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Arriva Salvini, partono le proteste. Ma la ragione dov’è?

di MATTEO BERNABÈ

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Due facce della stessa medaglia. Da una parte Matteo Salvini dall’altra chi protesta contro di lui. Una medaglia emotiva forgiata di istinti che oggi si ritroverà a Marina di Massa in occasione dell’arrivo del (quasi ex?) ministro dell’Interno e leader della Lega per la festa regionale del Carroccio. Previste manifestazioni di movimenti e partiti dell’area di sinistra.

Partiamo da questi ultimi che riescono a trovare unità quasi unicamente quando si deve andare “contro” qualcuno, quando si deve protestare, cavalcando – anche in questo caso – l’emotività e gli istinti. È sempre più raro, per non dire impossibile, assistere a manifestazioni affollate e piazze gremite per richiedere politiche industriali, politiche di investimenti pubblici, sì, anche attraverso la pretesa chiara e cristallina di “più deficit pubblico”, strumento necessario per mettere più soldi nelle tasche semi-vuote dei cittadini.

Di questi argomenti a sinistra si parla troppo poco. E poi ci si continua a chiedere perché la sinistra sta perdendo consenso e perché gli operai votano Salvini. Il problema è che negli ultimi decenni la quasi totalità dell’arco costituzionale che si rifà ai valori “di sinistra”, ha completamente abbandonato la rivendicazione dei diritti sociali (lavoro in primis), barattandoli con quelli civili (migranti, matrimoni gay ecc…). Amici di sinistra, un appunto: i diritti sociali e quelli civili devono necessariamente procedere a braccetto. Non ci può essere l’uno senza l’altro. E la prova di questo è contenuta proprio negli istinti che sta cavalcando Salvini.

Oggi mancano sempre più i diritti sociali e Salvini cavalca l’onda emotiva contro i diritti civili sbandierati dalla sinistra perché sa bene che, in questo modo, è più immediato ottenere consenso. Come dice il giornalista di Repubblica Federico Rampini «la sinistra ha abbandonato i penultimi (i disoccupati, sottoccupati e poveri che vivono in Italia), per gli ultimi (migranti, ecc…)». Questo è il terreno fertile in cui il leader della Lega ha piantato il seme degli istinti “anti-clandestini” per fare il pieno di voti. Per dirla in altre parole: Salvini dice “no” agli ultimi per dire “sì” ai penultimi. Ma si tratta di un “sì” effimero, superficiale e, appunto, istintivo che dovrà trasformarsi in qualcosa di più, se il Matteo leghista non vorrà fare la fine del Matteo piddino.

A una persona che sta male perché manca il lavoro, il problema dei migranti è molto lontano: il suo problema principale è dar da mangiare a suo figlio. E in una condizione del genere, vagli a spiegare che “i migranti devono essere accolti” e che “i matrimoni gay sono una buona cosa”. È proprio qui che agisce Salvini, in questo spazio lasciato vuoto dalla sinistra. Ha voglia la sinistra di dare del “fascista” a Salvini. Fece la stessa cosa con Berlusconi ma il risultato fu di portare consenso all’ex-cavaliere. Errare è umano, ma perseverare… E il brutto è che non si vedono segnali di cambio di rotta. Quindi il consiglio non richiesto che mi sento di rivolgere a sinistra è: se volete essere ascoltati sul tema dei diritti civili, dovete risolvere la questione dei diritti sociali.

Per concludere, dunque, l’appello che invio all’una e all’altra parte è quello del ritorno alla ragione. Servirebbero meno istinti e più dibattito e azioni concrete per il lavoro e l’azzeramento della disoccupazione. È questa la chiave di tutto. A destra, a sinistra e al centro.

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