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«Amianto pericoloso, Cava Fornace attiva fino all’impianto di inertizzazione»

È la proposta di Gabriele Mascardi di Confartigianato Massa-Carrara: «Sediamoci insieme attorno a un tavolo e facciamo pressione su Regione e Ministero»

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“Siamo consapevoli che esistono altre modalità di smaltimento dell’amianto che non prevedono l’utilizzo di discariche. E siamo assolutamente favorevoli. Anzi, sediamoci insieme attorno a un tavolo e facciamo pressione su Regione e Ministero affinché nasca il primo impianto di inertizzazione dell’eternit”. E’ la replica ai comitati di Confartigianato che, tramite il segretario Gabriele Mascardi, prova a chiarire meglio situazioni e posizioni su Cava Fornace. “Quanto dichiarato dal nostro presidente, Sergio Chericoni, corrisponde al pensiero di tutta l’associazione. Detto questo, al momento però è inutile aggrapparci ai sogni: oggi non esistono impianti attivi, in Italia per rendere inerte l’amianto. Al momento possiamo solo portarlo in discarica, utilizzando tutte le tutele del caso. Ma possiamo lottare insieme per ottenere il primo impianto di inertizzazione in Toscana”. L’associazione fa quindi riferimento al Piano nazionale amianto del Ministero dell’ambiente: “Basta guardare la mappa delle bonifiche aggiornata al 2017. Ovunque ci sono siti ancora pieni di materiali contenenti fibre di asbesto, su tutta la penisola. Dal 2003 il Ministero per l’ambiente ha predisposto la mappatura completa della presenza di amianto in Italia, da aggiornare il 30 giugno di ogni anno. Per avere un quadro completo, inoltre, è stata predisposta da Inail, su apposita convenzione con il Mattm, una Banca Dati Amianto dove rientrano ben 86mila siti. Al 2017, come si evince dalla mappa, ne sono stati bonificati solo 7.669. Stiamo parlando di meno del 10% del totale, praticamente niente visto che la banca dati non è completa e omogenea. Per esempio, la Toscana solo da un paio di anni ha iniziato una mappatura che non è stata terminata. Quindi l’amianto è ancora tutto lì: tetti, pareti e pavimenti”. La discarica, però, fa paura e Confartigianato capisce le apprensioni dei cittadini: “Non siamo sordi alle emergenze ambientali. Tuttavia una discarica controllata e autorizzata, in mano pubblica, è certamente una garanzia maggiore rispetto ad altre almeno in questa fase di transizione, in attesa dell’impianto di inertizzazione che al momento non esiste. Non lo diciamo noi – prosegue Mascardi – ma lo stesso Ministero dell’ambiente all’interno del Piano nazionale amianto. Certo, c’è il decreto del Mattm del 29 luglio 2004 n.248, che introduce alcune possibilità alternative ma lo fa a livello di ipotesi, definendo ‘i trattamenti e i processi che conducono alla totale trasformazione cristallochimica dell’amianto (principalmente. pirolisi, carbonatazione). Tali trattamenti, se adeguatamente realizzati, permettono di evitare il conferimento in discarica e il riutilizzo del prodotto trattato’. E il Parlamento europeo, con la risoluzione del 14 marzo 2013, ha affermato che il conferimento dei rifiuti contenenti amianto in discarica non è il più sicuro per eliminare definitivamente il rilascio di fibre in aria e acqua di falda. Ma poche righe dopo, all’interno del Piano nazionale amianto, si rimarca che ‘allo stato non esistono sul territorio nazionale impianti operativi di tale tipologia’. Insomma, abbiamo un’emergenza amianto da risolvere ma, a oggi, non abbiamo come se non con le discariche, autorizzate, controllate e sorvegliate. Però l’amianto va bonificato e presto: lavoriamo insieme sui due fronti”, è ancora l’appello dell’associazione a comitati e istituzioni locali. L’emergenza amianto, d’altronde, è ribadita dal Ministero a sottolinearlo: “Lo smaltimento, dichiara il Mattm, è sempre più problematico per la difficoltà di rendere sostenibile la creazione di nuove discariche dedicate e le difficoltà economiche per i gestori che si devono adeguare a normative sempre più stringenti – va avanti l’associazione di categoria -. Per questo, quelle esistenti come Cava Fornace, sono l’unica soluzione, per quanto non ideale come collocazione. Il Piano nazionale amianto evidenzia ‘la drammatica carenza di siti di smaltimento sul territorio nazionale’, da cui derivano due priorità: accelerare su ricerca e sperimentazione di metodi alternativi allo smaltimento in discarica, ma nel frattempo di superare ‘le lacune della pianificazione regionale e le difficoltà che a livello territoriale e nazionale ostacolano o, quantomeno, rallentano la realizzazione di impianti di smaltimento o recupero di rifiuti’. Anzi, il Ministero dice di più: le discariche di amianto potrebbero essere disciplinate come impianti di rilevanza nazionale, ai sensi del decreto legislativo 152/2006. E questo ci trova assolutamente d’accordo: può essere una soluzione per ottenere poi una bonifica del sito, quando si troveranno soluzioni alternative. Oppure si possono ottenere da Roma importanti misure compensative per la presenza del sito. A ogni modo – conclude – bisogna trovare una soluzione, uniti, per il benessere collettivo: incontriamoci a un tavolo e lottiamo insieme per ottenere un impianto di inertizzazione e, a quel punto, la discarica non avrà più ragione di esistere”.

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