«Soldi a fondo perduto o si rischia collasso e caos sociale»
L'Sos delle imprese di Confartigianato Massa-Carrara: «Se il governo vuole tutelare l'occupazione, deve salvare le aziende»
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“Nessuno deve perdere il posto di lavoro, ha dichiarato il presidente del consiglio, Giuseppe Conte. Obiettivo ambizioso. Certamente una bella frase a effetto ma dopo l’abracadabra ci aspettiamo anche di vedere la magia: perché tutelare l’impiego dipendente senza salvare il lavoro, che deriva dall’attività di impresa, è un gioco di prestigio. A meno che il governo non abbia intenzione di statalizzare tutto o assumere direttamente milioni di persone. Altrimenti sarà il caso che inizi a trovare le risorse per permettere alle aziende di superare la crisi economica dovuta a Covid19: risorse vere, statali o europee, a fondo perduto e non delle garanzie governative su indebitamenti bancari che allentano solo il cappio e allungano l’agonia. E soprattutto che trovi il modo di ripartire e in sicurezza, il prima possibile. O sarà il collasso del sistema Italia che si regge sulla rete di piccole e medie imprese”. E’ un affondo durissimo quello della presidenza di Confartigianato Massa Carrara. Attacco che deriva da una lucida analisi di quanto accaduto dall’inizio dell’emergenza sanitaria fino al lockdown e alle ipotesi di ripartenza. “Non ci dilunghiamo ancora molto sulle criticità già emerse – prosegue la presidenza di Confartigianato -: una chiusura devastante a cui hanno fatto seguito misure sanitarie e finanziari inadeguate, gestite a colpi di decreto e conferenze stampa. Le umilianti 600 euro per le partite Iva, poche settimane di cassa integrazione, scadenze solo prorogate, la totale assenza di risorse a fondo perduto e un ‘bazooka’ a salve che garantisce fino al 90% del credito bancario alle aziende solo in base ai fatturati e alla credibilità, con tempi di erogazione imprevedibili”. E mentre si tirano su castelli di carte, il motore Italia si è fermato quasi del tutto con dati e previsioni catastrofici: “Oltre la metà delle imprese italiane congelate, a oggi a tempo indeterminato, con un picco proprio in Toscana dove il 65,6% delle aziende è costretto all’inattività. Dal 12 marzo al 13 aprile il fatturato delle imprese artigiane è crollato nella nostra regione di 655 milioni di euro. Le stime del Fondo monetario internazionale prevedono un calo del Pil italiano pari al 9,1%, il peggiore fra le maggiori economia. E il motivo è chiaro: il nostro è un Paese che vive di piccole e medie imprese che non hanno le spalle grandi per reggere uno stop prolungato. Addio lavoro. Addio occupazione”. Senza contare poi i costi in più a carico dei privati che derivano dalle disposizioni sulla sicurezza: Dispositivi di protezione individuale, sanificazioni costanti, scanner per la temperatura. Bisogna ripartire, il prima possibile quindi, e in tutta sicurezza. “Per farlo servono poche regole e chiare – la proposta di Confartigianato –. Le prescrizioni introdotte dai vari Decreti del Presidente del Consiglio dei ministri devono essere superate da una comune base di sicurezza e qualità del lavoro, con disposizioni nazionali e protocolli condivisi. A questi devono subito seguire interventi finanziari e fiscali importanti. Certo, seguendo i consigli dell’ex presidente della Banca centrale Europea, Mario Draghi, la soluzione migliore resta l’aumento del debito pubblico per aiuti a fondo perduto così che le perdite del settore privato possano essere assorbite dai bilanci statali. Ma fra le mani del governo ci sono anche altri strumenti: allentare la stretta fiscale degli studi di settore o Indici sintetici di affidabilità fiscale, finanziare di nuovo le zone franche urbane a patto di dare risorse a chi in questo momento ha problemi di bilancio, legandole al mantenimento e alla creazione di posti di lavoro. Altre magie non ci sembrano plausibili o realizzabili – conclude la presidenza dell’associazione di categoria – perché senza ‘panem’ il rischio dietro l’angolo è una sommossa sociale senza precedenti: non bastano i circenses per fermare un popolo senza lavoro, arrabbiato e affamato”.