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L’Arpat denuncia il gestore della discarica dell’ex-Cava Viti

Il Grig: «Allarmante quanto accertato». Intanto il Comitato dei Cittadini ne chiede la chiusura

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A due passi dalla Riviera della Versilia “prospera” da anni una discarica controllata per rifiuti speciali Ex Cava Viti, in località Porta, nei Comuni di Montignoso e di Pietrasanta. Il Dipartimento di Lucca dell’Arpat – Area Vasta Costa ha risposto all’istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione provvedimenti inoltrata, precisamente il 20 aprile 2018, dall’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus sulla gestione della discarica e sugli effetti su ambiente e salute.

La Struttura Arpat ha reso noto di aver provveduto, in seguito agli accertamenti svolti, a depositare specifica denuncia alle Procure della Repubblica di Massa e di Lucca per la “ipotesi di reato”, poi “è seguita la notifica alla ditta”. Conseguentemente, “Arpat provvederà, nei termini di legge, alla verifica dell’avvenuto adempimento”. La struttura ha, quindi, denunciato la Società esercente la discarica per gestione non autorizzata di rifiuti e l’ha diffidata al rispetto delle prescrizioni impartite con l’autorizzazione integrata ambientale.

“Infatti – è scritto nella nota del Gruppo di Intervento Giuridico – è decisamente allarmante quanto accertato in sede di verifica del rispetto dell’autorizzazione integrata ambientale per l’anno 2017 dal Dipartimento di Lucca dell’Arpat– Area Vasta Costache ha riscontrato testualmente: “Gli esiti del controllo AIA 2017 (gestione 2016) confermano sostanzialmente le problematiche rilevate negli anni precedenti ed in particolare:anche nell’anno 2016 non risulta rispettata la prescrizione relativa all’ingresso dei rifiuti contenenti amianto, in quanto ne risultano ricevuti in una percentuale pari al 33,18%, superiore al 30% previsto in autorizzazione. La Regione ha emesso la Ddr 629 del 23/01/2018, successiva rispetto all’anno oggetto del presente controllo, e, come dettagliato nel Ria 17/2018, l’atto pare prevedere due modalità di gestione diverse nel tempo per questo aspetto. In proposito si ritiene opportuno informare l’Ag perché valuti la corretta applicazione della nuova determina”; dall’analisi del Mud 2017 si è evidenziata una criticità per il rifiuto prodotto 15.01.06 “imballaggi in materiali misti”, che non risulta smaltito nell’anno di riferimento. La ditta, interpellata in proposito, non ha prodotto documentazione alternativa sufficiente a ricostruire la corretta gestione di detto rifiuto e pertanto si procede a contestare la violazione di rilevanza penale prevista dall’articolo. Per quanto riguarda il monitoraggio delle acque sotterranee dei pozzi posti a monte ed a valle dell’impianto, risulta confermata una probabile contaminazione della falda per i parametri di triclorometano, tetracloroetilene e idrocarburi proveniente dall’esterno dell’impianto, per la quale si ribadisce la necessità di procedere ad ulteriori accertamenti al fine di verificarne la fonte”.

“Si ricorda – prosegue il Grig – che nel 1997 venne originariamente autorizzata quale “discarica di tipo 2B” per lo smaltimento dei residui della lavorazione del marmo (marmettola), attualmente “ospita” rifiuti speciali e, in particolare, detriti contenenti amianto. Eppure, nel 2003 la discarica era stata classificata per rifiuti inerti ai sensi del decreto legislativo n. 36/2003, in quanto non fornita delle caratteristiche tecniche per accogliere anche rifiuti non pericolosi e rifiuti pericolosi.
La popolazione della zona è particolarmente preoccupata per gli effetti sulla salute e ha costituito un Comitato piuttosto battagliero. L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus aveva inoltrato in proposito un’istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione provvedimenti, coinvolgendo il Ministero dell’ambiente, la Regione Toscana, l’Arpat, i Comuni di Montignoso e di Pietrasanta, i Carabinieri del Noe e informando per quanto di competenza la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Massa”.

Ecco la risposta dal Comitato dei Cittadini:
“Sono trascorsi i giorni previsti dal regolamento comunale affinchè il sindaco convochi i capigruppo per poi determinare la data del consiglio comunale straordinario aperto sulla discarica di cava Fornace chiesto da tutti i consiglieri di opposizione e l’inerzia a cui stiamo assistendo ci lascia perplessi e allarmati – ha scritto in una nota comitato volontario contro la discarica di “ex cava Viti” – Alla luce della relazione Arpat per il controllo 2017 sulla discarica, in cui, oltre a confermare il non rispetto della percentuale 70/30, si evidenzia la presenza di idrocarburi, oltre che di triclorometano e tetracloroetilene, mercurio nella sorgente S1, quella vicina all’Aurelia, diventa sempre più urgente procedere verso la sospensione dell’attività di discarica e valutare l’impatto ambientale che sta avendo sul nostro territorio e adoperarsi per la chiusura come votato dai Comuni e dal Consiglio regionale”.

Il Comitato dei Cittadini domanda a Lorenzetti, cosa stia impedendo la convocazione di un consiglio comunale aperto nel quale si possa discutere la mozione per chiedere alla Regione Toscana la sospensione immediata del conferimento di rifiuti nella discarica di “Cava Fornace”, oltre all’attivazione di un piano straordinario di monitoraggio delle acque sia superficiali che di falda, al fine di arrivare alle cause di contaminazione evidenziate nelle analisi, piano che deve integrare quello varato per il triclorometano. Inoltre, il Comitato condivide la richiesta dell’opposizione di ottenere dalla Regione Toscana l’immediato avvio di un procedimento di Via Ex-Post, Verifica di impatto ambientale “postuma” sull’impianto, prima di una qualsiasi decisione di proroga o rinnovo del Aia. Da mesi noi evidenziamo la mancanza del parere igienico sanitario obbligatorio che deve emettere il sindaco e richiamiamo il sindaco affinché convochi immediatamente Usl e Arpat per ottenere verifiche e documenti necessari per emettere il parere, che la legge impone a tutela delle comunità in cui insistono discariche.

“In Regione l’indirizzo politico di chiusura della discarica è ormai definito dal Consiglio, ma la Giunta, a nostro avviso, non ha ancora fatto alcun passo in questa direzione. L’assessore Fratoni parla, quasi enfatizzandolo, di un rischio di risarcimento milionario per i gestori, in caso di chiusura, quasi ignorando i rapporti Arpat e il fatto che le autorizzazioni di esercizio arrivano a 5 anni e/o quota 43, quindi quale momento migliore di chiuderla se non a fine autorizzazione? Noi chiediamo all’assessore Fratoni, proprio leggendo i rapporti Arpat e i risultati delle analisi, che cosa stia aspettando la Regione ad emettere un’ordinanza di sospensione cautelativa per poter verificare i dati con certezza? – hanno ribadito – Lorenzetti ci pare assente su questo tema anche dopo gli ultimi rapporti Arpat, a nostro avviso estremamente preoccupanti, quasi che la discarica non fosse nel Comune da lui amministrato. Lo esortiamo immediatamente a convocare il Consiglio comunale straordinario dove il Comitato, i cittadini, le associazioni, le amministrazioni interessate possano discutere e avanzare proposte su un argomento che graverà sulle generazioni future e la politica locale prenda la strada voluta dai propri concittadini e non dia ascolto a chi, nelle istituzioni, ritiene che le priorità siano altre e in altri luoghi”.

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