura Herrera a fine partita si sbilancerà dicendo che in pochi altri riusciranno a segnare 3 gol alla Massese, definita squadra “forte con un sestetto difensivo molto ben organizzato” e con un “gioco di ottima fattura”.

Ci sono buoni presagi, dunque, attorno ai bianconeri. Confermati anche dal gironcino di Coppa Italia giocato tra la fine di agosto e settembre. Il 30 agosto davanti a ottomila tifosi viene battuto il Pisa in un sentito derby grazie ad una rete di Fichera che, partito militare, giocherà solo 5 partite nel girone d’andata di campionato. Una settimana più tardi è il turno del Livorno che non riuscirà a portar via la vittoria. Ma l’appuntamento più prestigioso è quello del 13 settembre: l’undici bianconero è ospite del Cagliari di Gigi Riva campione d’Italia. Per i sardi è un’occasione speciale perché viene inaugurata la nuova casa, il Sant’Elia, davanti a 70.000 spettatori. La Massese uscirà sconfitta ma non ridimensionata.

La squadra e i tifosi sono pronti. Il 20 settembre a Massa arriva il favorito Palermo davanti a 10.000 spettatori che non hanno voluto perdersi l’esordio nel campionato cadetto. Solo una disattenzione difensiva permette al Palermo di acciuffare nella ripresa il pareggio finale. La squadra sembra girare bene. La prima trasferta è sul caldo campo del Taranto, con i bianconeri che privi di pilastri come capitan Vitali, Fichera e Galassin riusciranno a strappare un punto e gli applausi del “Valentino Mazzola” per il bel calcio proposto.

Sembra filare tutto liscio, la squadra risponde al nuovo mister, ma i soliti problemi offensivi iniziano a farsi vedere e qualche indecisione di troppo in fase difensiva incomincia a costare cara. Il Novara ha la meglio per 2-1 al “Degli Oliveti”, poi dopo il pareggio in terra romagnola a Cesena, arriva un’altra sconfitta interna contro l’Arezzo, viziata però dalla dubbia decisione dell’arbitro Panzino di Catanzaro di fischiare la fine del primo tempo proprio mentre la palla calciata dal bianconero Palù rotola in porta.
Iniziano a piovere le prime critiche nei confronti di mister Viviani, colpevole secondo i tifosi di scelte sbagliate. Il clima sta cambiando e dopo il derby interno con il Pisa la situazione precipita.

Il 1 novembre per arbitrare la sentita partita viene mandato un arbitro internazionale: Sergio Gonnella. Lo stesso che nel 1978 dirigerà la finale dei mondiali in Argentina tra i padroni di casa e la strepitosa Olanda. Succede di tutto. Secondo i tifosi e la stampa l’arbitro ha fatto qualsiasi cosa per favorire i neroazzurri, prima negando un calcio di rigore alla Massese e poi sorvolando su molti interventi irregolari degli ospiti. 5.000 tifosi sono in subbuglio. Una punizione molto dubbia assegnata al Pisa viene trasformata in rete da Parola. Dalla gradinata vengono divelte le porte dei bagni usate per entrare in campo. Dopo il match i tifosi mettono sotto assedio la piazzetta fuori dalla tribuna in attesa dell’arrivo dell’arbitro e dei pisani. Gonnella verrà scortato a Spezia da Rinaldi, vicepresidente, mentre il pulman dei neroazzurri verrà preso d’assalto da una sassaiola dei tifosi.

La stagione assume una piega incorreggibile. Due giornate di squalifica al campo. Alla nona giornata dopo numerose contestazioni viene esonerato Viviani e al suo posto arriva l’amato Pinardi.
Non serve a nulla però. La prima vittoria arriva solo il 13.12, 1-0 contro il Monza. A quella se ne aggiungeranno altre 3, 2 interne e 1 esterna. L’ultima sarà il 28.02 in casa contro il Cesena.
La stagione dei sogni si chiude con un incubo: ultimo posto a 22 punti e retrocessione in Serie C.

Si tratta del punto più alto della storia della Massese, per ora. Un ultimo posto che non rende gloria a una squadra che ha comunque fatto sognare migliaia di tifosi e che negli anni successivi continuerà a scaldare l’animo di una città intera. Qualcosa è evidentemente andato storto nello storico ’70-’71, qualcuno punta il dito sui nuovi acquisti. Violo è accusato ironicamente dai tifosi di avere problemi di vista dopo una serie di brutti errori in porta, mentre gli altri vengono accusati di scarso attaccamento alla maglia. L’unico a salvarsi dalle pesanti critiche sarà Oddi che però tornerà al termine della sfortunata stagione alla Lazio, per scrivere pagine di storia ancora più grandi.

Ai più accaniti tifosi ancora brillano gli occhi nel parlare di quelle partite, a ragion veduta. La Massese in quegli anni si è prepotentemente aggiunta alla mappa del calcio italiano, attirando le attenzioni pure di fenomeni come Herrera. Le successive stagioni in Serie C ne saranno la conferma e gli spalti sempre pieni di innamorati tifosi ne sono la prova più bella.

In foto il gol di Fichera nel derby di Coppa Italia contro il Pisa

NICOLA BONGIORNI

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