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«Monoblocco, serve razionalità e pacatezza». La versione di Depa

Il sindaco di Carrara De Pasquale interviene sulla vicenda della struttura sanitaria e del suo futuro: «Ancora nessuna soluzione definitiva»

Riceviamo e pubblichiamo dal sindaco di Carrara, Francesco De Pasquale.

Le recenti esternazioni che mi vedono come l’ideatore di soluzioni “definitive” riguardo il Monoblocco sono false e fuorvianti se non contestualizzate. A questo punto è necessario fare chiarezza sul percorso, lungo e complesso, della vicenda del Monoblocco che merita di essere affrontata con razionalità e pacatezza, condividendo con la città informazioni certe ed evitando una corsa allo scarica barile che rischia di danneggiare, prima di tutto, i carraresi.
A fine 2018 mi è stata comunicata direttamente dall’Azienda la necessità di un importante intervento di miglioramento sismico sul Monoblocco: per quanto fosse già nota da tempo l’esigenza di effettuare alcune opere, mi è stato spiegato che il sopraggiungere di alcune innovazioni normative aveva reso più urgenti, impegnativi e quindi costosi i lavori da effettuare. In questa primissima fase l’unica opzione che mi è stata rappresentata era quella di chiudere la struttura per 2 anni e procedere alle opere, spostando i servizi non si sa dove. Ritenendo inaccettabile per la nostra città una tale perdita, ho chiesto e ottenuto approfondimenti e nuove valutazioni tecniche per scongiurare lo svuotamento del Centro Polispecialistico: si è trattato di una fase di grande tensione e concitazione, in cui era forte la preoccupazione di vedere messa in ginocchio definitivamente la sanità cittadina e con essa probabilmente tutta Carrara. Esattamente in quei giorni, nel corso di una chiacchierata informale il dottor Giuliano Biselli, responsabile dei presidi ospedalieri delle Apuane dell’Azienda Sanitaria Usl Toscana Nord Ovest mi ha ventilato l’idea della costruzione di un nuovo edificio nell’area di Monterosso dove trasferire tutti i servizi del Monoblocco.
In un momento in cui l’unica opzione sul tavolo era quella di chiudere il Centro Polispecialistico per almeno 2 anni, ho ritenuto meritevole di essere presa in considerazione la proposta del nuovo edificio. Non ho mai dichiarato che i due ingegneri che fanno parte della mia giunta si sono espressi a favore di questa o di altre ipotesi: semmai ho spiegato che mi sono avvalso anche delle loro conoscenze professionali per fare approfondimenti e provare a comprendere meglio le cose anche dal punto di vista tecnico.
Successivamente su mia richiesta, grazie all’impegno dell’azienda sanitaria e alla collaborazione dell’assessorato regionale alla Sanità, sono emerse nuove soluzioni tecniche e in particolare la possibilità di effettuare il miglioramento sismico del Monoblocco per fasi, senza svuotarlo completamente, ma trasferendo temporaneamente solo i servizi collocati nelle zone oggetto dell’intervento. Una novità tecnica fondamentale, tanto che la mia amministrazione ha chiesto la predisposizione di un piano di gestione della fase di transizione per conoscere la dislocazione dei servizi durante i lavori.
Inizialmente l’intervento di miglioramento sismico era stato pensato per “lotti” mentre nelle ultime settimane, e siamo a ottobre, è stata illustrata la possibilità di effettuarlo due piani alla volta. Solo a questo punto è stata rappresentata la difficoltà di mantenere in sede le sale che ospitano l’attività chirurgica ambulatoriale: una criticità che è stata illustrata dal dottor Biselli a inizio ottobre, nel corso dell’incontro con i medici che lavorano nella struttura. Un nuovo “dettaglio” tecnico che ancora una volta ha modificato le carte in tavola. Sì perché trasferire durante i cantieri le “sale operatorie” all’Ospedale delle Apuane, per un periodo di un paio di anni, significa a mio parere correre il concreto rischio di perderle per sempre. Cosa che va contro il nostro obiettivo di mantenere e potenziare i servizi.
A questo punto è nata la nostra proposta della “terza via” ovvero quella che prevede la costruzione di un nuovo polo chirurgico, adiacente all’attuale Monoblocco, dove trasferire l’attività della day surgery e dell’oculistica e, subito dopo, l’avvio delle opere di miglioramento sismico sul Monoblocco. Questa soluzione garantirebbe la permanenza della chirurgia ambulatoriale in città, assicurerebbe ampia disponibilità di spazi per tutti gli altri servizi – quelli che già ci sono e quelli che vogliamo arrivino in futuro – e “salverebbe” gli interventi che stanno per partire per ospitare la risonanza magnetica.
Come si evince da questa ricostruzione, nel corso di questi 10 mesi, il quadro della situazione è cambiato più volte sulla base delle nuove informazioni tecniche che man mano si sono presentate, pur senza mai essere rappresentate in progetti propriamente detti.
In questo momento in cui i presidi sanitari della città sono messi nuovamente in discussione, sono fiducioso che un’interlocuzione seria e pacata, che prenda in considerazione sia i dati tecnici sia le aspettative e i bisogni dei cittadini, possa portare a una visione lungimirante, che si auspica condivisa.