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Contestazioni territoriali, nel rapporto del Nimby forum tre impianti della provincia

Tra le 359 infrastrutture contestate anhe le centrali di Pontremoli e Pracchiola e la discarica di cava Fornace

In Italia nel 2016 sono state 359 le infrastrutture e gli impianti colpiti da contestazioni e bloccati, tre nella nostra provincia. Lo si legge dodicesima edizione del rapporto dell’osservatorio media permanente Nimby forum sul fenomeno delle contestazioni territoriali ambientali.

Il settore più criticato è in assoluto il comparto energetico (56,7%). Non sorprende, dunque, che due dei progetti rimasti ai blocchi di partenza siano la centrale a biomasse nella zona di Novoleto e quella idroelettrica a Pracchiola (Pontremoli). Il progetto dell’impianto a biomasse è stato oggetto di contestazione per il rischio di fuoriuscita di polveri sottili (ossido di azoto, ossido di carbonio, formaldeide, benzene, idrocarburi policiclici aromatici, e diossina) in caso di malfunzionamento e l’emissione di odori e fumi. Le proteste dei cittadini pontremolesi riuniti in comitati hanno indotto il Comune a un’inversione di rotta, sino alla sentenza del Consiglio di Stato che, respingendo il ricorso in appello di Renovo Bioenergy, ha chiuso definitivamente la vicenda a maggio dello scorso anno.

Il progetto della centrale idroelettrica a Pracchiola prevedeva il convogliamento delle acque del torrente Rio al fabbricato di centrale della frazione pontremolese. Dapprima è stato lamentato il mancato coinvolgimento della cittadinanza nella discussione; il comitato “salviamo la Lunigiana” ha poi lanciato l’allarme ambientale, ricordando che proprio il torrente Rio nel corso dell’alluvione dell’Ottobre 2011 aveva fatto franare la strada provinciale 42 del Cirone sotto l’abitato. Altri punti critici sarebbero stati l’impatto sull’elevata biodiversità dei luoghi, la presenza di due captazioni consecutive (la prima in corrispondenza della già esistente centrale elettrica di Groppadilosio), l’impatto sul paesaggio, il potenziale danneggiamento della sorgente.

Il secondo settore più contestato riguarda il trattamento rifiuti (37,4%), che comprende impianti per la raccolta e lo smaltimento di rifiuti urbani e speciali. Nell’elenco ritroviamo infatti la discarica di cava Fornace a Montignoso, autorizzata nel 1992 e gestita dal 2006 dalla società Programma ambiente apuane. Lo scorso dicembre il Consiglio regionale ha approvato la mozione unitaria che impegna la giunta a chiudere la discarica, impegnandola alla messa in sicurezza e alla bonifica ambientale dell’area. Un risultato in linea coi controlli dell’Arpat, che nel 2016 hanno riscontrato il mancato rispetto delle percentuali prescritte nei rapporti tra rifiuti inerti e contenenti amianto, e alle proteste di un comitato dei cittadini.

Stando al rapporto, sono proprio i comitati e le associazioni i principali contestatari, seguiti da enti pubblici ed esponenti della politica che insieme costituiscono il 50% degli oppositori.

Come emerge dai casi presi in esame, i principali motivi di protesta sono l’assenza di coinvolgimento e partecipazione e gli effetti sulla salute.